Re: A me pare che non sia cambiato quasi nulla

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Fri, 2 Mar 2012 14:49:49 +0100

"Tetis" ha scritto nel messaggio
news:4f4c1d37$0$1382$4fafbaef_at_reader2.news.tin.it...
Scriveva Bruno Cocciaro luned�, 27/02/2012:

>> La questione e':
>> le ipotesi assunte da Moeller sono i postulati della RR o comunque
>> asserzioni che si possono derivare da quei postulati?

> Io direi di s�, nel senso per� dell'interpretazione estensiva dei
> postulati d'invarianza.

Ecco, qui andiamo dritti al cuore della questione epistemologica.

Cos'e' un postulato? O, meglio, come deve essere fatto un postulato che
vogliamo mettere alla base di una teoria fisica? E' importante chiederselo
per capire se, e in che senso, andiamo a costruire una teoria di "ampio
respiro" o una "ristretta", con puntelli messi qua e la', piu' o meno "ad
hoc", per fare in modo che le cose tornino.
Tu proponi di interpretare "estensivamente" i "postulati d'invarianza". In
sostanza, con una visione che parrebbe di "ampio respiro", potremmo dire che
l'invarianza di Lorentz vale sempre. Tale interpretazione "estensiva" del
postulato d'invarianza ci permette di dire che il teorema di Moeller si basa
sui postulati della RR.

Io dico che questa "interpretazione estensiva" del postulato d'invarianza
*non e' mai esistita*. La relativita' non ha mai preteso una tale
"estensione" (che in realta' e' una *restrizione*, come vedremo subito). E
non l'ha mai fatto perche' non puo' farlo. Non puo' farlo perche' i
postulati che sono alla base delle teorie fisiche *non hanno mai avuto* la
forma *restrittiva* che deriverebbe dal pretendere che l'invarianza di
Lorentz valga per ogni fenomeno.
Galileo e' chiarissimo su tale punto.
Solo se siamo "sotto coperta" c'e' l'invarianza.
Cioe' il principio enunciato da Galileo e' realmente di ampio respiro.
Galileo dice che
se
nel nostro esperimento non interagiamo in alcun modo con cio' che sta "fuori
coperta"
allora
l'esito del nostro esperimento sara' sempre lo stesso, quale che sia il
"navilio" all'interno del quale eseguiamo l'esperimento.

Potremo eventualmente dire che una cosa del genere e' banale. Ripetendo lo
stesso esperimento certo che dobbiamo ottenere lo stesso esito, perche'
dovremmo ottenere un esito diverso? Ma e' esattamente questa cosa "banale"
che ci dice Galileo. E ce la dice nell'unica maniera possibile in cui puo'
dircela. Ci dice che dobbiamo stare sotto coperta perche' possa essere vera
la cosa banale che la ripetizione dello stesso esperimento dara' lo stesso
esito. E' ovvio che se l'esterno interagisce con il nostro sistema gli esiti
possono differire. C'erano i finestrini aperti, in un naviglio arrivava
vento in direzione A->B, nell'altro arrivava in direzione B->A, la teoria
prevedeva che la pallina toccasse il tavolo nel punto medio del segmento AB
invece entrambi gli esperimenti hanno negato le previsioni della teoria,
inoltre, i due esperimenti hanno anche dato esiti diversi l'uno dall'altro.
Ma se il nostro sistema e' isolato, il resto dell'universo puo' muoversi
velocemente quanto vuole rispetto al nostro sistema (cioe' rispetto al
nostro riferimento all'interno del quale e' contenuto il sistema oggetto del
nostro esperimento), tanto gli esiti degli esperimenti eseguiti sul nostro
sistema isolato non potranno dipendere in alcun modo dal resto
dell'universo.

Questo dice il principio di relativita'.

Non aggiunge postille ad hoc poco giustificabili. Ad esempio non aggiunge la
postilla ad hoc che, dato un qualsiasi fenomeno, certamente sara' possibile
ridurre quel fenomeno ad essere "sotto coperta". E' una postilla molto
comoda perche' ci permette di dire che varra' l'invarianza di Lorentz per
tutti i fenomeni che studieremo, eventualmente dopo averli ridotti sotto
coperta (cosa sempre possibile in base alla postilla ad hoc assunta).

Ma i principi che sono alla base delle teorie fisiche hanno ampio respiro.
Non sono mai fatti con postille ad hoc.
Il principio di relativita' ci dice che vale l'invarianza di Lorentz per la
fisica che si fa sotto coperta, ma non ci dice *in alcun modo* che per tutti
i fenomeni esistenti in natura deve valere l'invarianza di Lorentz.

