Paolo Russo ha scritto:
> ...
> Probabilmente neanche tu sarai stupito del fatto che non sono
> d'accordo con l'interpretazione riportata in quel pdf.
> Senza nessuna pretesa di convincerti, mi limito a chiarire il
> mio personalissimo punto di vista.
Comincio col ringraziarti per le obiezioni che fai.
Non è retorica: ho spesso lamentato lo scarsissimo (per non dire nullo)
feedback che riceve il mio lavoro sulla relativià; quindi tu sei una
gradita eccezione.
Ma non solo: se dovessi darti ragione, anche in parte, avrei
migliorato il mio punto di vista (anche se non posso correggere tutto
quello che ho scritto in proposito).
Se invece le tue obiezioni non mi convinceranno, dovrò comunque
argomentare per contrastarle, e con questo avrò capito meglio le
ragioni della mia posizione.
Ma veniamo al sodo.
> ...
> Io *posso* dire che l'orologio in moto nel mio s.d.r rallenta. E`
> proprio il principio di relativita` ad autorizzarmi a farlo e a
> garantire che le leggi della dinamica coinvolte nel funzionamento
> interno dell'orologio debbano essere tali da provocarne il
> rallentamento quando si muove, perche' la relativita` non funziona per
> magia: il p.r. si limita a imporre vincoli alle leggi della dinamica,
> poi sono quelle a fare il lavoro sporco.
Giustissimo: il p.r. impone vincoli alla dinamica: qualunque sia il
sistema, le sue parti, il tipo di dinamica coinvolta (meccanica,
elettromagnetica, nucleare ...) il moto risultante dovrà comunque
conformarsi a ciò che il p.r. stabilisce.
In particolare, la "dilatazione del tempo".
E' vero che in linea di principio, una volta che la dinamica sia nota,
sarebbe possibile ricavare il "rallentamento" dell'orologio (di
*tutti* gli orologi, nella stessa misura) risolvendo il moto
dell'orologio nei due rif. e confrontando i risultati.
E' quello che fa Miller (arXiv:0907.0902v1): ne abbiamo parlato lo
scorso luglio.
Il problema è che il calcolo diretto su un orologio in moto è
praticamente impossibile, a meno di casi sommamente artificiosi (come
quelli di Miller).
Per cui l'uso del p.r. è l'unica via percorribile in pratica.
> L'interpretazione in quel pdf non mi piace per due motivi.
> Uno e` che, in un certo senso, non e` relativistica e puo`
> far sorgere piu' equivoci di quelli che vorrebbe evitare. In
> sostanza, tende a far pensare che il tempo "vero" sia solo il
> tempo proprio e tutto il resto sia una specie di illusione
> creata non si sa bene come dalle trasf. di Lorentz.
Questo non lo capisco. Non mi pare che possa sorgere un'idea del
genere.
Tra l'altro sai che a mio parere nella s.s. di trasf. di Lorentz
sarebbe meglio non parlare affatto.
> Se il fatto che un orologio in moto rallenti e` da considerarsi "una
> stupidaggine", poi non lamentiamoci se qualcuno non capisce bene
> cos'abbiano osservato Hafele e Keating.
Anche qui ti capisco poco, ma forse dipende da diverse esperienze.
Nella gran parte della divulgazione, e non escluderei neppure i libri
per la scuola secondaria, il rallentamento di un orologio non è inteso
come tu e io l'intendiamo.
Sotto sotto si resta attaccati al tempo assoluto: gli orologi
*rallentano in assoluto*, anche nel rif. in cui sono in quiete.
Solo che l'osservatore solidale con l'orologio non se ne accorge,
perché rallenta anche il suo orologio biologico. Ecc.
Se si potesse fare sul serio della dinamica, questa concezione verebbe
smantellata. Ma c'è quel "se" (v. ppreso).
> L'altro motivo e` che quell'interpretazione tende a svilire il ruolo
> della dinamica, che invece e` essenziale per la generalizzazione.
> ...
Anche qui mi pare che si tratti di una questione di contesto.
Io sto parlando a insegnanti secondari, che debbono imparare come
presentare le cose ai loro allievi.
In quel contesto parlare di "dinamica" in generale rimane un discorso
vuoto: nessuno può spiegare che cosa sia questa dinamica, come la si
possa usare, ecc.
(Tieni anche presente che a livello liceale l'unico orologio di cui si
può trattare la dinamica è il pendolo. E prova un po' a fare la
dinamica relativistica del pendolo in un rif. in cui il punto di
sospensione si muove...)
Dico di più: a me in realtà non interessa parlare di orologi e di come
questi si muovono.
M'interessa molto di più fissare le idee sugli /eventi/.
Il concetto di evento è un'astrazione indispensabile per capire
qualcosa di relatività.
Gli eventi sono *oggettivi*; esistono e possono essere studiati in
qualsiasi rif.
E' importante far vedere che ciò che varia da un rif. all'altro sono
le relazioni tra gli eventi (le diff. delle coordinate, per esempio).
t2 - t1 cambia da un rif. all'altro, ed è massimo nel rif. in cui i
due eventi avvengono nello stesso luogo.
Questo è il /tempo proprio/, che *ha* un ruolo privilegiato perché ha
il carattere di un /invariante/.
M'interessa mettere l'accento sugli invarianti, invece che sulle
dilatazioni e contrazioni.
In quelle lezioni dichiaro esplicitamente che se ne potrebbe benissimo
fare a meno, e che se ne parlo è solo perché le famigerate IN lo
impongono.
Come massima concessione :-) posso dire che avrei potuto tentare un
cenno alla questione della dinamica (for teachers only).
Ma ho i miei dubbi, per la possibiità di farmi capire, dati anche i
limiti di tempo.
--
Elio Fabri
Received on Tue Feb 20 2018 - 12:10:16 CET