Re: Perchè il terreno bagnato è più cedevole?

From: Soviet_Mario <Soviet_at_MIR.CCCP>
Date: Mon, 02 Apr 2007 14:36:38 GMT

nic ha scritto:
> Mi è venuta questa curiosità: perché il terreno bagnato, ad esempio dopo
> una pioggia, è molto più cedevole rispetto al terreno asciutto?

prima di abbozzare una risposta, ti propongo di pensare ad un
terreno fortemente sabbioso : è più cedevole asciutto o bagnato
? Si riesce a fare un castello di sabbia asciutta ?
Penso che non esista una risposta semplice che prescinda dalla
reale struttura (fisica, intesa come distribuzione
granulometrica e forma dei granuli e scabrosità delle superfici,
e anche chimica, come la polarità, l'idrofilicità delle
superfici stesse) del terreno stesso e dalla definizione di
bagnato e asciutto.

Pensando prima alla sabbia o altri sistemi incoerenti con una
distribuzione granulare ragionevolmente stretta, si può dire che
l'acqua esercita due effetti contrastanti. L'uno di tipo
coesivo, anche rilevante (lo dimostrano i castelli, appunto),
dovuto alla minore energia superficiale di un sistema in cui
l'acqua tira i granelli a compattarsi vicini, a causa della
appunto tensione superficiale (ovviamente la sabbia è idrofila,
ossia bagnabile, con una sabbia fatta di granelli di teflon o di
PE i castelli non si potrebbero fare). Questo vale sin tanto che
la quantità di acqua è inferiore o circa uguale al minimo volume
degli spazi vuoti tra i granelli in un loro assetto impaccato
densamente (li assumiamo come incomprimibili). Poi però, se
l'acqua è in eccesso e i granelli cominciano a poterci nuotare
dentro, compare e prevale l'azione lubrificante della stessa.
Allora la sospensione comincia a diventare semifluida : tra
l'altro sviluppa anche caratteristiche tissotropiche, nel senso
che se la si lascia ferma o poco sollecitata si "rapprende",
diventa in apparenza più viscosa, ma se la si smuove
vigorosamente si fluidifica. Chi maneggia cemento, malte,
calcestruzzi, e li getta e/o pompa, o magari usa la pistola per
sabbiare con sospensioni in acqua sa bene di cosa parlo.

Ora, non sono in grado di passare ad un modello di terreno, in
quanto contiene corpi solidi di dimensioni più eterogenee (le
cui forme sono di importanza rilevantissima tra l'altro).
Ci sono anche minerali tipo l'argilla notevolmente idrofili e
capaci di assorbire grandi quantità di acqua prima che si
verifichi l'azione "lubrificante" detta. Ora un'argilla
completamente asciutta, "cotta" diciamo (ma non come un mattone
! Solo disidratata bene), non è per niente più resistente di una
contenente una certa umidità. Anzi, è più coesa. Però oltre una
certa soglia i microcristalli si sospendono nell'eccesso di
acqua e la resistenza crolla.
Quanto alla forma, prova ad arrampicarti su una china ripida
fatta di ciottoli tondeggianti e lisci o uan di pietrisco
spigoloso appena uscito di frantoio. Sulla prima si scatenano
frane a ogni passo, sulla seconda con un po' di attenzione
queste "transizioni caotiche" si riescono a evitare.
Quanta acqua serva a "tramutare un dato suolo in fango" in
sostanza dipende moltissimo dalla sua struttura fisica e dal
tipo dei minerali che costituiscono il sistema.
Ho tentato di imbastire una spiegazione che spero ti soddisfi
almeno un po'
ciao
Soviet_Mario
Received on Mon Apr 02 2007 - 16:36:38 CEST

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