Re: Relatività ristretta: un dubbio

From: Valter Moretti <vmoretti2_at_hotmail.com>
Date: 23 Nov 2005 09:07:27 -0800

Ciao,

rimango sempre in parte d'accordo con te, ma capisco che
le diversit� di opinione sono anche dovute al fatto che veniamo
da esperienze personali diverse (almeno da quanto mi pare di aver
capito)

> Accade che al
>fortunato gli viene spiegata la meccanica classica fotografando la pallina
>che cade, o facendo scorrere un trenino sulla rotaia a cuscino d'aria
>(almeno cos� � stato fatto a me). Se invece di dire al ragazzo che anche il
>moto dei pianeti e delle galassie si basa su questi fatti (inesatto, qui si
>tratta di relativit� generale), gli si mostrano le trasformazioni di lorentz
>e gli si dice che la forza gravitazionale � una curvatura del continuo
>spazio-tempo in cui � immersa una massa, ed � per questo che si muovono i
>pianeti, questo poveraccio (ricordiamoci, in prima superiore) mander�
>accidenti al professore di fisica e si metter� a studiare solo Italiano ed
>Economia.

A me la meccanica classica l'anno spiegata a scuola con le palline,
i carrelli, gli stroboscopi , il marcatempo e tutto il resto.
Ma non hanno fatto molto effetto su di me. Anche perch� per es.
gli insegnanti che ho avuto non sono mai stati in grado di spiegarmi
cosa fosse un sistema di riferimento inerziale, senza incorrere in
palesi tautologie e avere poca chiarezza su queste cose fondamentali
mi faceva perdere la fiducia su tutto il resto.
Una delle cose che invece fece un effetto grandissimo
fu proprio l'equazione di Einstein:

R_ik - (1/2)R g_ik = G T_ik

che lessi su un libro (non scolastico, ma relativit� generale che mi
capit�
tra le mani in una libreria). C'era proprio scritto che quest'equazione
descrive
come la materia produce la deformazione del continuum spaziotempo
dando
luogo a quel fenomeno che noi chiamiamo gravit�. Poi il libro parlava
anche
del principio di Mach e dell'esperimento ideale del secchio di
Newton...

Tutto questo mi sembr� incredibilmente interessante,
ma maledettamente incomprensibile. Passai gli anni
successivi a cercare di capire il significato
di tutte quelle cose e del linguaggio matematico
necessario.

Se devo decidere "con l'accetta" su cosa mi ha spinto a laurearmi
in fisica ed andare oltre, devo dire che � stata quell'equazione
e molte altre cose che appresi investigando su quell'equazione,
inclusa la meccanica classica [significato di sitema di riferimento
inerziale
 ecc...] non i carrelli carrelli, le fotografie stroboscopiche e tutto
il resto.

Come ho gi� detto su un altro post, una delle maggiori difficolt�
che incontrai nella mia strada di curioso sono proprio state le idee
sbagliate che trovai nella cattiva divulgazione, quando non ero in
grado
di capire ancora i testi tecnici e non ero nemmeno in grado di capire
se i problemi di comprensione erano nel libro o nel mio modo di
ragionare.
Potrei fare un elenco di quesate idee "fasulle" che circolano ancora
ora sia nei libri che nelle trasmissioni televisive. E sono spesso
idee che riguardano concetti elementarissimi della fisica.
Per dirla con uno slogan: la maggior parte dei programmi divulgativi
di fisica che si vedono in TV non usa categorie newtoniane,
ma addirittura categorie aristoteliche. Il terzo pricipio di Newton
o la relativit� galileiana del moto sono concetti fantascientifici.

E' vero, hai perfettamente ragione a dire che i programmi come
quello di cui abbiamo discusso possono servire ad accendere
scintille iniziali, ma non servono a niente, per non dire che sono
deleteri, per chi ha gi� quella scintilla e non � ancora in grado di
procedere con le proprie gambe.

Inoltre, sar� un problema personale, per� quelle trasmissioni
si basano sempre di pi� su una "ideologia" della scienza,
la "scienza spettacolo" che � lontanissima dalla natura propria
della scienza e questo mi infastidisce tremendamente.

>stessa cosa, un divulgatore che insegna
>fisica a centinaia di migliaia di ascoltatori di un media, a mio parere, non
>deve assolutamente essere accusato, ma neanche criticato, per gli apparenti
>strafalcioni che commette. "Sono indispensabili per insegnare nei media".

Su questo dissento in generale. Come ascoltatore ho il diritto di
dire la mia: i media non sono un fine, sono un mezzo, la loro
natura non abolisce affatto i diritti del singolo spettatore.
Se uno si mette su un palco a "recitare", chi � nel pubblico ha il
diritto,
e in questo caso, dato che la RAI � un servizio pubblico, anche il
dovere di criticare se lo ritiene giusto (nei limiti della civit�).
Chi sale sul palco televisivo deve mettere in conto la possibilit�
di prendersi i pomodori ;-)


Ciao, Valter
Received on Wed Nov 23 2005 - 18:07:27 CET

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