andrew ha scritto:
> ...
> ma in cosa libri moderni, come l'Amaldi o il Caforio Ferilli
> differiscano dal PSSC non l'ho ancora capito. Voglio dire, la fisica �
> sempre quella...o no?)
Mica vero.
Ti faccio un esempio. Quando io ero al liceo, nel nostro testo la
quantita' di moto era relegata in un paragrafetto, intitolato "impulso
di una forza e q. di moto".
Prova a guardare un testo dal PSSC in poi...
Ovviamente nella fisica classica non era cambiato niente, ma la
prospettiva era diversa: nella fisica moderna, spec. quella delle
interazioni fondamentali, le leggi di conervazione avevano acquisito
grande importanza, e il PSSC fu il primo libro che ne tenne conto a
livello didattico.
> Nonostante la matematica a livello elementare?
Si', confermo.
Ci sono delle idee, ti fa pensare.
> E adesso non esiste neanche una scuola superiore che adotti quel
> metodo, o qualche insegnante ha continuato comunque ad utilizzarlo?
Parlavo giorni fa con un insegnante, che mi diceva che secondo lui e'
adottato in ben poche scuole. Ma solo l'editore puo' avere dati certi.
Un altro insegnante invece mi ha detto che avrebbe voluto adottarlo, ma
i colleghi hanno bocciato la proposta e hanno adottato il Tipler.
D'altra parte bisogna pure riconoscere che non ha solo pregi... Per
es. e' giudizio comune che sia difficile studiarlo, perche' ci sono
lunghi discorsi da cui e' difficile capire quali sono i punti nodali.
Giorgio Pastore ha scritto:
> Ti ringrazio moltissimo per le informazioni che finalmente mi
> permettono di mettere a posto alcune tessere di un mosaico di cui
> avevo vari elementi slegati. Infatti io non ho avuto nessuna
> "esposizione" al PSSC alle superiori con l' unica eccezione di un film
> (se ricordo bene la traduzione era stata sponsorizzata dalla Esso).
Vero. E se ti capita di guardare i titoli di coda, ci troverai il mio
nome.
La traduzione l'avevo fatta io con due collaboratori.
Che fatica convincere i doppiatori a fare le pause giuste in relazione
al senso della frase, e non a come aprivano e chiudevano la bocca i
personaggi...
E' praticamente certo che avrai visto "Sistemi di riferimento": fu ed
e' ancora il grande successo tra quei film. Ce n'erano anche
altri molto belli, per es. quelli sulla legge di Coulomb.
Ma Mr. Hume a testa in giu', che invece era quello giusto, e altre
trovate del genere, hanno fatto epoca.
E per di piu' era un film di contenuto serio e profondo...
> Non ho mai conosciuto Amaldi ma, da conversazioni con chi lo ha
> conosciuto e avuto per docente, mi son fatto l' idea (sbagliata?) che
> non fosse un grande innovatore sul piano didattico.
Innovatore direi di no. Pero' gli va riconosciuto (insieme a Bernardini
(Gilberto)) di aver dato, subito dopo la guerra, un gran bello scossone
all'insegnamento universitario.
> Si' queste le avevo sentite "da sinistra". Ricordo Bruno Vitale che
> raccontava con sdegno le difficolta' ad adattare le impostazioni
> "culturali" del PSSC alla societa' cubana...
Gia', c'erano obiezioni di questo genere.
Bruno Vitale ... quanti anni sono che non mi e' piu' capitato di
vederlo...
> Beh questa mi sembra un' impostazione che poi ha preso piede e non
> solo per la fisica.
Mi sa che sei un po' ottimista...
Sicuramente qualcosa si e' mosso. Ma quante credi che siano le scuole
in Italia dove si fanno fare esperimenti ai ragazzi a gruppi di due
massimo tre?
Questo e' uno degli aspetti nei quali invece siamo tornati indietro,
se non altro per ragioni logistico/economiche.
I laboratori costano, prendono spazio, richiedono tecnici...
E come vengono usati i problemi?
> Interessante. Che questo spieghi perche' il corso di Fisica Generale I
> che ho seguito svariati anni fa (i docenti erano Ettore Pancini e
> Vittorio Silvestrini) comiciava con l' Ottica geometrica e ondulatoria
> per poi passare alla meccanica (e finire con termodinamica e un'
> introduzione all' elettromagnetismo) ?
Non saprei, potrebbe anche darsi.
Anche se all'universita' vedo meno la giustificazione.
> Ma la serie dell "Fisica di Berkeley" non era una specie di PSSC a
> livello universitario ? Quella la conosco abbastanza bene (un po' meno
> i volumi di laboratorio). Ho l' impresisone che mancasse di
> omogenizzazione (da quello che capisco il PSSC era molto meno
> disomogeneo). Ma anche quella mi sembrava un' esperienza da migliorare
> piu' che dimenticare...
I volumi di Berkeley hanno ciascuno il suo autore, e non sono tutti allo
stesso livello, mi pare.
Molti anni fa per un corso di Fisica II per matematici adottai il
secondo volume (mi pare fosse di Purcell) che mi piaceva.
Non direi che il primo volume fosse sullo stesso piano.
> Anche su questo mi interessa il tuo punto di vista. Temo pero' che
> nell' Italia del 2005 ci sarebbe bisogno di un progetto PSSC nuovo di
> zecca.
Giusto 5 anni fa, al congresso AIF tenni una relazione dal titolo "40
anni di PSSC".
Uno dei sottotitoli era: "perche' non era e non e' possibile un PSSC
italiano".
Il PSSC fu un'impresa grandiosa come impegno e dimensione del laovro,
con centinaua di persone coinvolte, capaci di lavorare per uno stesso
scopo e di arrivare alla meta in un tempo stretto.
Qui anche per attivita' piu' modeste (sempre nell'ambito della
didattica della fisica) ho sempre visto saltar fuori i personalismi,
la voglia di primeggiare, la scarsa considerazione delle ragioni e
degli interessi degli altri.
(E guarda che non mi voglio dipingere come immune da tutto questo:
temo che faccia parte del carattere nazionale...)
Per concludere: da alcuni insegnanti amici ho avuto le edizioni 2, 3,
4. La prima la conosco benissimo, quindi ora potrei mettermi a fare i
confronti. Si tratta solo di vedere se riesco a farlo senza spenderci
un anno :)
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Thu Aug 25 2005 - 21:04:54 CEST
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