On 8/14/12 6:57 PM, Omega wrote:
> Scientifica ovviamente. Ma non solo.
>
> Perch� la ritengo necessaria e anzi doverosa, e da parte di chi.
Scrivi cose sensate ma condite da un populismo di fondo che sembra
ignorare tutta una seria di problematiche che dovrebbero essere ben
presenti a chi si pone il problema della divulgazione della scienza.
> Necessaria perch� la scienza - la conoscenza - � patrimonio dell'umanit�
> e non di qualche privilegiato.
E qui parti proprio male. Perche' i "privilegiati" di cui parli non lo
sono in senso etimologico. Non si comprende una branca scientifica "per
decreto" e neanche per diritto testamentario. Ci si deve dar da fare e
sudarsi la conoscenza. Certamente questa attivita' comporta che qualcun
altro si faccia carico di altre incombenze (coltivar patate,
commerciare, aggiustare auto etc.). Ma non e' ovvio che il "ritorno" per
la societa' debba essere la divulgazione.
> Uno pu� essere figlio di un ciabattino ed essere un genio della fisica,
> ma di quest'ultimo talento non � che non debba nulla al ciabattino e al
> resto del mondo.
Su questo ti do ragione al 100%.
> Poi c'� un'altra ragione, pi� brutale: nessuno pu� studiare se non �
> mantenuto agli studi da qualcuno. ....
Anche su questo concordo.
> Naturalmente c'� un aspetto politico: la scienza ha un valore politico,
> e chi vota deve sapere di che cosa parla il politico che vuole
> finanziare questo e quello, collaborare con questo o quel paese e cos�
> via. Chi vota, ripeto, deve sapere per che cosa vota. Altrimenti ha
> ragione Nathan a temere che qualche buco nero faccia sparire
> l'informazione e magari crei debito pubblico :-)
Qui riscivoli nelle semplificazioni da contabile: io voto il politico,
il poitico finanzia una ricerca e io voglio sapere quale per votare o
meno il politico ?
Follia! A parte alcuni temi "sensibili" (ricerca su cellule embrionali,
fecondazione assistita, alcuni argomenti delle bio tecnologie<...) buona
parte dei finanziamenti alla ricerca vanno su temi estremamente
specialistici e che solo in modo molto indiretto hanno rilevanza per l'
elettore. Ma se, come purtroppo qualcuno sta gia' facendo in questo
sciagurato Paese) si legasse in modo diretto la decisione sui temi
scientifici alle cordate politiche sarebbe il modo migliore per
affondare qualsiasi possibilita' di restare tra i paesi che pilotano lo
sviluppo della scienza moderna.
Le relazioni tra politica tout court, politica scientifica e temi di
ricerca e' molto piu' articolata di una partita doppia in cui ad ogni
stanziamento deve corrispondere un brevetto utilizzabile.
E altrove questo lo sanno molto bene.
....
> No, no. Questo non basta affatto: l'informazione circa l'attivit� della
> scienza deve essere capillare, accessibile a chiunque sappia leggere e
> scrivere, padre ciabattino incluso. Poi si pu� ragionare su come questo
> possa essere reso possibile, ma va fatto.
L' "informazione" di cui parli e' mal definita. Il priblema esiste ed e'
serio. Ma non lo si risolve per decreto o dicento che *deve*. Occorre
sporcarsi el mani e vedere, settore per settore fin dove si puo'
divulgare e a che livello. Non e' detto che sia sempre possibile una
divulgazione che non sia una deformazione.
.... Il dovere di mettere a
> disposizione quell'informazione nella forma opportuna resta.
Tutto il problema sta in quel "nella forma opportuna".
>
> Un'obiezione � che, quanto pi� una scienza/disciplina � complessa, tanto
> pi� ha un proprio linguaggio sintetico e quindi difficile da tradurre
> nel linguaggio comune.
> Ebbene, ci� � falso: non c'� linguaggio scientifico che non sia fondato
> su quello naturale,...
Qui non ci siamo. Una disciplina scientifica non e' solo un linguaggio
traducibile in linguagigo naturale. ' anche una rete di concetti, di
esperienze, di rimandi che non sono comunicabili in nessun linguaggio
naturale ma costituiscono una base di esperienze individuali. Chiunque
si sia cimentato nella formazione in ambito scientifico dovrebbe
saperlo. Certe cose non si imparano leggendo. Occorre sbatterci il naso,
toccare con mano. Che e' poi il problema di avere o non avere competenze
in certi campi. Uno puo' aver letto tutto sui microscopi STM. Ma se non
ne ha mai costruito o usato uno, avra' una conoscenza dell' argomento
"per sentito dire". Gli ci vorranno anni per metter in piedi un
esperimento che lo usi.
> Il principio in cui credo fermamente � che non c'� nulla di cos�
> complesso da non poter essere espresso mediante il linguaggio naturale,
...
Affermazione indimostrabile. Esistono settori in cui la traduzione in
linguaggio naturale puo' essere tentata ma nessuno sa come farla
funzionare. E non si tratta di incapaci.
> Il come?
> Il come � concettualmente semplice, bench� esiga della buona volont� -
> ma che cosa non ne vuole, se deve esserer fatto bene?
...
La tua idea e' semplicistica. Non si tratta di buona volonta. Quello che
roponi in parte esiste gia'. Credi che un tipico libro di divulgazione
anglosassone scritto da uno specialista non passi per una serie di
revisioni e controlli basati su pareri di esperti di divulgazione ? Ma
non sempre la cosa funziona.
....
> Del resto non � gi� vero che esistono testi scolastici di diversi
> livelli? E che di fatto in materia di scienza (e altro) stanno proprio
> facendo divulgazione?
No. Qui dissento al 100%. Divulgazione e insegnamento hanno finalita'
diverse e pubblici diversi. Possono interagire. Ma anche i metodi
saranno differenti. Non confonderei i due piani.
....
> In altre parole, una divulgazione ben fatta rischia di controllare la
> scienza - o in genere una disciplina, - anche nel senso di smascherarla.
> E poi "la gente" vota, sceglie le scuole, le universit� ecc. (E se
> spesso fabbrica disoccupati � proprio solo perch� � stata informata male.)
Smascherare cosa ? senti puzza di complotti ? Il controllo interno della
Scienza continua a funzionare estremamente bene. Non e' perfetto ma
funziona. La mistificazione puo' avvenire con o senza divulgazione.
Anzi, puo' servirsi proprio della divulgazione per far accettare
atteggiamenti a-scientifici.
....
> Scuola fatta male? Certamente.
> Ma fatta male da chi? Dagli allievi?
Come detto sopra, scuola e divulgazione sono due cose diverse.
E dopo aver espresso dove concordo e dove no col tuo messaggio, passo ad
un minimo di "pars costruens".
Concordo col tuo discorso sul "debito sociale" di chi fa scienza.
Concordo sulla necessita' di divulgazione.
Credo pero' che il debito di cui sopra venga ripagato solo in minima
parte dalla divulgazione. Il vero vantaggio che (dovrebbe) motivare un
Paese ad investire nella Scienza non sta nell' avere indietro un' ottima
divulgazione. Ma in due altri aspetti.
L' esistenza di competenze (di know-how) direttamente o indirettamente
utilizzabili per applicazione pratiche (e l' indiretto puo' essere
mooolto indiretto);
La capacita' di mantenere dei serbatoi di sapere critico specializzato
che possano avere ricadute nell' insegnamento e nella formazione.
Questi due aspetti possono avere relazioni ma NON sono in se' divulgazione.
Giorgio
Received on Fri Aug 17 2012 - 17:18:56 CEST
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