Re: Paradosso del gemelli, con e senza etere - bis

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Wed, 21 Jan 2009 18:41:45 +0100

"Dino" <brunieradino_at_inwind.it> wrote in message
news:FTqdl.162613$Ca.29787_at_twister2.libero.it...
>
> "Bruno Cocciaro" <b.cocciaro_at_comeg.it> ha scritto nel messaggio
> news:497601d3$0$1110$4fafbaef_at_reader2.news.tin.it...

> > Mi basta un si' o un no. Qualora la risposta fosse si' gradirei sapere
> > quale
> > sarebbe tale esperimento.
>
> Risposta ufficiale = No.

Ah bene.
Allora non capisco quanto segue.

Tu hai detto che nell'etere gli orologi li sincronizzi alla seguente
maniera:
da A mandi un fascio verso B quando l'orologio fisso in A segna tA. Quando
il fascio di luce arriva in B setti l'orologio fisso in B all'istante tA+d/c
(d=distanza AB, immagino che si intenda che tale distanza e' stata misurata
con regoli fissi nell'etere).
Poiche' tu dici che nell'etere la luce viaggia a c in tutte le direzioni,
avviene che se il fascio di luce, arrivato in B, torna verso A, nell'istante
in cui ritorna in A l'orologio fisso in A segnera' 2d/c.
Direi che tale procedimento si possa utilizzare anche per misurare le
distanze. Cioe', se anche non avessimo preventivamente misurato la distanza
fra A e B, qualora si osservasse che un fascio di luce che parte da A
all'istante tA, torna in A dopo riflessione in B all'istante tA+dT, allora
sara' dT=2d/c, cioe' dalla misura effettuata dall'orologio A (che ha
misurato un intervallo di tempo pari a dT), possiamo ricavare la distanza d
essendo d=c*dT/2.
Cioe', dire che A e B distano d, o dire che un fascio di luce impiega un
intervallo di tempo pari a 2d/c per fare il viaggio A-B-A (intervallo di
tempo che puo' essere misurato dall'orologio fisso in A) e' sostanzialmente
la stessa cosa.
Questo nell'etere.

Ora, siccome dici che non c'e' alcun modo sperimentale per individuare
l'etere, direi che le stesse procedure appena viste si possano ripetere in
ogni riferimento ottenendo esattamente gli stessi risultati.
Quindi, in ogni riferimento, dire che due punti distano d (distanza misurata
con i regoli fissi nel riferimento) equivale a dire che la luce impiega un
intervallo di tempo pari a 2d/c per effettuare il viaggio di andata e
ritorno fra i due punti (intervallo di tempo che puo' essere misurato da un
orologio fisso nel generico riferimento).

Siccome qualche post fa ti avevo chiesto se con "stella distante 6 anni luce
dalla Terra" intendevi che la luce impiega 12 anni per andare dalla Terra
alla stella e poi tornare, ma tu mi avevi risposto che questo si potrebbe
dire solo se la Terra e' in quiete rispetto all'etere, mi domando se ora
vuoi correggere questa affermazione di qualche post fa o meno.
6 anni luce, se non ho sbagliato i conti, sono circa 6*10^16 metri. Siccome
non e' il caso di mettersi li' a misurare la distanza mettendo in fila
6*10^16 regoli da un metro (fermi nel riferimento della Terra) direi che con
"distanza pari a 6 anni luce" non possa che intendersi che la luce impiega
12 anni per andare e tornare (poi non sara' nemmeno il caso di mettersi ad
aspettare 12 anni ... quindi su cosa si intendera' veramente si potra'
discutere ancora, ma intanto direi di accontentarsi)

> Ripeto i dati che risultano al SR Terra.
> D = 1c
> v = 0,6c

forse ho capito cosa intendi. Posto c=3*10^8 m/s, intendi probabilmente:
v = 0,6 * 3*10^8 m/s
D = 3*10^8 m.

Ad ogni modo, tutta questa storia di come facevi a calcolare in quale
"istante vero" il fascio di luce arrivava a destinazione, la stavo
sviluppando perche' mi immaginavo che tu rispondessi "Si', c'e' modo
sperimentale per individuare l'etere, anche se al momento non lo conosciamo,
oppure lo conosciamo ma non siamo ancora in grado di effettuare la
individuazione per questioni tecniche". Selleri, per quello che ci ho potuto
capire, dice che ci sarebbe questo modo per individuare l'etere (utilizzando
l'effetto Sagnac non riesco proprio ad immaginare come e, leggendo Selleri,
non ho capito nemmeno come lo utilizzerebbe lui), per questo immaginavo che
tu rispondessi si'.

Sopra mi hai detto che no, non c'e' modo. Allora il discorso cambia.

> Ciao.

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Wed Jan 21 2009 - 18:41:45 CET

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