26/03/2018 ore 13:42
Il giorno domenica 25 marzo 2018 22:30:03 UTC+2, Elio Fabri ha scritto:
>
> La mia ipotesi è che il nostro OP soffra di una difficoltà piuttosto
> comune: non riesce ad andare a fondo nel problema, ma si lascia
> condizionare da formule e simboli.
> Nel caso specifico: ci sono *due* calori specifici (non provate a
> chiedergli quanti sono :-) ), risp. a pressione e volume costante.
> Quindi nelle trasf. a P costante si userà il primo, in quelle a V
> costante il secondo: *per qualunque cosa*!
> Non aggiungo altro. Se avessi pensato d'intervenire, avrei lavorato su
> questo.
> Ma per la ragione che ho spiegato, la cosa è impossibile.
> Quindi starò vedere se qualcuno risponde, e come andrà a finire...
>
Rispondo a te così la mi risposta la "filtri" prima di dargliela :-)
Abbiamo *un gas ideale* nello stato iniziale (Va, Pa, Ta) che, tramite una trasformazione adiabatica, viene portato nello stato (Vb, Pb, Tb).
Si dimostra facilmente (sfruttando il fatto che lungo un'isoterma l'energia interna di un gas ideale non varia) che la variazione di energia interna nella trasformazione adiabatica a-->b è data da (come in quel thread):
Delta U = Cv(Tb-Ta)
dove Cv è il calore specifico a volume costante V = Va, il volume iniziale.
Uno può chiedere come mai, visto che la trasformazione /non è a volume costante/.
Una risposta in tal senso potrebbe essere che lo stato finale che si utilizza per calcolare Cv(Tb-Ta) /non è/ lo stato finale della trasformazione iniziale, cioè (Vb, Pb, Tb): lo stato finale utilizzato è (Vb, Px, Tb) che quindi si differenzia per la pressione finale, che ha un certo valore Px che non calcolo perché non serve.
Ma ciò non preclude il calcolo finale, infatti Px, appunto, non serve, infatti non compare in Cv(Tb-Ta).
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Wakinian Tanka
Received on Mon Mar 26 2018 - 13:41:53 CEST