Re: La relatività di Rovelli

From: Fatal_Error <fatal_error_at_nospam.it>
Date: Mon, 30 Apr 2012 00:37:42 +0200

"cometa_luminosa" <alberto.rasa_at_virgilio.it> ha scritto nel messaggio
news:51013864-e4b7-4130-ba8c-3e814b5fd3dd_at_12g2000vba.googlegroups.com...
> On Apr 26, 2:56 am, "Fatal_Error" <fatal_er..._at_nospam.it> wrote:
>> "cometa_luminosa" ha scritto:
>
>> > Guarda che il paradosso dei gemelli = entita' della differenza di
>> > tempo misurata dai due astronauti, non dipende dall'entita'
>> > dell'accelerazione (come ben sai).
>>
>> Invece se vai a fondo e ci ragioni sopra vedrai che dipende proprio dalle
>> accelerazioni e dagli spazi percorsi, altrimenti avremmo veramente "il
>> paradosso" dei gemelli (vista la relativita' del moto)... In RR
>> semplifichi,
>> non consideri infatti le fasi di accelerazione e cambi semplicemente i
>> riferimenti inerziali, funziona, ma la "vera" spiegazione, il vero
>> computo
>> richiederebbe *la misura* ed il computo delle accelerazioni, visto che
>> dovresti considerare riferimenti *non* inerziali, non hai "velocita'"
>> senza
>> accelerazioni!
>
> Se fosse come dici allora l'entita' dell'accelerazione dovrebbe
> influire sullo scarto dei tempi ma non e' cosi'
Certo che e' cosi', come ho detto tutto dipende dalle accelerazioni, ma non
bastano ovviamente solo le accelerazioni per calcolare l'equazione oraria,
necessita anche il "tempo" di volo (o meglio la dS o la dT del corpo
irraggiante) o in ultimo gli spazi percorsi. Come ho accennato, a parte il
discorso delle equazioni orarie, puoi "vedere" la cosa in modo "semplice"
ragionando per un attimo a mio modo: un corpo accelerato si sposta in uno
spazio H^3 a curvatura maggiore (valore assoluto) ed un corpo appare "fermo"
rispetto ad un altro *solo* se si trova in uno spazio H^3 con identica
curvatura, poi devi considerare quanto tempo (dS) trascorre o quanto spazio
viene percorso in quella diversa shell spaziale. Per visualizzare questo
discorso, pensa per analogia ad un corpo in orbita: se accelera
(tangenzialmente) si sposta su un'orbita piu' esterna (spazio-tempo a minore
curvatura o, equivalentemente, shell S^3 a minore curvatura) ; la sua
velocita' trasversale e' infatti inversamente proporzionale alla distanza
dal corpo centrale (v= sqr(2*(mu/r+Epsilon)) ), due corpi in orbita saranno
quindi "fermi" l'uno rispetto all'altro *solo* se condividono la stessa
shell orbitale, due corpi in shell orbitali diverse mostreranno sempre
velocita' relative! Anche qui (nel paradosso dei gemelli) puoi considerare
solo le velocita' relative dei due corpi ed il tempo (dS) a bordo per
semplificare i conti, ma, piu' *fisicamente* e rigorosamente, dovresti
registrare le accelerazioni e considerare per quanto tempo (dS) il secondo
corpo permane nell'altra orbita e/o quanto spazio ha percorso in quello
stato, gli ingredienti *minimali* necessari al calcolo in ultimo sono:
accelerazioni misurate a bordo e dS misurate a bordo, con queste computi le
velocita'.

> o perlomeno
> l'effetto dell'accelerazione si puo' far tendere a zero (e magari con
> accelerazioni enormemente grandi).
L'effetto delle accelerazioni e' la velocita' o, nel mio ragionamento, la
shell H^3 in cui il corpo si viene a trovare dopo quelle accelerazioni! Non
considerare le accelerazioni ma solo il risultato finale di queste, ovvero
le velocita' relative, e' solo un "trucco" per semplificare i conti
(consideri gli effetti ma NON le cause) e rimanere in RR, il calcolo
rigoroso infatti e' complicato (a livello di calcoli) e richiede la RG, ma
e' minimale nel senso di Occam.

> In realta' il paradosso e l'entita' dello scarto temporale, nascono
> dalla sola asimmetria tra i due sistemi di riferimento.
Chiaramente questa asimmetria deriva esclusivamente dall'entita' delle
accelerazioni totali, senza accelerazioni niente asimmetria...
Received on Mon Apr 30 2012 - 00:37:42 CEST

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