"Bruno Cocciaro" <b.cocciaro_at_comeg.it> wrote in message
news:46c80d0f$0$37193$4fafbaef_at_reader3.news.tin.it...
> "3p" <2g3m05_at_gmail.com> ha scritto nel messaggio
> news:1186836468.093132.81460_at_k79g2000hse.googlegroups.com...
>
> > questo non lo ricordo. se mi dici cos� non vedo perch� dovre dubitarne
>
> Ci ho ripensato, e mi sa tanto che quella frase non sia in "Fisica e
oltre".
Infatti non e' in "Fisica e oltre" (ricordo che si stava parlando del fatto
che Heisenberg, riferendosi alla critica che gli faceva Einstein nel 1926,
dicesse "Naturalmente Einstein aveva ragione").
Lo dice Holton parlando di una discussione avuta con Heisenberg.
Il passo che segue e' tratto da "Einstein e la cultura sceintifica del XX
secolo" Il Mulino 1991 (e' la traduzione delle prime due parti di
"Advancement of science, and its burdens", la terza parte e' tradotta,
sempre da Il Mulino in "Scienza, educazione e interesse pubblico"). Alle
pagg. 235-236 Holton ci dice (riporto anche la breve parte in cui Holton
riassume la discussione fra Einstein e Heisenberg di cui abbiamo parlato nel
thread):
"Heisenberg ci ha lasciato numerose trattazioni relative alla figura e
all'opera di Einstein; di queste nessuna e' piu' illuminante di quella in
cui viene ricordato un episodio risalente al 1926, quando Heisenberg, avendo
attirato su di se' l'attenzione di Einstein, fu invitato da questi a fare
una passeggiata, al termine di una conferenza a Berlino. Preso
dall'entusiasmo dai suoi recenti successi, Heisenberg ricorda di essere
stato allora convinto della necessita' di costruire il modello atomico
soltanto sulla base dei risultati di osservazioni sperimentali dirette.
Confessa inoltre di essersi ritenuto, da questo punto di vista, un seguace
della filosofia cui aveva fatto riferimento Einstein nel formulare nel 1905
la teoria della relativita'. Ma con sua grande costernazione, Einstein gli
rispose: <<Puo' darsi anche che questa sia stata la mia filosofia, ma si
tratta ugualmente di qualcosa priva di senso. Non e' mai possibile
introdurre in una teoria solamente grandezze osservabili. E' la teoria a
decidere che cosa sia osservabile>>. In esperimenti alquanto sofisticati,
non possiamo affatto separare i processi empirici dell'osservazione da
costrutti e concetti matematici o da altri elementi teorici.
Quando Heisenberg mi racconto' quest'episodio, qualche anno prima di
renderlo
noto, aggiunse: <<Naturalmente, Einstein aveva ragione. In effetti, io
stesso giunsi a dimostrare nello studio della relazione d'indeterminazione,
scritto poco tempo dopo, che la teoria decide anche quanto *non puo'* essere
osservato>>."
> Qualcosa di simile aveva affermato Bridgman da giovane, per poi
> dire che non riusciva a comprendere come avesse potuto credere in una cosa
> del genere. Lo dice, se ben ricordo (e anche se ho ben capito), nel 1961
in
> "A sophisticate's primer of relativity" (titolo che non riesco proprio a
> tradurre. Che cavolo significhera'? "Il primato della sofisticazione in
> relativita'" ?)
Qui mi riferivo ai seguenti passi tratti dall'introduzione che A. I. Miller
scrive nel 1983 per la seconda edizione (la prima edizione, postuma, e' del
1962, non del 1961) del libro di Bridgman ricordato sopra (sotto cito
dall'edizione della Dover 2002, pagg. IX-XI):
"[qui Miller riporta una citazione di Bridgman, del Settembre 1923, tratta
dai manoscritti depositati presso la Harvard University Archives] The
Relativity Theory of Einstein is the result of, and is resulting in, an
increased criticalness with regard to the fundamental conceps of physics....
The general goal of criticism should be to make impossible a repetition of
the thingh that Einstein has done; never again should a discovery of new
experimental facts lead to a revision of physical conceps simply because the
old concepts had been too naive. Our concepts and general scheme of
interpretation should be so broad and so well considered that any new
experimental facts, not inconsistent with previous knowledge, may at once
find a place waiting for them in our scheme. A program of consideration as
broad as tis demands a critical examination not only of the concepts of
space and time, but of all other physical conceps in our armony. I intend in
the following to wander over this whole broad field of criticism ... no
concepts is to be admitted which does not bring with it ita complex of
operations; in fact, unless there is the complex of operations the concepts
has no meaning.
[qui finisce la citazione tratta dal manoscritto di Bridgman]
[...]
[il seguito e' tratto dalla nota 2, pag XI, dell'introduzione di Miller]
Bridgman (1927) [The Logic of Modern Physics] elaborated further on
Einstein's critical analysis of space and time: "It is precisely here, in an
improved understanding of our mental relations to nature, that the permanent
contribution of relativity is to be found. We should now make it our
business to understand so thoroughly the character of our permanent mental
relations to nature that another change in attitude, such as that due to
Einstein, shall be forever impossible." Bridgman (in 1959a ["The Logic of
Modern Physics after Thirty Years" Daedalus, 88, 518-526 (1959)]) noted how
his "attitude has changed most drastically" on this point: "To me now it
seems incomprehensible that I should ever have thought it whitin my powers,
or within the powers of the human race for that matter, to analyze so
thoroughly the functioning of our thinking apparatus that I could
confidently expect to exhaust the subject and eliminate the possibility of a
bright new idea against which I would be defenseless." [...]".
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Sun Sep 02 2007 - 19:57:18 CEST