Re: Principio di Heisenberg

From: Tetis <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Thu, 07 Jul 2005 11:35:47 GMT

                    Il 06 Lug 2005, 21:19, Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it> ha scritto:

> Tetis ha scritto:
> > ...
> > E cosa ne sappiamo di come si svolgono le cose a scale sempre piu'
> > piccole? Siamo forse capaci di diventare piccoli quanto vogliamo? Non
> > siamo forse limitati nella nostra complessita' man mano che diventiamo
> > piu' piccoli?
> >
> > Non sappiamo quasi nulla della natura. Noi fingiamo analogicamente una
> > natura che non esiste, e' questo il senso delle astrazioni.
> > ...


> In linea di principio non sappiamo niente.

No sappiamo un sacco di cose. Il punto e' che
quel che sappiamo, pensiamo, facciamo e' una
parte della natura. Non tutto.

> Pero' quelle nostre
> finzioni e astrazioni in fin dei conti _funzionano_!

Anche gli orologi spesso funzionano, ma non per questo
li chiamiamo tempo.

> E visto che "the proof of the pudding is in the eating" :-))

E che fa avrei studiato fisica e mi sarei sottoposto a tutti i
laboratori, gli eserciziari, gli esami, se avessi pensato il
contrario? Le due frasi che hai estrapolate vanno intese
cum grano salis come un invito a coltivare sempre il dubbio
sistematico nei confronti di cio' che gli uomini pensano del
mondo in cui vivono, anche quando agiscono entro schemi
piu' precisi e controllati di quello a cui devono essere avvezzi
per gli scopi della vita quotidiana, ed infine come un invito a non
credere che il fatto che un modello sia efficace, che una teoria
sia predittiva, autorizzi a sostituire o delimitare l'esperienza ai
soli campi predicibili. Agendo al contrario si potrebbe verificare che
sopravvalutanto il funzionamento della scienza, e la sua attitudine
mimetica, ad un mondo di integralismi si oppone un
altro integralismo, quello della verita' scientifica, che puo' essere
un riferimento importante, che costituisce una bussola, che puo'
essere un prezioso strumento nella difesa dagli estremismi e
dagli eccessi di fanatismo, ma che non puo' sostituirsi
all'esperienza ed alla luce diretta della scelta che ne costituisce
il fondamento.

Cio' premesso rispondo alla tua premessa:

> Mi limito a estrarre queste due frasi, che a mio giudizio indicano una
> posizione estremistica.
 
Questo si e' verificato, ipotizzo, perche' hai dato un'interpretazione
estremistica ad una posizione che nasce dal buon senso.
In particolare si verifica cio' se si da' un senso positivo alla locuzione
"esistenza oggettiva" e negativo alla parola "finzione" ed alla
demarcazione di "inesistenza" di un'astrazione.

Dire che un'astrazione non esiste non vieta che ne esistano tutte
le sue interpretazioni e che queste esistano le une in relazione alle
altre e che forniscano una base sociale per la conoscenza, ne' che
questa conoscenza sia efficiente nel relazionare gli uomini con il
resto dell'esistente. Al contrario avere presente il fatto che un'astrazione
si esplica in un tessuto vivo di una o piu' persone e' esattamente cio' che
costruisce e costituisce il valore di un'idea e le rende spessore, le
conferisce
levatura metafisica, e questo anche quando si tratti sia pure di una sola
persona e della sua interpretazione e del suo pensiero, e delle azioni
concrete
che ne conseguono.

Fingere analogicamente e' un gesto umano nel quale si cela qualcosa
di immenso, c'e' tutta la storia dell'universo alle spalle di quel semplice
e
quotidiano gesto che e' l'imitazione, l'immedesimazione, la mimesi. Ma
credere che nel mondo tutto sia mimesi e ripetizione oltre che essere,
fino a prova contraria, un inganno potrebbe dar luogo ad un pericoloso
fanatismo. Gli uomini ed il loro mondo, vivono, evolvono, cambiano,
scelgono e per necessita' vivono, muoiono in qualcosa di immenso
che li avvolge e ne supera i limiti.

Allora anche l'idea di "esistenza oggettiva" e' una parzialita':
un'astrazione ed
un canovaccio su cui basiamo una mimetica interpretazione dell'esistente,
una scelta efficace di interpretazione di alcuni aspetti del vissuto.
Anteporre
pero' l'esistente oggettivo al vissuto puo' diventare una violenza, quella
si'
estremistica, quando nega a priori la mutevolezza dell'esperienza e il suo,
fino a prova contraria, carattere di unicita' ed irripetibilita'.

> ------------------------------
> Elio Fabri
> Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
> ------------------------------
>
          

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Received on Thu Jul 07 2005 - 13:35:47 CEST

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Fri Nov 08 2024 - 05:10:19 CET