In via di principio potrebbero esistere fenomeni non riducibili ad essere
sotto coperta. Ad esempio, in via di principio, potrebbero esistere fenomeni
regolati da un qualche etere non trascinabile dal riferimento (diversamente
dai fenomeni sonori i quali sono regolati da un etere, l'aria, che e'
trascinabile dai riferimenti) all'interno del quale eseguiamo il nostro
esperimento.

Io non sto ipotizzando l'esistenza di un tale etere. Sto dicendo che un
principio della fisica, per essere di "ampio respiro", non deve vietare
l'esistenza di fenomeni in via di principio possibili al semplice scopo di
ottenere una teoria "semplice" (cioe' invariante per trasformazioni di
Lorentz). Un principio che faccia questo non e' un buon principio perche'
assume una ipotesi ad hoc. La assume perche' vuole ottenere una descrizione
semplice. Ma quella sempicita' e' stata forzata ad hoc. E' una semplicita'
che vediamo noi perche' la vogliamo vedere. La natura di certo non ce l'ha
suggerita. Non ce l'ha suggerita nemmeno Galileo il quale ha enunciato un
principio che stabilisce quali sono le condizioni sotto le quali si ottiene
quella semplicita' (e *non* aggiunge che quelle condizioni saranno sempre
rispettate).

Quindi ipotizzare l'esistenza di un riferimento privilegiato che faccia da
supporto ad *alcuni* fenomeni non viola in alcun modo il principio di
relativita' se questo viene espresso nella sua forma di "ampio respiro".

Ovviamente, come sempre in fisica, una qualsiasi ipotesi si fa se ci sono
dei motivi per farla. Se la natura ci suggerisce in qualche modo che lei
funziona in una maniera che lascerebbe credere che sia soddisfatta quella
certa ipotesi.
Certo che se noi chiudiamo gli occhi di fronte a certe possibili
interpretazioni perche' diciamo che quelle interpretazioni contraddicono un
certo principio che noi abbiamo forzato ad hoc, allora puo' benissimo
succedere che non riusciamo a vedere i suggerimenti che ci vengono dati
dalla natura.

>> La mia risposta e' no. I postulati della RR rimarrebbero perfettamente
>> inviolati qualora venisse assunta un'ipotesi alternativa che farebbe
>> cadere la tesi del teorema dimostrato da Moeller.

> Ok, ma questo comporterebbe un'interpretazione restrittiva dei postulati
> della relativit� ristretta e lascerebbe ancora tutto da scrivere il
> capitolo sui fenomeni non soggetti alla relativit� ristretta, e
> dell'interazione fra gli ambiti non relativistici ed il settore
> relativistico.

Spero sia chiaro per quale motivo io ritengo restrittivo postulare che
l'invarianza di Lorentz valga per ogni fenomeno esistente in natura.
E' solo la visione che mette la forma prima della sostanza, la matematica
prima della fisica, le proprieta' delle equazioni prima delle
caratteristiche degli esperimenti, a vedere come "restrittivo" il mio
approccio. Ma invertendo la visione, mettendo la fisica prima della
matematica, si vede che il mio approccio e' quello piu' ampio ("mio" per
modo di dire, io seguo solamente quello che mi pare di leggere chiaramente
nelle pagine di Galileo, in particolare nei passi di Galileo che mi sono
stati segnalati da Elio). E, soprattutto, direi che il mio approccio sia
quello metodologicamente piu' corretto. E' per questo che ritengo che la mia
posizione sia da preferire dal punto di vista epistemologico. Poi,
naturalmente, sulle questioni epistemologiche ognuno fa le scelte che
preferisce. Pero', di fronte ad osservazioni tipo "ma tu fai ipotesi ad hoc
... nella scienza va seguito l'approccio minimale ..." allora ci tengo a
mettere i puntini sulle i.
Certamente resterebbe tutto da scrivere il capitolo sui fenomeni che violano
l'invarianza di Lorentz. Sono fenomeni che *non* violano la relativita'
ristretta perche' *non* ne violano i postulati. E sono fenomeni che vengono
peraltro descritti facendo uso della RR per quanto riguarda le competenze
della RR. Ad esempio si usa la legge di composizione della velocita' per
determinare la velocita' betat' alla quale si osserva in S' un tachione che
in S ha velocita' betat.
La fisica di questi fenomeni e' certamente da scrivere, e io non vedo come
si possa scrivere senza avere indicazioni sperimentali. Insomma, prima cosa
questi fenomeni andrebbero osservati, poi la natura, nel farci osservare
tali fenomeni (sempre posto che esistano), ce ne mostrera' anche alcune
caratteristiche sulle basi delle quali si potra' pensare di costruire una
fisica di quei fenomeni.

--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)

Received on Fri Mar 02 2012 - 14:49:49 CET

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