"Dino" <brunieradino_at_inwind.it> wrote in message
news:u78dl.248804$FR.535934_at_twister1.libero.it...
>
> "Bruno Cocciaro" <b.cocciaro_at_comeg.it> ha scritto nel messaggio
> news:49749984$0$843$4fafbaef_at_reader5.news.tin.it...
> Perch� solo cos�, mi pareva, si sarebbe potuto dire che non funzionano
> bene.
> Comunque si pu� certamente dire � che gli orologi sulla Terra vanno pi�
> lentamente rispetto a quelli in quiete rispetto all'SC etere, perch�
> sicuramente la Terra � in moto rispetto all'etere, ma non si sa di quanto,
> perch� non c'� modo di controllarlo.
> Perch�, appunto, a tutt'oggi, non mi risulta che ci sia un modo per
> scoprire la velocit� della Terra rispetto all'etere (come hai scritto tu).
Preciso comunque che io non ho detto niente di specifico relativamente
all'etere di cui stai parlando tu. Ho solo fatto delle ipotesi cercando di
interpretare quanto vorresti affermare tu.
E purtroppo devo dire che ancora non deve essere risultata chiara la mia
domanda (o sono io che non capisco la tua risposta).
D'accordo che non si sa *di quanto* gli orologi fissi sulla Terra sarebbero
rallentati rispetto a quelli fissi nell'etere, ma quello che vorrei capire
e' se
*essendo fissi nel riferimento dell'etere*
c'e' un qualche modo per controllare che gli orologi non sono rallentati.
Ipotizzando che il padreterno mi abbia messo nel riferimento dell'etere (lui
lo sa quale e' quel riferimento), esiste, secondo quanto tu ritieni derivare
dal "senso comune", un qualche esperimento che mi permetta di concludere che
"gli orologi che sono in moto rispetto a me (che sono fermo relativamente
all'etere) sono rallentati rispetto i miei" ?
Mi basta un si' o un no. Qualora la risposta fosse si' gradirei sapere quale
sarebbe tale esperimento.
> > Cioe', dimmi se capisco bene.
> > Siamo fermi rispetto all'etere (anche O1 e O2 sono fermi).
> > Quando O1 segna l'istante t1 spedisce un segnale di luce verso O2 che
> > dista
> > D da O1. Quando O2 riceve il segnale setta il proprio istante al valore
> > t2=t1+D/c. E' questo che intendi?
>
> Esattamente.
Bene. Allora intanto una cosa l'ho capita. Nel riferimento dell'etere quello
sarebbe il modo per sincronizzare gli orologi.
> > e' necessario anche qualcos'altro perche' si possa avere questa
> > "manifestazione meccanica"? E' necessario un qualche "etere" che
> > permetta alla pallina di propagarsi da qua verso il muro?
>
> In base alla mia idea su cos'� l'etere, senza di esso non potrebbe
> esistere neanche la materia e quindi, neanche la pallina.
Ok, ognuno ha le proprie idee. Anche in politica ognuno ha le proprie idee.
Ma in fisica poi il confronto ha a che fare anche con cio' che la natura
avra' da dire (direi che abbia a che fare principalmente con quello). Io
infatti e' proprio li' che vorrei arrivare. Vorrei capire cosa "ne pensa la
natura" delle tue idee, del tuo "buon senso". Poi e' ovvio che ognuno
potrebbe interpretare la natura a proprio piacimento. Ma io vorrei capire
cosa vorresti dire tu, per capire cosa avrebbe da dire la natura
interpretata
a mio piacimento.
> Ma senza l'etere, almeno, non potrebbero manifestarsi le onde
> elettromagnetiche, perch� un'onda ha bisogno di un mezzo per manifestarsi.
Questa e' un'altra frase che non capisco.
Quando, al liceo, il professore di fisica del quarto anno disse qualcosa
del genere parlando delle onde luminose, il mio buon senso diceva "e quale
sarebbe mai questo mezzo di cui avrebbe bisogno la luce per "manifestarsi"?
