Recentemente, nel thread "Eberhard 1993 (Newton e la RG)" ho riportato un
passo di Eberhard con il quale concordo pienamente. Ho appena trovato un
passo in cui Ghirardi affronta la questione.
Tratto da "Un'occhiata alle carte di dio" Saggiatore (1997) pag. 238:
"Infine, l'effetto [si sta parlando delle correlazioni EPR] (con tutte le
cautele che questa espressione richiede e che il lettore attento avra'
certamente assimilato e il cui senso profondo cogliera' ancor meglio nella
prossima sezione) sul partner, il "cambiamento" indotto sulla sua funzione
d'onda, il fatto che per esso emerga una proprieta' che prima non poteva
essergli attribuita, risulta assolutamente istantaneo. Persino Newton che,
come gia' osservato, non volle pronunciarsi sulla natura specifica degli
effetti gravitazionali (hypotheses non fingo) lascia intendere che essi
debbano in qualche modo essere mediati da messaggeri (per esempio
particelle) che sfuggono all'osservazione. Quindi anch'egli presagi' la
posizione tipica della fisica "classica" (come contrapposto a "quantistica")
moderna, vale a dire che si debba assumere che un certo tempo deve
intercorrere tra l'azione e i suoi effetti in regioni lontane. Al contrario,
la nonlocalita' quantistica comporta "effetti" decisamente superluminali
che, val la pena ricordare, Aspect e tanti altri hanno messo in evidenza in
laboratorio".
La fisica "classica" moderna, presagita da Newton, sarebbero le teorie e
variabili nascoste. Sul fatto che i messaggeri debbano necessariamente
sfuggire all'osservazione o meno direi che Newton non si pronunci.
Ma il punto centrale del passo di Ghirardi sta nella "istantaneita' del
cambiamento".
Cioe', dice Ghirardi, Newton ha assunto una posizione che e' quella dei
sostenitori delle teorie a variabili nascoste, e ha anche lasciato intendere
che la teoria debba essere *locale*, cioe' che "un certo tempo deve
intercorrere tra l'azione e i suoi effetti in regioni lontane".
Cioe', dice Ghirardi, sulla sostanza Newton assume la posizione che sara' di
Eberhard, che e' anche la mia posizione.
Poi, aggiunge Ghirardi, non dobbiamo certo farci fuorviare dal principio di
autorita', dobbiamo interpellare la natura, e la natura ci dice (Aspect e
tanti altri) che gli effetti sono "decisamente superluminali" o
"assolutamente istantanei". Cioe', conclude Ghirardi, le teorie a variabili
nascoste locali sarebbero state messe fuori gioco dagli esperimenti.
Direi che questo passo, con i concetti "decisamente superluminali" e
"assolutamente istantanei" trattati come equivalenti, palesi chiaramente
come, anche ad alti livelli, la non chiara presa di coscienza delle tesi
sulla convenzionalita' della simultaneita' possa fare danni (la presa di
coscienza di quelle tesi impone che si cerchi una qualche base fisica alle
parole "istantaneo a distanza").
Ghirardi evidentemente ritiene che le parole "istantaneo a distanza" abbiano
un qualche significato fisico, ma quale sia questo significato non lo
specifica.
Quale dovrebbe essere il significato si puo' intuire dalla sezione
successiva, quella che aiutera' a "cogliere ancor meglio il senso profondo",
sezione che si intitola "L'impossibilita' di comunicare a velocita'
superluminale".
In tale sezione Ghirardi ci spiega che le correlazioni non si possono usare
per comunicare a velocita' superluminale. Ci dice anche chiaramente che
"qualora si potesse avere accesso alle variabili nascoste, risulterebbe di
fatto possibile mandare segnali a una velocita' superiore a quella della
luce" (pag. 240) cioe', ipotizzando dei messaggeri "nascosti", se
riuscissimo a modificare le proprieta' dei messaggeri, potremmo comunicare a
velocita' superluminale.
Bene, e allora su cosa ci basiamo per dire che le variabili nascoste
potremmo anche immaginarle, ma dovremmo necessariamente immaginarle come
inaccessibili?
Ghirardi prosegue cosi':
"Ma, e' importante ricordarlo, in uno schema teorico di questo tipo risulta
logicamente inevitabile assumere che non si possa in alcun modo poter
gestire le variabili nascoste; in caso contrario risulterebbe facile [...]
preparare degli insiemi che violerebbero le previsioni della meccanica
quantistica. In altre parole, una teoria a variabili nascoste che
consentisse di controllare siffatte variabili risulterebbe in disaccordo (un
disaccordo evidenziabile in laboratorio) con la meccanica quantistica la
quale potrebbe pertanto venir falsificata."
