Il 19 Feb 2006, 15:08, "ermachoditalia" <ermachoditalia_at_libero.it> ha
scritto:
> stefania wrote:
> > E' possibile che i quasar siano delle stelle in collasso verso la fase
> > di buco nero e per questo rallentino la velocit� della luce?
> > L'idea mi sembra troppo semplice perch� qualcuno non l'abbia pensata.
> > Allora quali sarebbero le motivazioni contrarie a questa ipotesi, che
> > ridimensionerebbe la spropositata grandiosit� di questi corpi cosmici?
>
> Che "rallentino la velocit� della luce" mi pare impossibile in virt�
> della RG.
Esperimento ideale. Un raggio di luce viene guidato
lungo una linea equatoriale nei pressi dell'orizzonte
degli eventi di un buco nero. Quando ha completato
una rotazione fermo il tempo dell'orologio della
stazione che lo ha emesso. Trovo 2pi R/c.
Uso ora per unita' di lunghezza il raggio
di Schwartzschild. E mando un segnale verso
un punto lontano, verso la terra poniamo. Uno quando
parte il viaggio intorno all'equatore, uno quando la stazione
riceve nuovamente il segnale. Quale intervallo di tempo
misurero' da terra?
[ 2pi R/c ]/(sqrt(1-1/R).
Tipicamente se osservo luce con effetto redshift non cosmologico,
ovvero da attribuire alla massa di un buco nero, pari poniamo a
z = 2. Questo significa che quella luce potrebbe provenire da una
distanza pari a circa il doppio del raggio di Schwarzschild di un
buco nero.
Ricordiamo anche che esiste una relazione fra la massa e le dimensioni
di un buco nero. Per una massa solare il raggio dell'orizzonte degli eventi
e' di circa 5 Km. Per un buco nero di un milione di masse solari e' di circa
5 milioni di chilometri. Nota che la terra dista dal sole 150 milioni di
chilometri
e che la luce impiega 8 minuti a giunger da la'.
> La teoria pi� accreditata � che i quasar siano galassie in formazione
> (quindi alto redshift). Pi� in particolare la grande luminosit� �
> spiegabile ipotizzando un accrescimento di materia su un buco nero
> supermassiccio.
Nulla sembra dare indicazioni contrarie all'esistenza di svariati oggetti
galattici, candidati ad ospitare quasar in antichita' e che ospitano oggetti
che risultano essere il relitto di fenomeni astronomici di energie
impressionanti,
nubi estese per miliardi di chilometri, e fenomeni ancora attivi connessi
con
la presenza di buchi neri, ma in regioni prossime con redshift non tanto
drastico
da dovere essere attribuito agli albori dell'universo.
Le prime quasar mostravano linee balmer spostate dall'ultravioletto al blu,
ma se e' vera l'idea di Zeldovich che
siano associati a dischi di accrescimento di buchi neri non e' nemmeno
peregrina l'ipotesi che il redshift osservato sia in molti casi non
cosmologico.
Ora se questo red-shift fosse solo di origine cosmologica.
Come si fa a controllare questa ipotesi? O si guarda quel che resta dei
quasar in galassie osservabili e di cui si riesche a stimare la distanza
indipendentemente dal redshift del nucleo galattico attivo, o si fa una
limitazione dall'alto della massa della sorgente secondo il criterio che
il raggio della sorgente non puo' essere piu' grande di c delta t. Dove
delta t e' il tempo di correlazione nella sorgente. Siccome molte quasar
esibiscono una elevata variabilita' (dal quarto d'ora alla settimana) si
deduce che la grandezza delle sorgenti e' relativamente contenuta e si
stima, seguendo modelli del disco di accrescimento,
quanto puo' essere: la massa del buco nero, (grossolanamente puoi pensare
alla relazione di Chandrasekar fra la massa ed il raggio), il red shift
intrinseco
e le varie componenti spettrali intrinseche al disco e dovute a riflessione,
etc.
Anche con le correzioni relativistiche risultava che c'era una sperequazione
impressionante fra l'intensita' della radiazione elettromagnetica nella zona
delle onde radio e la quantita' di energia che si osservava nel campo di
variabilita'
sugli X per esempio, a livello bolometrico, perche' dai singoli oggetti
attivi si
riesce a misurare poco. Una prima ipotesi fu: ci deve essere un meccanismo
legato
alla presenza di polveri che attenua la parte visibile ed X rispetto alla
parte
radio osservata. Questa e' ancora l'ipotesi piu' accreditata.
In verita' non c'e' una ragione precisa per credere che non siano possibili
altri fenomeni di localizzazione. In particolare non e' affatto scontato che
la variabilita' osservata sia da attribuire necessariamente alla sola zona
del disco di accrescimento ne' che la luce provenga dalla zona piu' attiva.
Se associato con ogni quasar fosse una coppia di getti asimmetrici
potrebbe ben verificarsi che osserviamo solo la variabilita' di una zona
circoscritta e relativamente lontana dalla regione piu' massiva del nucleo
galattico attivo. Ora negli ultimi anni questa possibilita' ha cominciato
ad entrare concretamente nella modellizzazione. Sappiamo gia' che per
stelle di neutroni si hanno grandi quantita' di campo magnetico intrappolato
che possono guidare la formazione di getti, sappiamo anche che per oggetti
estremamente massivi dobbiamo tener conto oltre che dei campi magnetici
dei campi di Lense-Thirring e che anisotropie di carattere gravitazionale
potrebbero essere importanti da considerare oltre quelle di carattere
elettromagnetico per quanto riguarda la componente ricombinata dei getti.
Per questo motivo stime del redshift intrinseco risultano
molto difficili nella generalita' dei casi. Questo perche', l'intensita' del
segnale
radio, che proviene dalle zone piu' distanti dalla sorgente visibile,
e' molto debole.Tuttavia il punto e' che i modelli
di disco di accrescimento, pure se nella ridda di ipotesi alternative che
si inseguono riguardo ai parametri costitutivi, prevedono correttamente
la grande ampiezza di banda dei nuclei galattici attivi prossimi,
sia che siano associati con candidati relitti di quasars, sia che non lo
siano.
Mentre la componente quasar rimaneva
piu' elusiva prima del successo incondizionato del modello asimmetrico.
Tuttavia se hai modo di andare a spulciare gli abstract della letteratura
scientifica che riguarda i nuclei galattici attivi, le stime della costante
di
Hubble, le stime del redshift intrinseco ti accorgi che esiste ancora una
grande quantita' di fatti che non hanno una interpretazione univoca.
In particolare non c'e' ancora una teoria certa che includa anche la
formazione
dei quasar nelle galassie lontane. Ad esempio, quest'uomo:
http://www.aas.org/publications/baas/v36n5/aas205/1534.htm
e' stato molto contestato. Ad ogni modo, allo stato dell'arte la risposta
alla domanda di Stefania potrebbe essere: i quasar sono ritenuti
effettivamente associati con la formazione di buchi neri molto massivi
nel centro di galassie in fase di formazione, in un tempo in cui la
densita' di materia era differente da oggi. Le dimensioni della parte
visibile dello spettro sono ritenute essere relativamente contenute per
via della elevata variabilita' nell'intensita'. Ma il fenomeno che si
ritiene
soggiacente alla formazione di queste sorgenti tanto intense trova luogo
sempre in una regione molto piu' estesa. Ovvero il quasar sarebbe solo
la punta dell'iceberg di enormi concentrazioni di materia. Questo quadro
e' altamente ipotetico e potrebbe subire drastiche revisioni.
> Saluti
>
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Received on Mon Feb 20 2006 - 12:49:50 CET