Avrei diverse cose da precisare...
Cominciamo con gli aspetti relativi alla lavorazione degli specchi e
alla costruzione in generale.
luh ha scritto:
> si, tiri fuori un profilo sferico che vista la piu' o meno lunga focale
> tipica di questi cosi approssima decentemente il profilo parabolico che
> servirebbe
Primo: con maggiore sforzo e' anche possibile produrre specchi parabolici.
Secondo: e' vero che quando l'apertura relativa e' piccola (non conta
la focale, ma il rappordo diametro/focale) l'aberrazione sferica puo'
essere trascurata.
Orientativamente, per focali attorno al metro questo vale se il
diametro non supera i 15 cme (ma vado a memori, e non sarei pronto a
giurarci...)
>> Mi sono fatto la convinzione che tutto il processo
>> presentato sia abbastanza rudimentale
> e in effetti lo e'
Non lo chiamerei rudimentale: per molto tempo questo e' stato *il*
modo di fabbricare gli specchi.
La qualita' che si puo' ottenre dipende moltissimo da chi fa il
lavoro.
Victor Frankenstein ha scritto:
> Io per conto mio avevo pensato ad una fresa a controllo numerico (CNC)
> che incide il vetro anche con accuratezza micrometrica.
Ci vuole molto di piu' che l'accuratezza micrometrica: anche 1/4 di l.
d'onda, che e' un'acuratezza tutt'altro che straordinaria, significa
circa 0.1 micron.
> Poi una volta ottenuto lo specchio con la concavita' desiderata, come
> si fa a farlo diventare argentato, riflettente in maniera adeguta ?
Una volta si usava l'argentatura chimica, ma l'argento ho il difetto
di annerire all'aria, per cui va ripulito spesso e alla fine si
consuma.
Ormai da tempo si usa l'alluminio, che viene deposto per evaporazione
sotto vuoto.
Questo non si puo' fare in casa: occorrono laboratori attrezzati, che
pero' credo non siano difficili da trovare. Ma su questo non sono
aggiornato.
atm ha scritto:
> dipende da come lavori lo specchio. Esistono metodi precisi per
> valutare la qualita' ottica nelle varie fasi di lavorazione e decidere
> se fermarsi o continuare.
Vero, a cominciare dal famoso reticolo di Ronchi.
Ma bisogna saperli usare...
> Tutti pensano che il vantaggio principale di autocostruirsi lo
> specchio primario sia il costo ridotto. Non e' affatto vero, specie se
> teniamo conto che il nostro tempo ha pur sempre un valore.
Sicuramente il costo non sara' piccolo, anche se non sarei d'accordo
con questo discorso del "nostro tempo che ha pur sempre un valore".
Secondo me non ci sono confronti, rispetto alla soddisfazione di poter
dire "questo l'ho fatto io conle mie mani".
Il problema e' se si riesce a fare qualcosa di valido.
> Il vantaggio principale e' la qualita' che si puo' raggiungere, in
> termini di frazioni di lambda. Dedicandoci piu' tempo si possono
> raggiungere livelli qualitativi che nessun fabbricante potrebbe
> permettersi di darti, a prezzi di mercato.
>
> Misuri il livello di correzione e se non ti basta, lavori ancora un
> po'. Quando decidi che ti sei stancato, oppure il livello e' quello
> che ti eri prefisso, inizi a lucidare.]
Non mi e' chiaro se parli per esperienza personale o per sentito dire.
Io molti anni fa ho letto un po' di libri, e quello che ho imparato mi
e' bastato per capire che non sarei mai arrivato a niente di buono:
prima di tutto perche' non ho abbastanza pazienza :-)
Ma non credo che sia solo questione di tempo che ci si dedica: occorre
mettere in conto
a) l'attitudine personale: c'e' chi e' tagliato per queste cose e chi
no
b) il bagaglio di esperienza, che si raggiunge al costo di fallimenti
o di risultati scadenti.
Dubito assai che (a parte rare eccezioni) la lavorazione propria possa
raggiungere risultati davvero migliori dei prodotti commericale. Tra
l'altro questi sono di diverse classi: tutto sta quanto sei disposto a
spendere...
Poi c'e' un'altra cosa da considerare: a sentirvi, sembrerebbe che la
costruzione di un telescopio si riduca allo specchio. Tutt'altro!
Ci sono una quantita' di parti "accessorie":
- tubo principale,
- tubo porta oculare
- specchio deviatore per un newtoniano
- assi di rotazione e contrappeso per la montatura equatoriale
- eventuale motorizzazione e comunque regolazioni fini in AR e Dec
- ...
