Re: teoria ed esperienza

From: argo <brandobellazzini_at_supereva.it>
Date: 4 Aug 2006 16:29:09 -0700

Giorgio Bibbiani wrote:
> Hai detto tu stesso che per scegliere tra gruppo di Galileo e gruppo di
> Lorentz bisogna ricorrere agli esperimenti, secondo me l'unica risposta
> onesta alla domanda "perche' esiste una velocita' limite" e':
> "perche', almeno fino ad oggi, cosi' risulta dagli esperimenti".
[...]

Si' la penso piu' o meno anch'io cosi'.
Quello che volevo sottolineare pero' e' un altro aspetto: credo ci
siano diversi livelli di risposta alle domande sui ''perche' delle
cose''.

Un livello legittimo, ma a mio avviso troppo sterile ma a volte
inevitabile, e' quello di dire che le cose sono come sono perche' e'
cosi' che la natura funziona.
Del resto spesso siamo costretti (dall'ignoranza, dalla complessita',
dalla precocita' delle domande...) a dare questo tipo di risposte. Mi
viene in mente ad esempio la questione del principio antropico, o del
fine tuning dei parametri nel modello standard.

Un altro livello e' costruire una cornice teorica, ad esempio quella
che ho riportato delle trasformazioni tra sistemi di riferimento
inerziali, costituita di pochi punti salienti, che si presta bene
all'interpretazione e al completamento delle osservazioni sperimentali.
Da una base teorica siffatta poi si possono fare passi in avanti
discutendo le ipotesi su cui si fonda, le conseguenze che si hanno
rinunciando a questo o a quel principio, la relazione con i dati
sperimentali,...fino ad arrivare ad avere nuove teorie con nuove
osservazioni che vengono dall'eseperienza. Questo approccio mi sembra
molto piu' fruttuoso e scientifico quando e' perseguibile.

Insomma e' come ne gioco dei ''perche''' che fanno i bambini: il bello
e' rispondere ad uno dei ''perche''' per passare al successivo e non
certamente accontentarsi di dire ''perche' e' cosi''' e fermarsi li'.

Saluti.
Received on Sat Aug 05 2006 - 01:29:09 CEST

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