Re: Modello di Fermi applicato ai nanotubi

From: argo <brandobellazzini_at_supereva.it>
Date: 18 Aug 2006 15:52:17 -0700

Chicco83 wrote:
> Salve a tutti,
> per esercizio mi sono divertito ad applicare il "modello di
> Fermi" ai nanotubi di carbonio, considerati come sistemi a 2 dimensioni.
>
> La superficie dei nanotubi di carbonio presenta l'aspetto a "nido d'ape",
> formata cioe' da tanti esagoni, l'uno adiacente all'altro, in cui gli atomi di carbonio
> occupano i nodi del reticolo.

Sono quindi una specie di reticolo o grafo con cella esagonale no?

>[...]
> Nel nostro caso, invece, le condizioni cicliche al contorno lungo "x" implicano che:
>
> psi(x,y) = psi(x+L_x,y)
>
> pertanto dobbiamo scartare le soluzioni con n_x dispari; il che porta direttamente
> alle soluzioni del tipo:
>
> psi(x,y) = A*sin(2*n_x*pi*x/L_x)*sin(n_y*pi*y/L_y)

Mi sono fermato a leggere piu' o meno qui perche' il tuo post e' lungo
e c'e' qualcosa che non mi torna all'inizio: perche' imponi condizioni
periodiche al bordo? In generale su ogni nodo del reticolo a celle
esagonali ci sono tre rami che partono, e quindi le condizioni si
possono mescolare da ramp a ramo (oltre che mescolare psi con la sua
derivata lungo x). Perche' il laplaciano sia autoaggiunto devi dare
condizioni al bordo sui nodi che possono benissimo non garantire la
continuita' o la periodicita'. (Ad esempio sui nodi potrebbero valere
condizioni alla Kirchhoff in cui che la somma delle derivate entranti
nel nodo e' zero e le psi sono continue, oppure richiedere che le psi
sono a somma nulla e le derivate sono continue,...). Invece mi sembra
che la tua scelta separi a scompartimenti stagni le celle esagonali.
C'e' una ragione fisica per tale scelta?

Saluti.
Received on Sat Aug 19 2006 - 00:52:17 CEST

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