Re: Quando i fotoni cambiano colore...

From: Soviet_Mario <Soviet.Mario_at_CCCP.MIR>
Date: Mon, 16 Apr 2012 15:03:49 +0200

Il 15/04/2012 22:50, Giovanni1958 ha scritto:
> In chimica, molto spesso si usa l'analisi spettrale in emissione o
> assorbimento per determinare la natura dei composto in esame.
> Con l'analisi dello spettro allo stesso modo si possono determinare la
> composizione delle stelle, del sole e delle polveri interstellari.
> Premesso che l'analisi dello spettro di un composto in laboratorio � viziato
> solo da problemi di righe spettrali vicine

beh, se uno strumento � adatto allo studio spettrale,
normalmente ha risoluzione sufficiente a distinguere righe
molto vicine. Non di rado, ad alta res., si riescono persino
a distinguere le sdoppiature Zeeman (o vedere gli
allargamenti per effetto Doeppler). Quindi non lo definirei
propriamente un "vizio", ma solo una difficolt� tecnica,
affrontabile

> o salti per formazione di
> molecole di transizione (problema che considero gi� molto complesso)

Questa problematica pu� essere assai difficile in
spettroscopie di assorbimento (o emissione tipo
fluorimetria) in UV-Vis e IR, dove le molecole complesse
effettivamente esistono.
In tecniche di emissione classiche, in verit�, si opera in
condizioni cos� drastiche da avere ionizzazione estesa, e
normalmente il massimo che si trova in tracce significative,
sono frammenti di pochissimi atomi e dai legami davvero
forti (tipo HO*, H2O*+, HCN*+, e roba molto semplice). Le
molecole complesse alla temperatura necessaria a stimolare
l'emissione sono gi� state sbriciolate minuziosamente. Se
poi l'emissione � indotta da arco, scintilla, ICP, etc,
allora la disintegrazione � ancora pi� spinta e
sostanzialmente si hanno gli spettri atomici puri, delle
molecole non resta praticamente niente.

Potrebbero esserci regioni dell'atmosfera stellare in cui si
ricreano condizioni compatibili magari alla riformazione di
molecole sufficientemente robuste (nella stragrande parte
delle regioni si hanno plasmi troppo caldi), ma cmq roba
semplice e iper stabile, come derivati pi� o meno ionizzati
di H2, H2O, CO ... dipende anche un po' da che stella � e
quale combustibile sta bruciando. Ad es. il nostro sole �
idrogeno in gran parte, pi� elio, e il resto in quantit�
minore, presumo che pi� delle molecole ione tipo H2*+ e H3+
non si riescano ad aggregare.

Il vero problema presumo siano eventuali nubi di gas
interstellare non molto calde frapposte tra sorgene e
osservatore. Allora li ci possono essere anche molecole
veramente pesnti, tipo il favoloso Fullerene. Questo
certamente complica parecchio lo spettro ricevuto, perch�
tali nubi interposte non sono termalizzate rispetto alla
radiazione che ricevono

> come
> viene dipannato il problema quando si esegue l'analisi spettrale di una
> stella in cui praticamente la ionizzazione degli elementi � totale e quindi
> le righe emesse sono in numero elevatissimo (positivo, pi� righe=pi�
> informazioni) ma ci troviamo davanti l'effetto di corpo nero che tende a
> uniformare lo spettro?

ma se una delle componenti � "nera", visto che il suo
andamento � conosciuto a priori per via teorica, nessuno ti
vieta di sottrarlo (pesando tale sottrazione sino ad avere
una "linea di base" a zero), e quindi scorporandolo.
Lo spettro di emissione spicca su quello di corpo nero, e in
negativo spicca simmetricamente quello di assorbimento.
Levare la radiazione nera non dovrebbe essere
concettualmente molto diverso dalla banale sottrazione del
cosiddetto "blank", anche se qui il blank � misurato, mentre
lo spettro nero � costruito teoricamente.

> Grazie per le Vs. risposte.
>

ci� detto, aggiungo che non sono un fisico e quindi prendi i
miei commenti un tanto al chilo :)
CCCP


--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
Received on Mon Apr 16 2012 - 15:03:49 CEST

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