Re: Neanche sbagliata, ovvero perche' studiamo ancora la teoria delle superstringhe

From: Jon Lester <jon.lester_at_hotmail.it>
Date: Mon, 21 May 2007 10:02:28 +0200

marcofuics ha scritto:

> On 20 Mag, 16:22, jon.les..._at_hotmail.it (Jon Lester) wrote:

> > Dunque se queste
> > dimensioni ci sono devono essere molto piccole.

> In che senso?
> L'aggettivo "piccolo" usato per la parola "dimensione" mi significa
> tutt'altra cosa da quella che tu forse volevi evidenziare..... nn so
> cosa intendi

> Dicevi piccole, volendo dire <compattate>? Se si..... dove si
> compattano?
> Compattandosi lasciano dei buchi visibili dal restante spazio oppure
> sono semplicemente delle <proiezioni> su varieta' senza confini?

Il riferimento e' ad una certa classe di teorie che prevedono che la
gravita' risieda in altre dimensioni e che se ne risentano gli effetti,
deboli, sulla nostra sottovarieta' di 4 dimensioni per risolvere il
cosiddetto problema della gerarchia. Un tipico scenario di questo tipo e'
il Randall-Sundrum. Vedi ad es.

L. Randall and R. Sundrum, "A Large Mass Hierarchy from a Small Extra
Dimension," Phys.Rev.Lett. 83, 3370-3373 (1999)
http://arxiv.org/abs/hep-ph/9905221

che ha avuto successive elaborazioni (nota l'aggetivo "small" nel titolo
dell'articolo) estendendo la "grandezza" della dimensione extra.

Questo tipo di scenari prevedono dunque che le dimensioni in piu' possano
essere macroscopiche, non come capita in teoria delle stringhe in cui si
presume siano compattate alla distanza di Planck (generando appunto i
problemi a cui accennavo tra i quali il piu' rilevante e' la
stabilizzazione dei moduli). Quindi questi sono gli ordini di grandezza di
riferimento per l'aggettivo "piccole".

Jon


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Received on Mon May 21 2007 - 10:02:28 CEST

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