"Elio Fabri" ha scritto:
....
> Andrea ha scritto:
>> Occhio che l'adiabatica � irreversibile...
> Occhio tu, Andrea...
>
>> ...
>> Per cui non vale la formula che hai citato.
>> Invece puoi usare il primo principio della termodinamica e calcolare
>> il lavoro richiesto come differenza fra il calore scambiato e la
>> variazione di energia interna, calcolando tali termini lungo le altre
>> due trasformazioni, che essendo reversibili non danno alcun problema.
> Ecco: il solo pregio del tuo intervento e' che mi ha fatto capire come
> ha ragionato l'autore del problema.
> Bel somaro! (non lo dico di te, ma di quello che dovrebbe essere un
> professore :-< ).
>
> Proprio per il primo principio, lungo un'adiabatico, reversibile o no,
> il lavoro e' sempre uguale alla variazione di energia interna.
> E dato che questa dipende solo dalla temperatura, e le due temperature
> iniziale e finale sono date...
>
> Giorgio Bibbiani ha scritto:
>> ...
>> No perche' la trasformazione e' (sarebbe) irreversibile, e quel valore
>> costituisce solo un limite superiore al lavoro eseguito dal gas.
> Eccome un altro...
Eccome qua! :-)
Ho gia provato a motivare la mia posizione nella risposta a Enrico Smargiassi
ma vedo che non e' stata ancora pubblicata e provo a ripeterla adesso.
Il primo principio della termodinamica si esprime per una trasformazione
finita di un sistema termodinamico S nella forma
1) Q = deltaU + L,
ove Q e' il calore assorbito dal sistema, deltaU la sua variazione di
energia interna, L il lavoro eseguito da S sull'ambiente esterno
(ho scelto per comodita' questa convenzione sul significato di L).
In realta' questo principio non e' altro che un caso particolare del piu' generale
principio di conservazione dell'energia, applicato al caso di sistemi termodinamici,
e vale nell'ipotesi che le uniche modalita' di scambio di energia del sistema S con
l'ambiente esterno siano calore e lavoro, se accade invece che S possa
scambiare energia sotto altre forme allora bisogna aggiungere a 1) dei termini
corrispondenti.
Ritornando al problema, se la trasformazione adiabatica (Q = 0 J) di S e'
irreversibile (cioe' una trasformazione reale) allora saranno inevitabilmente
presenti fenomeni dissipativi che chiamiamo in generale attriti, e il sistema
S nel corso della espansione adiabatica cedera' energia all'ambiente esterno
a causa dell'attrito, questo scambio di energia non corrisponde ne' a calore
ne' a lavoro, e quindi comporta l'inserimento di un termine aggiuntivo nella
espressione 1) tale che il lavoro eseguito dal sistema sull'ambiente esterno
risultera' minore dell'opposto della variazione della sua energia interna -deltaU.
In soldoni, se la trasformazione e' irreversibile riusciamo a "spremere" dal
sistema un lavoro minore di quello massimo teorico.
>> Comunque questo problema e' totalmente sballato e inconsistente anche
>> relativamente ai valori numerici, non vale la pena di perderci tempo.
> Questo dovresti spiegarlo, se ci riesci...
Ci provo :-)
Totalmente sballato:
perche' tutte le informazioni sulla trasformazione isobara e sulla trasformazione
isocora in ogni caso non servono a nulla.
Inconsistente:
perche' se fai i conti con i dati del problema vedi che due stati possibili di equilibrio
del gas devono essere:
stato A: V = VA, p = 0.91 atm, t = 76 �C
stato alla fine dell'isobara e prima dell'isocora: V = VA, p = 0.18 atm, t = 15 �C
e questi valori numerici sono chiaramente incompatibili tra loro se il gas e' ideale.
> Non aggiungo commenti, ma ve li potete immaginare.
Immagino, immagino... :-)
Ciao
--
Giorgio Bibbiani
Received on Sat Jul 09 2005 - 09:22:32 CEST