Cioe', *assumendo* che gli esperimenti siano sempre in accordo con le
previsioni della MQ ortodossa, una qualsiasi teoria a variabili nascoste
deve prevedere l'inaccessibilita' delle variabili stesse.
Direi che sia abbastanza evidente che quanto detto non si possa in alcun
modo ritenere una *dimostrazione* della impossibilita' di comunicare a
velocita' superluminale.
Ma allora dove caspita sarebbe questa morte del realismo locale ?
E' abbastanza immaginabile che assumendo che gli esperimenti siano (e
saranno in futuro) sempre in accordo con le previsioni della MQ ortodossa,
una qualsiasi teoria a variabili nascoste locali dovra' contenere una
qualche "stranezza" (tipo l'inaccessibilita' delle variabili nascoste), ma
chi ce lo dice che la natura rispondera' sempre allo stesso modo (anche in
futuri esperimenti mirati)? Cioe', per quale motivo non potrebbe risultare
corretta una teoria a variabili nascoste non "strana", tale da dar luogo a
falsificazione della MQ ortodossa?
In altri termini, dove caspita sarebbe tutta questa importanza
dell'esperimento di Aspect, in base al quale una qualsiasi teoria a
variabili nascoste dovrebbe necessariamente essere nonlocale, oppure, se le
varibili nascoste volessimo immaginarle locali dovremmo immaginarle
inaccessibili (cioe', nella sostanza, non di interesse fisico)?
E qui si torna al "decisamente superluminali" usato con lo stesso
significato di "assolutamente istantanei".
Aspect osserva le correlazioni "istantaneamente", nel senso che, qualora una
certa comunicazione fosse stata trasportata dal punto in cui si effettuava
una misura al punto in cui si effettuava l'altra, allora la comunicazione
avrebbe dovuto viaggiare a velocita' superluminale.
E per quale motivo non potrebbe essere intercorsa una comunicazione
siffatta?
E su questa domanda, nella sostanza, Ghirardi *sorvola*.
Di fatto Ghirardi risponde, ma la risposta e' debole (e di fatto sbagliata)
e quella debolezza, a mio avviso, palesa la non chiara presa di coscienza
delle tesi sulla convenzionalita' di cui parlavo sopra.
Prosegue Ghirardi (pag. 240-241):
"Come segnalato, la conclusione circa l'impossibilita' di comunicare a
velocita' maggiore di quella della luce puo' mostrarsi avere validita' del
tutto generale. [...] Allorche' i padri fondatori della teoria hanno
introdotto il postulato della riduzione del pacchetto in un processo di
misura, gli aspetti peculiari dell'entanglement non erano stati ancora
pienamente compresi e per di piu' era chiaro che la loro analisi si riferiva
ad un ambito fondamentalmente nonrelativistico. Il postulato sembra
implicare effetti istantanei a distanza (nel preciso senso che abbiamo
discusso nei capitoli precedenti) che avrebbero potuto risultare in
conflitto con le irrinunciabili richieste della teoria della relativita'.
Invece, sorprendentemente, la riduzione del pacchetto, processo genuinamente
nonrelativistico, si combina in modo cosi' peculiare con gli aspetti
stocastici del formalismo da non consentire neppure a questo livello effetti
o segnali istantanei a distanza."
Cioe', secondo Ghirardi, gli effetti "istantanei a distanza" sarebbero "in
conflitto con le irrinunciabili richieste della teoria della relativita'".
Quindi, le teorie a variabili nascoste, o hanno una qualche "stranezza" tale
da renderle sperimentalmente equivalenti alla MQ ortodossa, oppure, qualora
permettessero comunicazioni superluminali, sarebbero in contrasto con la
relativita'.
In cosa consisterebbe tale contrasto, quale sarebbe la *base fisica* di
questa supposta impossibilita', sono cose che Ghirardi non dice (almeno non
lo dice in "Un'occhiata alle carte di dio"). C'e' da immaginare che
Ghirardi, sulla questione, la pensi come tanti autorevoli testi. E il fatto
che tanti autorevoli testi trattino la questione in maniera sbagliata, o
inconsapevolmente reticente, la dice lunga, a mio avviso, su quanto si debba
ancora oggi insistere sul portare a compimento la discesa del tempo
dall'olimpo dell' a priori (cioe', ad esempio, sul fatto che le parole
"istantaneo a distanza", in quanto tali, sono prive di significato fisico,
prima di pronunciarle dovremmo individuare la loro base fisica).
E' proprio questo il punto che, a mio avviso, Eberhard non sottolinea con la
dovuta forza. Cioe' Eberhard, sempre che io lo interpreti correttamente, non
sottolinea per bene che il modello che presenta, pur ipotizzando messaggeri
superluminali, e' *totalmente compatibile* con la relativita'. Comunque io
di certo lo sottolineo.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Tue Nov 25 2008 - 15:10:37 CET