Il 02 Lug 2005, 17:27, "Alex" <perceval_it_at_katamail.com> ha scritto:
> Tre domande semplici semplici :-)
>
> 1) qual � il meccanismo in virt� del quale un sensore di fotoni ha una
> spiccata sensibilit� verso certe lunghezze d'onda e non verso altre?
In una parola risonanza. Articolando un poco e facendo riferimento
al carattere ondulatorio del campo elettromagnetico e della materia
"interferenza costruttiva". Quello che in soldoni succede e' che viene
cambiato lo stato di moto di un sistema legato, o non legato. Ad esempio
nell'effetto Compton la luce cede una parte del suo impulso ad un elettrone
cambiando la propria frequenza e la lunghezza d'onda dell'elettrone.
La frequenza Compton e' la frequenza di De Broglie che possiamo
assegnare ad un elettrone. In termini tecnici esiste una corrente conservata
associata ad un'accoppiamento fra il campo ondulatorio che descrive gli
elettroni ed il campo ondulatorio che descrive i fotoni. Il trasferimento di
energia allora non avviene in modo indiscriminato, ma ha maggiore
probabilita'
quando particolari condizioni di risonanza o di accordo risultano verificate
fra i modi di oscillazione del campo elettromagnetico rispetto al campo
di materia.
> 2) Pensiamo a tutta la luce che entra in una stanza, a quella che entra in
> un occhio, ecc ecc: dove va a finire? Parlo di quella che non viene
riflessa
> riuscendosene fuori. Ovviamente un po' rimbalza a destra e a manca, un po'
> viene assorbita: il punto di arrivo qual �: il calore?
I principali canali dissipativi previsti dallo schema quanto-meccanico sono:
produzione di fotoni a frequenze non visibili ed eccitazione di modi
vibrazionali
nella materia, nonche' processi fotochimici, trasferimento di carica e
reazioni
dissociative o associative. Se questi modi di trasformazione dell'energia
sono in
equilibrio termodinamico, o nei pressi di uno stato di equilibrio
termodinamico
ha senso parlare di temperatura ed energia termica.
> 3) mi sembra che l'occhio sia sensibile piuttosto alla potenza della luce
> che alla sua energia. Al contrario per un CCD. E' corretta come
intuizione?
> L'occhio al passare del tempo non da sovraesposizione :-)!
Dipende dai tempi di integrazione e dalle funzioni di risposta.
L"occhio e' un rivelatore estremamente piu' complesso da questo
punti di vista rispetto ad una CCD, che comunque puoi usare sia
come misuratore di intensita', ovvero potenza della sorgente ottica,
sia come misuratore dell'integrale di questa intensita'. Ma direi che
principalmente una CCD e' sensibile al numero di fotoni per unita'
di tempo a cui associa una corrente, ovvero alla potenza. Esistono
delle soglie che dipendono dalla corrente che riesci a misurare,
ma essenzialmente una corrente viene prodotta sempre. Per un
occhio la situazione e' differente, e meno conosciuta. Esiste una
molteplicita' di soglie legate al fatto che alcuni effetti fotochimici
richiedono una gerarchia di altri processi per essere prodotti.
Ma la situazione e' complicata dal fatto che questi processi possono
essere attivanti o inibenti. In modo che l'occhio e' sensibile ad esempio
alle variazioni cromatiche e non solo all'istante cromatico.
esiste un meccanismo biologico, sensibile alla luce, in grado di trasformare
la radiazione in una serie di prodotti chimici, suscettibili di essere
elaborati dal cervello e trasformati in sensazioni visive. Tale sistema
di recettori biologici � � stato scoperto - ha sede sulla retina, cio� su
quella complessa membrana che tappezza la parete interna posteriore
dell'occhio. Si tratta di due tipi di recettori: i coni e i bastoncelli.
Ciascun
tipo, quando stimolato dalla radiazione elettromagnetica, produce
un particolare pigmento � la iodopsina i coni e la rodopsina i
bastoncelli � che d� l'avvio ad una serie di reazioni chimiche e
stimolazioni nervose, il cui esito finale � la percezione di luci e colori.
Chissa' se e' quello che volevi sapere.
> Grazie
>
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Received on Mon Jul 04 2005 - 15:48:10 CEST