Re: Non se ne può più... (1)

From: Elio Fabri <elio.fabri_at_fastwebnet.it>
Date: Mon, 25 Jun 2018 18:38:53 +0200

Tommaso Russo ha scritto:
> ...
Hai avuto la pazienza che io non ho :-)
Vedi, quando Soviet_Mario scrive di chimica e io non capisco niente,
me la cavo (un po' ipocritamente) dicendo che sono io che non so la
chimica.
Dico ipocritamente, perché - ferma restando la mia scarsissima
conoscenza della chimica - in realtà penso che spesso e volentieri si
spieghi da cane.
Quando invece scrive di fisica, e di nuovo non capisco niente, non
posso cavarmela allo stesso modo, perché (senza falsa modestia)
ritengo di sapere di fisica molto più di lui.
Il problema è che per capire che cosa rispondere dovrei fare un
complicato sforzo ermeneutico, che inoltre temo sarebbe sprecato,
perché la prossima volta saremmo daccapo.
Ecco perché parlavo di pazienza :-)

Ora tu questo sforzo l'hai fatto, ma qua e là leggo cose con cui non
sono d'accordo.
Ed eccomi a precisare, sempre pensando ad altri lettori di buona
volontà.

>> Quel che non ho mai capito è se esista un riferimento di flusso
>> standard, ossia una sorta di "massimo assoluto" di tutte le
>> velocità relative (e penserei qualcosa misurato alla gravità zero).
> Certo, e' un orologio a potenziale gravitazionale nullo: ossia, come
> sospettavi, un orologio a riposo in un riferimento inerziale
> lontanissimo da qualsiasi massa. Con il significato di "massimo" che
> esplicito sotto, nel paragrafo che inizia con "Quello che puoi dire
> ...".
Farei l'osservazione generale (che non bisogna mai dimenticare) che
interpretare l'effetto come dovuto al pot. gravitazionale funziona
solo per campi *statici* e *deboli*.
Sarà utile in molti casi, sarà più facile da capire, ma *non è tutta
la storia*.
La RG non finisce lì.

> Quello che puoi dire e' che, se i due orologi emettono, p.es. ogni
> secondo, un segnale orario radio, i segnali emesso da quello a
> potenziale maggiore arrivano IN QUALSIASI PUNTO DELL'UNIVERSO con un
> ritmo piu' rapido di quelli emessi da quello a potenziale minore.
> "Qualsiasi punto dell'Universo" include anche dei punti vicinissimi
> all'orologio A o all'orologio B; per cui l'orologio a potenziale
> minore riceve dall'altro segnali orari "piu' frequenti" di quelli che
> emette, e, viceversa, viceversa.
Qui ti obietto che non si capisce che cosa sia "un punto
dell'universo".
Detto così in generale è sbagliato, perché assume che ci sia un modo
intrinseco di definire *in tutto l'universo* uno spazio, distinto dal
tempo.
Ciò è possibile solo in un universo statico, e il nostro non lo è...
Come approssimazione, si può parlare di *punti* in regioni particolari,
come per es. il sistema solare.

Devi poi dire che i punti siano *fermi*.
Certamente lo sottintendevi, di nuovo perché hai assunto che ci sia
uno spazio in cui abbia anche senso privilegiare in qualche modo i
punti *fermi*.
Ma questo sembrerebbe andare contro la RR.
Restando al sistema solare, *fermo* dovrebbe significare "fermo
rispetto al Sole": questo definisce un rif. privilegiato.

> Qui hai ragione. Non sono necessariamente rette, ma geodetiche di
> lunghezza nulla. La cosa importante è che sono CONGRUENTI (cioe'
> sovrapponibili per traslazione temporale); e questo e' assicurato
> dall'invarianza temporale delle Leggi della Fisica (e delle
> condizioni iniziali). SE lo spazio fosse euclideo, sarebbero rette
> parallele; ma allora varrebbe il teorema del parallelogramma, che
> l'esperimento invece falsifica. Questo e' quanto basta per
> affermare che lo spazio non e' euclideo.
Non lo spazio: lo spazio-tempo. Ma è vero?
Puoi solo affermare che la carta fatta nella figura *non è fedele*.
La questione è discussa nelle pagine successive, e perciò non proseguo.

Qui avevo sorvolato (non posso sempre parlare di tutto!)
Ma non è neppure necessario che siano geodetiche nulle, come dici.
Prendi l'es. concreto dell'esper. B-L.
I segnali per andare da Torino al Plateau Rosa percorrono circa 90 km
nell'atmosfera.
Per quanto poco diverso da 1, l'aria ha un indice di rifrazione, che
varia con la quota.
Quindi i segnali non si propagano nel vuoto, e neppure in un mezzo
omogeneo.
Conta invece ciò che dici: è importante che le condizioni siano le
stesse all'inizio e alla fine.

Difficile che sia proprio vero, am si può buttar già un conto per
vedere quali variazioni nel tempo di propagazione sia ragionevole
aspettarsi.
Non lo faccio: osservo solo che che un'onda e.m. nel vuoto percorre
300m in un microsecondo; 90 km in 300 us.
Sarebbe già molto se le condizioni atnosferiche variassero le velocità
di 10^(-6), ossia 0.3 ns, contro i 2.4 us osservati.

Mi sono un pochino soffermato perché bisogna sempre ricordare che gli
esperimenti che si fanno *non sono ideali*, e tutte le cause di errore
vanno studiate.
E' il mestiere degli sperimentali, ma anche un teorico ci deve buttare
l'occhio, ogni tanto :-)
                                                       

-- 
Elio Fabri
Received on Mon Jun 25 2018 - 18:38:53 CEST

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