"cometa luminosa" <a.rasa_at_usl8.toscana.it> wrote in message
news:1164975724.310746.39210_at_l12g2000cwl.googlegroups.com...
> Bruno Cocciaro ha scritto:
>
> > Ti dico la mia opinione.
> > La velocita' della luce *non* si misura.
> > Il metodo che proponi sopra potrebbe andare se avessimo, sia in A (punto
in
> > cui il fotone viene emesso) che in B (punto in cui viene rivelato),
degli
> > orologi sincronizzati. Gli orologi possiamo anche metterceli, ma poiche'
la
> > sincronizzazione degli stessi si fa proprio usando la luce (o in maniera
> > equivalente) ne segue che la "misura" suddetta dara' il risultato che
> > *abbiamo deciso di ottenere* nel momento in cui abbiamo effettuato la
> > sincronizzazione.
>
>
> Ma non ne vedo la necessit�: possiamo partire da due orologi molto
> vicini, gi� sincronizzati, e far compiere alla luce un lungo cammino,
> dal primo al secondo, per mezzo di specchi opportunamente posizionati.
In questo modo potresti anche usare un solo orologio che misura l'intervallo
di tempo dT fra l'istante in cui il fascio di luce parte e l'istante in cui
arriva dopo aver percorso un tragitto chiuso lungo L. Poi si pone c=L/dT.
Poi e' al test sperimentale che va chiesto se e' vero che al variare della
lunghezza L si ottiene sempre la stessa c, cioe' che dT e' proporzionale a L
(e se cosi' non fosse ci sarebbero problemi per la relativita'). Ad ogni
modo questa *non e'* quella che usualmente si chiama "velocita'". Quando
parliamo di velocita' abbiamo gia' due orologi sincronizzati, uno qua e
l'altro la', registriamo gli istanti di arrivo qua e arrivo la', e facciamo
il rapporto distanza fratto intervallo di tempo.
Con un orologio solo possiamo fare quello che dici sopra, che, sotto ipotesi
abbastanza ragionevoli, si puo' mostrare essere uguale alla velocita' di
andata e ritorno e comunque, anche la velocita' di andata e ritorno (o la
velocita' su percorso chiuso ricordata da te sopra) si puo' dire che si
misura o meno a seconda dei gusti (io preferisco dire che non si misura).
Tutto dipende da come decidiamo di definire l'unita' temporale. Se decidiamo
di definire l'unita' temporale come l'intervallo di tempo che la luce
impiega per percorrere, in andata e ritorno, un tragitto di lunghezzza
unitaria, allora la velocita' della luce di andata e ritorno e' unitaria per
definizione.
> Se invece vogliamo due orologi separati spazialmente, non � necessario
> sincronizzarli con un segnale EM: possiamo partire da due orologi
> vicini, perfettamente identici anche fisicamente, gi� sincronizzati e
> poi allontanarli in direzioni opposte e con la stessa velocit�
> (rispetto al sist. di riferimento dal quale sono partiti); potrei, ad
> es. posizionarli in un punto dello spazio interplanetario, separarli
> con una molla compressa e poi tagliare il filo della molla...
Cioe' gli orologi si possono anche sincronizzare per trasporto (era a questo
che pensavo quando nel precedente post dicevo che la sincronizzazione si fa
usando fasci luminosi o "in maniera equivalente"). Questa e' stata, a mio
avviso, la principale critica alla tesi della convenzionalita' della
simultaneita' (che io sappia il primo a sostenerla e' stato Bridgman). Tale
critica, sempre secondo il mio punto di vista, non regge in quanto si puo'
mostrare la perfetta equivalenza fra il metodo di sincronizzazione per
trasporto e quello tramite fasci luminosi.
> Come ho esposto nell'altro thread "Dualit� onda-particella", dal mio
> punto di vista, una particella, per essere tale, dovrebbe perlomeno
> continuare ad esistere anche dopo essere stata rivelata in un
> determinato punto dello spazio, cos� come una pallina da tennis che
> posso fotografare in vari punti dello spazio.
> Altrimenti, potrei dire che, per esempio, esiste soltanto l'onda EM che
> interagisce con il fotomoltiplicatore in un determinato modo.
Continuo a non capire dove metti la barriera. Personalmente mi sentirei di
dire che la Terra e' reale, e, volendo seguire alla lettera la tua
definizione, direi certamente che e' vero che continua ad esistere anche
dopo aver interagito con una "cometa luminosa" di passaggio :-). Pero'
potrebbe arrivare un giorno in cui sara' poco sensato dire che la Terra
"continua ad esistere". Al che si potrebbe riprendere la tua definizione e
dire che la Terra e' esistita "finche' continuava ad esistere anche dopo
aver interagito con le comete", ma il povero fotoncino a questo punto
direbbe: "Bene, ma allora perche' non si dovrebbe dire che anche io sono
stato "reale" fino a che non sono "scomparso" in un rivelatore"?
Sul fatto che il fotone non si possa fotografare mentre viaggia direi che
dipende da come vedi le cose. Un fotone di energia abbastanza intesa lo puoi
"fotografare": sposta gli elettroni che gli si parano davanti e dallo
spostamento degli elettroni tiriamo fuori la "fotografia". E poi io ritengo
comunque valido il discorso che, se anche non si potesse "fotografare" in
alcun modo, comunque il fotone mostrerebbe la sua presenza grazie ai click
dei rivelatori. Come i tavoli che mostrano tante loro proprieta', il fotone
intanto mostra quella sua proprieta'. Finche' funziona lo consideriamo reale
(come i tavoli e come veniva probabilmente considerato il calorico), se un
giorno dovesse non funzionare piu' smetteremo di consideralo reale (come il
calorico e come, in via di principio, potrebbe accadere anche ai tavoli).
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Fri Dec 01 2006 - 19:25:50 CET