Re: velocita' della luce

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Fri, 30 Sep 2005 21:05:30 +0200

marcofuics ha scritto:
> avrei molto piacere di leggere come introdurreste ad un ascoltatore,
> abbastanza sveglio ma ancorato al mondo classico, il concetto secondo
> cui la vel. della luce e' sempre la stessa!
Per quanto mi riguarda, il problema l'ho gia' affrontato.

http://www.df.unipi.it/~fabri/sagredo/aq.relat

in particolare la lez. 4.

> Diciamo cosi' : supponiamo che un giorno vi incontriate col
> Galilei........ e dopo una chiacchierata lui vi dicesse che state
> dicendo una cavolata... non puo' la luce avere sempre la stessa
> velocita'!!
Ci troverai anche una discussioncella proprio su questo punto :)

> Supponendo ( sempre per comodita' :-) ) che sia un viaggio
> nel tempo che v'abbia riportato al milleseicento, quindi l'unica cosa
> e' quella di riportare idee o congetture, nessuna possibilta' di
> operare sperimentalmente!??
Vedi le mie risposte che seguono.

Dico la verita': va bene che si fa per fare due chiacchiere, ma a me
questo thread fa venire in mente quel film (era "Non ci resta che
piangere"?) in cui Benigni e Troisi incontrano Leonardo :-))

dumbo ha scritto:
> potremmo dirgli che per individuare un evento ci vogliono non solo le
> tre coordinate spaziali x,y,z che dicono il "dove", ma anche un numero
> che dica il "quando" e introdurre cos� il concetto di coordinata
> temporale e quindi di spaziotempo a 4 dimensioni dotato (in analogia
> con lo spazio bi e tridimensionale) di una metrica e da tutto questo
> postulare ragionevolmente l'esistenza di una costante fondamentale c
> omogenea con una velocit� allo scopo di avere la coordinata tempo c t
> omogenea con le tre coordinate spaziali. Naturalmente sarebbe
> indispensabile spiegargli prima un minimo di geometria analitica ma
> grazie alla sua intelligenza afferrerebbe il concetto in un
> millisecondo.
Lo sai che G. ci era quasi arrivato?
Una volta, scorrendo dei fogli manoscritti che si trovano riprodotti
nell'ed. Nazionale, ho visto che aveva riportato la posizone di un
satellite di Giove a tempi diversi, mettendo le osizioni una sotto
l'altra, quindi con la posizione in ascissa e il tempo in ordinata.
Non ricordo con certezza, ma mi pare che le avesse anche congiunte a
formare una sinusoide...
Pero' da qui a pensare che G. afferrerebbe a botto argomenti teorici
come quelli che proponi, secondo me c'e' un abisso.

> Un' altra strada potrebbe essere quella di partire dal principio di
> relativit�, che lui conosceva benissimo (anche se non era proprio
> farina del suo sacco: ho letto che Giordano Bruno l'aveva enunciato
> prima di lui)...
... alcuno che e' dentro una nave gitta per dritto una pietra: quella
per la medesima linea ritornara' a basso, muovasi quanto si voglia la
nave, pur che non faccia de gl'inchini (G. Bruno, Dialoghi, p. 86-87).

Pero' non vorrei lanciarmi in una discussione sull'interpretazione di
brani come questo...

> ... e usare il teorema di Ignatowski, che Galileo capirebbe con
> pochissimo sforzo:
Sara'...

> Il guaio � che il teorema non dice nulla sul valore di c e lascia
> aperta la possibilit� che c sia infinito, nel qual caso la
> trasformazione trovata si riduce alla trasformazione classica x* = x -
> v t , t * = t (tempo assoluto).
Appunto.

> Per rendergli plausibile un c finito potremmo tentare un argomento
> estetico che certo non lo lascerebbe insensibile: la trasformazione di
> Lorentz � pi� " bella " di quella classica perch� pi� simmetrica (x e
> t sullo stesso piano).
Scusa se te lo dico, ma a me sembra enormemente antistorico quanto
stai dicendo...

Comunque l'OP ha citato Galileo (secondo me sbagliando) solo per fare
un esempio, ma e' ovvio che a lui interessava sapere che argomenti
porteremmo *oggi*.
Il suo errore (che e' anche il tuo, secondo me) e' di non vedere
quanto e' cambiato il modo di pensare, sia degli scienziati, ma anche
della gente comune, nel corso di quattro secoli.
Per quanto fosse intelligente, certo piu' di chiunque di noi, G. era
uomo del suo tempo, e che avesse dei precisi limiti si vede anche in
quello che ha fatto.
                                            

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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Fri Sep 30 2005 - 21:05:30 CEST

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