Re: Temperatura massima raggiunta bruciando "qualcosa"

From: Soviet_Mario <SovietMario_at_CCCP.MIR>
Date: Thu, 19 Sep 2019 11:44:10 +0200

On 18/09/2019 18:14, Gino Di Ruberto IK8QQM - K8QQM wrote:
> Il giorno mercoledì 18 settembre 2019 17:36:02 UTC+2, Soviet_Mario ha scritto:
> tranne una
>
>> (che, anni fa, dalla
>> scandinavia, "accettavano" (dietro compenso ?)
>
> Ciao.
>

> Sì, proprio così, ancora oggi! Un lauto compenso! E così passa il messaggio, da "veri" ambientalisti, che non sono stati costruiti termovalorizzatori, perché "dobbiamo pensare alla differenziata!" salvo poi termovalorizzare all'estero! Bella coerenza e bella demagogia!

cmq tutto parte dal fatto che anche nel migliore degli
scenari "mentono" alla gente per non scoraggiarla.
Il "riciclo" della plastica e gomma è una di quelle aree
dove la discrepanza tra la narrazione (e il comune sentire)
e la realtà è più marcata e dolente.

Perché nessun politico o divulgatore puo' sperare di ficcare
nelle zucche cosa l* plastic* sia o non sia realmente
e peggio ancora cosa siano i "compositi" e che dannato
problema inaggirabile costituiscano.

li usiamo sempre più per : abbassare costi e pesi e dare
l'illusione di minore spreco, ma imho è un vicolo cieco
produrre una cosa che pesi la metà ma non possa essere
riciclata è davvero (già a medio termine) vantaggioso che
produrre lo stesso oggetto di massa doppia ma riciclabile al
100% indefinitamente ? Imho NO, proprio NO.
E' che tutto il sistema non ragiona mai a lungo termine
neppure quando affronta dove il lungo termine sarebbe in
teoria il fine più alto. Il risparmio è sempre quello
immediato (perché di fatto l'unica logica è il profitto, e
solo in subordine, tutto il resto, messo insieme, e da tale
premessa non si va lontano)

>
>
> È chiaro che la racccolta differenziata deve essere tassativamente la _priorità assoluta_,

si, ma è utile, con le tipologie di produzioni odierne, solo
se cmq alla fine c'è lo stadio finale dell'incenerimento per
la gran parte della roba

> ma, che ci piaccia o no, esistono rifiuti non differenziabili

concordo totalmente, perché produrre beni caratterizzati da
un fine-vita felice è l'ultima delle preoccupazioni sia di
chi produce che di chi compra.
Esistono singoli casi di riciclo effettivo, lodevolissimi, e
cmq incompleti.
Es. classico : la gomma per pneumatici, un coacervo di
polimeri irrecuperabili frammisti a fibre di armatura di
qualsiasi natura immaginabile. Si fa un primo riciclo
triturandoli e fondendoli insieme al bitume per asfalto (con
grosso miglioramento dell'elasticità dell'asfalto stesso).
Ma si può considerare una filiera chiusa ? NO ! dopo la fase
"primo" asfalto GAME OVER. Quando dopo 10 o 20 anni dovranno
riasfaltare, una raspatrice sgretolerà quello vecchio e
diventerà un FALSO inerte da smaltire da qualche parte

Ora il odio il vetro per ragioni svariate e banali, ma con
dei cocci di vetro recuperati si può ricreare roba in vetro
ALL'INFINITO, non riusare una singola volta con un utilizzo
declassato.

E questo vale per il PET delle bottiglie. Un riciclo
gonfiato da eco-balle (nel senso di bugie) che glissa sul
fatto che la resina recuperata debba essere una frazione non
maggioritaria in articoli dello stesso tipo dell'originale,
e che cmq un PET dopo alcuni ricicli (POCHI, non tanti) ha
cmq delle performance così ridimensionate che o va
declassato a "riempitivo" da qualche parte, o andrebbe
depolimerizzato (cosa che si farà se e solo qualora i
monomeri vergini costassero di più di quelli da riciclo), o
bruciato

anche carta e cartone si un po' sono ricuperabili (per pochi
usi e in percentuale ridotta per ciascun ciclo) : in realtà
della carta buona e usabile si avvale molto più degli
"stracci" (specie cotone e altre fibre vegetali) che non
della carta e cartone : perché carta e cartone sono pure
essi dei compositi. Sono già precaricati con minerali e
altri additivi e ritriturando la lunghezza delle fibre si
riduce e si ottiene poi una carta con resistenza bassa che
si sfalda con niente. Gli stracci invece hanno una bella
fibra lunga e al netto dei colori non hanno cariche minerali
(come carbonato di calcio o silice colloidale o TiO2 e
quant'altro)

sostanzialmente non abbiamo mai creato filiere chiuse e
rinnovabili pari al vetro, riciclabilità totale e indefinita.

Ci si avvicinano un po', con reintegro non molto oneroso,
quella di Alluminio e Acciaio (e rame e altri metalli).
Serve reintegrare la parte ossidata, ma sempre meno che i
minerali di partenza.

Il legno è un buon materiale che, per quanto non
riciclabile, ha un fine vita già previsto e poco impattante
qualsiasi cosa si decida di farne (o bruciarlo,
pellettizzarlo, o persino lasciarlo marcire : esiste già una
adeguata varietà e abbondanza di decompositori che in tempi
non biblici lo smonta e dissolve, a patto di non impregnarlo
eccessivamente con preservanti)

Ora il problema dei costi dovrebbe quindi venire corretto da
meccanismi POLITICI di ricalibrazione tramite sconti e
penalità, in modo da favorire l'uso di merci con una filiera
davvero sostenibile a lungo termine, o chiusa o quantomeno
compatibile.

La carta, resa adesiva, inchiostrata, magari cerata o
plastificata, è un sistema del menga da cui si recupera poco
o niente. Tira per il fatto che è leggera e poco costosa e
facile da "brandizzare", ma insomma sono logiche che vanno
superate

> e la demagogia non porta da nessuna parte.

eh ... vero. E manco le capacità di autoregolazione del
libero mercato non portano da nessuna parte, perché in fin
dei conti la stragrande parte di chi compra vuole la cosa
più economica e/o esteticamente pregevole, e non
premia/punisce in funzione della migliore gestione del fine
vita di un prodotto

> (Se ricordi la nostra discussione del 2012, non sono nemmeno un sostenitore dei termovalorizzatori ma delle torce al plasma.)

purtroppo no, se me trovi e linki magari la rileggo, per
capire se ho cambiato idea o meno, mi incuriosisce la cosa :)

>
>> cosa significano queste sigle ? Cosa è un callsign ?
>
>

> Sono radioamatore. :-) Ho una sigla (nominativo) assegnata dal Dipartimento delle Poste e Telecomunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico e un "callsign" assegnato da analogo ente statunitense. :-)
> L'ultimo numero (222...) è un mio codice identificativo come utente di un particolare sistema radio digitale. Ciao.

capito, non volevo impicciarmi eh :)

> --
> Gino Di Ruberto, IK8QQM
> (american callsign K8QQM),
> ID DMR: 2228273
>


-- 
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
Received on Thu Sep 19 2019 - 11:44:10 CEST

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