Angelo ha scritto:
(cut)
>Quello che voglio dire � che non sta scritto da
> nessuna parte che le palle da tennis debbano essere il paradigma di ci� che
> esiste materialmente, mentre tutto il resto �...pensiero, idea astratta.
Sono perfettamente d'accordo con te.
Quanto dici implica una definizione di "materia" costruito sull'esperienza
quotidiana, un concetto che diamo per scontato (tutti "sappiamo", nel
quotidiano, cos'� la materia, rispetto, per esempio, ad un'emozione, ad
una sensazione, ad un'idea, ad una percezione, allo "spirito").
Aggiungi infatti:
> Il concetto di materia che intuiamo, quello legato alle palle da tennis, �
> utile per giocare a tennis, descrivere il lancio di un proiettile, ecc.,..
E' proprio questo concetto di materia (peraltro non definito n�
filosoficamente n� fisicamente) che tu prendi in considerazione per
chiederti se � lecito servirsene anche nell'indagine di quello che
abitualmente viene chiamato "l'infinitamente piccolo", vale a dire dei
costituenti elementari della realt� fisica.
Ora, se si tiene per buono quel concetto, � ovvio che per la definizione e
la teorizzazione di un eventuale "costituente ultimo", esso non va bene.
Si tratta, come tu dici, del concetto di "palla da tennis": allora le
particelle elementari (gli elettroni, per esempio) sarebbero in ultima
analisi palline da tennis, molto piccole, "che pi� piccole di cos� non si
pu�".
Naturalmente corrisponde ad una schematica e comoda banalizzazione il
parlare di "palle da tennis", con la forma sferica e quant'altro: il
paradigma sta semplicemente ad indicare un "oggetto esteso", che occupa
quindi spazio, della dimensione e della forma che si voglia, e che
l'eventuale futura teoria quantifichi e plasmi secondo la sua sagacia.
Una "res extensa", per l'appunto.
Il grosso problema di una teoria fisica che voglia ridurre secondo questo
criterio dell'estensione sempre minore la "materia" (e la radiazione, in
quanto fenomeno corpuscolare) a costituenti ultimi indivisibili
(l'atomismo "filosofico") � che si sentir� sempre obiettare:
"Ma questi "atomi" di cosa son fatti?"
Ch� la mente non pu� non chiederselo, dal momento che quanto voi siete
capaci di rimpicciolire per arrivare al mattoncino finale, tanto essa,
potentissima lente, � in grado di ingrandire visualizzando, a pieno
diritto, un distinto oggetto che giustamente, se anche non immagina fatto
di parti distinte, continua ad intuire come costituito da "materia": e
siamo da capo.
Cosa � la materia?
Sono d'accordo con te (ma solo in base a mie personali riflessioni, vedi
dopo) che il dualismo cartesiano res extensa - res cogitans � costruito
banalmente sull'eperienza quotidiana, e non ha un grande spessore
filosofico se non in quanto pone l'uomo (e le sue categorie mentali) al
centro.
La "filosofia naturale" � ben altra cosa, e ben pi� seria, rispetto a
questa pragmatica antropologia: il suo oggetto (niente meno che ci� che
sta "l� fuori" e che se ne frega di come noi lo percepiamo - non dico "lo
pensiamo") al fondo della speculazione ci fa abbandonare l'idea della "res
extensa" come paradigma per la formulazione di una teoria del costituente
ultimo, per le ragioni che ho su esposto.
Concordo quindi con Smargiassi, che rileva, anche lui, il fallimento
dell'approccio cartesiano.
Ma chi ha detto che l'approccio cartesiano (la res extensa nel senso
detto, della palla da tennis) sia il mio approccio?
Forse che non c'� una "terza via"?
Io polemicamente e provocatoriamente ho concluso: "Se l'elettrone non �
res extensa � res cogitans".
Questo varrebbe se l'occupazione dello spazio da parte della "materia" si
potesse intendere solo come la intendeva Cartesio a braccetto del Senso
Comune e dell'Esperienza Quotidiana.
Il fatto � che esiste un altro modo (e si evita cos� di cadere in
spiritualismi d'accatto e dualismi di varia natura) di concepire il
"costituente ultimo", modo che non implica estensione di un oggetto in una
porzione di spazio racchiusa tra una superficie di confine (di qua il
pieno, di l� il vuoto).
Questo concetto manca alla storia del pensiero filosofico, prima che
scientifico.
Appartiene solo, da sempre, al pensiero matematico.
Mi fermo qui, confidando che la grande presunzione di questa mia
conclusione stimoli qualcuno a chiedermi, anche solo per curiosit�, di
continuare.
Luciano Buggio
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Received on Tue Mar 04 2008 - 17:15:30 CET