Per finire con la parte che piu' si tende a trascurare: il treppiede,
che di solito e' il punto debole degli strumenti commerciali.
Non serve a niente avere uno specchio finissimo, se poi il tutto si
mette a tremare spasmodicamente appena lo sfiori...
Passiamo ora agli aspetti osservativi, che d'altra parte si riflettono
sulla valutazione di quello che si deve chiedere a uno specchio e allo
strumento nel suo complesso.
Le caratteristiche che contano sono due: luminosita' e risoluzione,
che dipendono in modo diverso dai parametri costruttivi e anche a da
parametri esterni.
Cominciamo dalla luminosita'.
Questa non e' un problema finche' si guardano i pianeti, ma diventa
importante per oggetti piu' deboli, come comete, nebulose planetarie,
ammassi globulari, e soprattutto galassie.
Nelle condizioni tipiche del piccolo strumento amatoriale, e per
l'osservazione visuale, la luminosita' dipende solo da d/G, dove d e'
il diametro dello specchio e G l'ingrandimento angolare.
G = fob/foc (focale obiettivo/focale oculare).
Si vede quindi che c'e' un conflitto tra avere grande ingrandimento e
buona luminosita'.
Per capire dove puo' servire l'ingrandimento, passiamo alla
risoluzione.
Detto alla buona, questa misura la piu' piccola distanza angolare (in
cielo) tra due dettagli distinguibili (per es. le due componenti di
una stella doppia).
La risoluzione dipende da molte cose: certamente se lo specchio e' di
cattiva qualita' questo nuoce alla risoluzione, ma bisogna anche
ricordare che c'e' un elemento su cui non abbiamo nessun controllo: il
cosiddetto "seeing".
Ossia la "sfumatura" delle immagini prodotta dalla turbolenza
atmosferica.
Qui bisogna sapere *dove* il telescopio verra' usato, ma nella gran
parte dei casi sara' usato in citta' e magari a bassa quota: peggio di
tutto la pianura padana :-)
Chiaro che se avete una villa in collina e' un altro discorso, ma
comunque sara' sempre il seeing a limitare la risoluzione, e non la
qualita' dello specchio.
Stando cosi' le cose, non vedo proprio come si possa scrivere, come dice
luh:
> quelli di bassa lega hanno uno specchio sferico con una focale piu' o
> meno lunga, in sostanza ci guardi lo spazio profondo,
Se guardare lo spazio profondo significa galassie, meglio scordarsele
comunque, tranne M31 e poche altre abbastanza grosse (perche'
relativamente vicine).
> BTW, io ho un telescopio "commerciale" cinese con specchio
> parabolico, diametro di 25 cm e focale di 1200 mm, barlow e oculari
> sono televue (se conosci il marchio ... due sono costati quanto il
> telescopio) e i risultati sono appena soddisfacenti (pianeti)
Infatti telescopi con questi parametri sono un po' una truffa: e' vero
che ci puoi vedere solo i pianeti, ma li vedresti bene anche con 10cm,
che costa molto meno.
atm ha scritto:
> rapporto focale troppo corto, meno di f5. Prova ad usare una buona
> lente di barlow che te lo raddoppi.
La lente di Barlow ha l'effetto di raddoppiare la focale
dell'obiettivo e quindi l'ingrandimento G a parita' di oculare.
Lo stesso effetto si otterrebbe usando un oculare di focale piu'
corta, ma c'e' un pero': in pratica oculari di focale inferiore a 10
mm diventano scomodi da usare; un 20 mm e' assai piu' confortevole.
Pero' se il seeing e' cattivo (poniamo 2") gia' un G=100 e' piu' che
sufficiente: ingrandire di piu' non ti fara' vedere piu' dettagli e
ridurra' la luminosita'.
Vorrei riassumere, ma mi pare troppo complicato...
Ho cercato comunque di dare un po' di elementi teorici di base,
mescolati a un po' di esperienza pratica.
A proposito di questa, posso dire ch(ornai diversi anni fa) io ho
fatto parecchie cose interessanti con uno strumento modestissimo
(110mm, focale 1200mm).
Pero' la gran parte del lavoro l'ho fatta con fotografie: non
attraverso il telescopio, ma con macchina fissata al telescopio e
obiettivo di lunga focale.
Con i mezzi di oggi si potrebbero fare cose molto piu' belle, ma ormai
mi e' passata la voglia :-(
--
Elio Fabri
Received on Thu Jul 31 2008 - 21:15:31 CEST