Per quale motivo la luce dovrebbe portarsi dietro quelle caratteristiche che
vediamo nel suono e nelle onde in acqua? Se "entrassi dentro" la luce e
potessi "capirla", potrei eventualmente dire se e' vero o no che anche essa
ha bisogno di un qualche mezzo per propagarsi. Ma per il momento mi pare che
si possa dire solamente che la luce presenta fenomeni analoghi a quelli che
presenta il suono, fenomeni la cui origine ci e' ignota. Ignota significa
che non ne sappiamo niente, non che non sappiamo quale e' il mezzo che fa da
supporto alla propagazione delle onde luminose"
> > La mia domanda sarebbe la seguente.
> > O'1 e O'2 sono fermi rispetto alla Terra e sono distanti D (misurato con
> > regoli fermi rispetto alla Terra). Quando O'1 segna l'istante 0 si trova
> > proprio sovrapposto ad un orologio fermo nel riferimento dell'etere il
> > quale
> > sta segnando anch'esso l'istante 0, e proprio in quell'istante, dalla
> > Terra,
> > si spedisce un segnale luminoso che va da O'1 verso O'2.
> > Ipotizzando che la Terra si muova a velocita' v rispetto all'etere,
> > quale sarebbe il "vero istante" al quale il segnale luminoso arriva su
O'2?
>
> Ponendo, per semplicit�:
> D = 1c
> v = 0,6c
Non ho capito. Se vuoi, per "semplicita'" potremmo porre D=1km (o 10^10 km o
quanto vuoi), per quanto a me parrebbe piu' semplice chiamare D la distanza
(misurata con regoli fissi a Terra) fra i due orologi.
> Il vero istante (che penso che tu intenda quello relativo ad un orologio
> in quiete rispetto all'etere) sarebbe 2 secondi, applicando le
> trasformazioni inverse, e cio�: t = 1+0,6/rad(1-0,6^2).
E non ho capito nemmeno come ricavi questo "vero istante", probabilmente
perche' non ho capito cosa intendi per D.
Non so cosa siano le "trasformazioni inverse".
Qui stiamo cercando di capire. Non esiste nessuna "trasformazione".
C'e' un segnale che parte da un orologio quando "l'istante vero" e' 0. Si
vuole sapere quale e' l'"istante vero" al quale il segnale luminoso arriva
all'altro orologio. Si conosce la distanza fra gli orologi misurata dalla
Terra e si ipotizza (almeno mi pare che tu ipotizzi) che i regoli in moto
si "contraggono" di un certo fattore che immagino dipenda dalla velocita'
della Terra rispetto all'etere.
> Per� mi � venuto qualche dubbio, cercando di immaginare come possa
accadere.
> Perch� si dovrebbe prima trasformare la lunghezza D dal SR Terra a quello
> dell'etere.
> Poi si dovrebbe immaginare come vanno le cose e calcolare i tempi, visti
> dall'etere, tenendo conto che sulla Terra deve valere l'esperimento di
> M&M.
Oh no, mi sa proprio che non e' chiaro quale vorrebbe essere il mio modo di
procedere.
*** Stiamo cercando di capire *** quindi, in prima istanza, non *sappiamo
niente*. Non conosciamo l'esperimento di MM, non conosciamo le
trasformazioni di Lorentz ...
Abbiamo solo un modello che, a tuo modo di vedere, deriverebbe dal "buon
senso". Io vorrei capire cosa prevede il tuo modello in un caso semplice
(cioe' nel caso di un fascio luminoso che parte da un orologio fisso sulla
Terra e arriva dove e' un altro orologio). Poi eventualmente passeremo ad
analizzare casi complicati, tipo l'esperimento di MM o altra roba.
Per il momento ho solo capito come fai a sincronizzare gli orologi fissi
nell'etere. Conseguentemente capisco cosa intendi quando dici che la Terra
si muove a velocita' v rispetto al riferimento dell'etere (e spero che
quello che capisco io sia anche quello che intendi tu). Immagino che,
secondo il tuo modello, tanto il "rallentamento" degli orologi quanto la
"contrazione" dei regoli terrestri dipendano da v tramite un qualche
fattore. Vorrei capire, posti i dati del problema (che sono: distanza
misurata sulla Terra=D, istante"vero" iniziale=0), e posti i fattori di
"rallentamento" e di "contrazione", come si procede per determinare
l'istante "vero" di arrivo del fascio luminoso.
> Ciao.
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Tue Jan 20 2009 - 17:51:07 CET