ReBim ha scritto:
> Eppure continuo a pensare che la lunghezza d'onda della luce incidente
> abbia rilevanza sull'interferenza. (illuminando anche una sola delle
> due fenditure)
> Se così non fosse potrei pensare, al limite, ad una onda lunghissima
> (qdm piccolissima) fino al punto di risultare trascurabile rispetto
> alla qdm dell'elettrone.
> In questo caso come pensare che un'interazione trascurabile possa
> determinare l'esistenza o meno di interferenza?
Tu continui a pensare che tutto dipenda dall'interazione tra elettrone
e fotone.
Ma non è così.
Nel corso di questo thread avevo segnalato l'esper. di Zhou, Wang,
Mandel.
Se tu l'avessi guardato (e studiato) sapresti che è stato concepito
apposta per mostrare che l'interferenza può esserci o no anche se non
si fa nessuna osservazione sugli oggetti che interferiscono (fotoni in
questo caso).
E sapresti anche che in quel caso c'è chi ricorre a un'altra idea:
*l'informazione* che l'osservatore ha sul sistema.
E avresti visto che l'ho criticata (peraltro senza convincere gli
autori che critico).
Ma torniamo all'ipotetico epser. delle due fenditure, come te l'ho
proposto io, ossia con fotoni di piccolo impulso, che però illuminano
una sola fenditura.
La vera difficoltà che ci sarebbe è un'altra: occorre disporre di
rivelatori *di singoli fotoni* di bassa energia.
Non è una difficoltà di principio, forse (non ne sono certo).
Se tu avessi quei rivelatori, saresti in una situzione simile a quella
di Zhou ecc.: non c'è disturbo apprezzabile sugli elettroni, e questi
non vengono "osservati" direttamente.
Quello che conta è se ci sono i rivelatori oppure no.
Non perché servano a dare *a noi* informazione, ma solo perché sono
altre parti del sistema, che alla fine dell'esper. si trovano in uno
stato o in un altro a seconda che abbiano o no rivelato il fotone.
Un principio base è che non puoi distinguere stati finali che
differiscono tra loro solo per quanto rigarda il cammino intermedio.
Ma se ci metti i rivelatori, non hai più una sovrapposizione, perché
gli stati finali sono *diversi*.
C'è anche un'altra difficoltà nell'esperimento: vediamo.
Supponi dapprima di usare un solo fotone, che illumina una sola
fenditura (e quindi anche un solo rivelatore).
Puoi ragionare così: so da quale fenditura è passato l'elettrone, a
seconda che il rivelatore abbia mostrato che il fotone è stso diffuso,
oppure no.
Questo va bene se il rivelatore ha efficienza 100%: infatti se il
rivel. non scatta, sono certo che non ha ricevuto il fotone, quindi
l'elettrone è passato dall'altra parte.
Ma se l'efficienza è inferiore, ci saranno casi in cui il fotone
arriva sul rivelatore, ma questo non scatta, traendoti in inganno...
Per il principio che ho detto prima, non puoi distinguere
- se l'elettrone è passato della fenditura B (quella senza fotone)
- o se è passato da A, ma il rivelatore non ha rivelato il fotone
diffuso.
Siccome non possiamo distinguere, perché lo stato finale è lo stesso,
qui avremo interferenza.
Se l'efficienza è del 50%, in metà dei casi avrai interferenza e
nell'altra metà no, quindi vedrai sulla lastra delle frange che hanno
massimi e minimi meno netti (i minimi non sono a zero).
Se l'efficienza è molto alta, le frange saranno quasi invisibili.
Se è molto bassa, saranno ben nette, come se il rivelatore non ci
fosse.
Se gli sperimentali ci dicono che è assai difficile costruire
rivelatori ad alta efficienza per fotoni di piccolissimo impulso, ecco
che le frange le vedremo sempre.
Ma non perché il fotone disturba poco l'elettrone: solo perché non
siamo capaci di rivelare il fotone...
Naturalmente anche se usi *due* rivelatori non hai risolto niente,
perché se l'efficienza è bassa, nella maggior parte dei casi nessuno
dei due rivelatori scatterà, e si vedranno sempre le frange.
--
Elio Fabri
Received on Mon Mar 05 2018 - 17:33:22 CET