Re: Fisica- Conoscenza- Divulgazione
"Franco" <englishenglish_at_tin.it> wrote in message
news:HUs8e.1247985$35.45827738_at_news4.tin.it...
SNIP
> Sostanzialmente la fisica ha sostituito la filosofia. Questo NON significa
> che la fisica sia diventata filosofia, ma ne ha ereditato i quesiti
> fondamentali.
SNIP
> E' per questo motivo che lo studio della fisica � divenuto talmente
> centrale che la Scuola ne dovr� prendere atto.
> Ma ormai siamo ad una svolta. E cio� non possiamo pi� fondare la nostra
> "cultura" sul sapere umanistico. Il sapere umanistico nella nostra societ�
> non funziona sia perch� provoca una carenza di "intelletti" preparati per
> la ricerca e quindi lo sviluppo del paese, sia perh� la cultura non � pi�
> umanistica.
>
> Ma attenzione!
> NON bisogna compiere assolutamente l'errore opposto. Ovvero quello di
> pensare alla cultura umanistica come a un qualcosa di inutile. Molto
> semplicemente le due culture devono essere integrate in modo solido.
> Personalmente non mi sento n� una persona votata per il sapere scientifico
> e neppure una persona votata per il sapere umanistico, mi sento una
> persona votata per il "sapere" e basta e la distinzione che opero � solo
> di comodo perch� ormai d'uso.
>
> La scollatura tra una preparazione di base che vede troppo latino, greco,
> storia dell'arte, letterature ecc. e poca cultura scientifica, � una
> preparazione carente. Cos� come � carente la preparazione di un ITIS per
> es. che (come detto sopra) fonda la sua ragion d'essere su una cultura
> matematizzata.
>
Il commento che mi sento di fare su questi stralci che, mi sembra, puntino
al cuore del problema, e' che, nel corso della scuola media superiore,
occorre equilibrare tra loro le varie discipline piu' che gerarchizzarle,
ma, sopratutto, insegnarle bene.
Equilibrarle tra loro significa consentire di trasmettere cio' che ogni
disciplina e' in grado di costruire e mi riferisco sostanzialmente a metodo
e fruizione dei risultati.
Innanzi tutto scrivere in italiano, non solo corretto, ma anche efficace
almeno dal punto di vista della comunicazione, dovrebbe essere garantito
dalla scuola media superiore e sappiamo bene quanto ne siamo lontani. Senza
una capacita' di comunicare efficacemente, anche le altre discipline fanno
fatica a farsi strada. Se poi il possesso pieno della lingua madre consente
la gratificante fruizione dei capolavori letterari, lo scopo di una buona
scuola, in questo campo, mi sembra raggiunto. E' probabile che, cosi'
facendo, gli accaniti spettatori della TV spazzatura diminuiscano
numericamente con benefici effetti attraverso la famigerata "audience" sulla
qualita' dei programmi stessi. E' probabile inoltre che diminuisca l'attuale
piattezza di linguaggio dovuta sopratutto alla poverta' lessicale e quindi
all'uso continuo di termini generici e poco significativi o che si prestano
a inevitabili equivoci. Anche qui il mondo politico e' cattivo maestro.
Possedere con sufficiente padronanza una o piu' lingue straniere o
affacciarsi al mondo classico nella lingua originale anche senza alcuna
velleita' di specializzazione (siamo al liceo) consente non solo di
comunicare con persone di nazionalita' diversa, ma anche e sopratutto di
aprire la mente verso la "diversita'" che diventa cosi' arricchente invece
che da temersi.
La storia insegnata con metodo "critico", anche se semplificato, consente di
raggiungere livelli di "indipendenza di pensiero" che lo studio "mnemonico",
cosi' come quello "antimnemonico" cioe' pressoche' nullo, non consentono.
Tra l'altro, uno studio "critico" della storia e' stimolantemente vicino al
metodo scientifico e il confronto tra i diversi metodi delle diverse
discipline e', a mio avviso, quanto di piu' formativo si possa immaginare.
Altrettanto dicasi per la filosofia. Qui il discorso si fa ancor piu'
complicato per le implicazioni dirette che questa disciplina ha avuto con
tutte le altre discipline nel corso dei secoli e mi astengo da approfondire
oltre per incompetenza. Mi limito a sottolineare la enorme importanza di una
materia che costituisce per sua natura una specie di collante di tutte le
altre.
Discipline come musica, economia, diritto, e chissa' quant'altre, da sempre
le cenerentole (per non dire le grandi assenti) della formazione scolastica
italiana, dovrebbero accrescere la loro presenza. Si affinerebbe il gusto
musicale, si avrebbe coscienza di quel gran monumento di intelligenza e di
esperienza accumulata nei secoli che e' il diritto e di come questo consenta
a milioni di individui di vivere uno accanto all'altro senza scannarsi, ma,
anzi, arrichendosi vicendevolmente.
Una conoscenza ridotta, ma non superficiale di materie diverse non solo
costituisce cultura in se', ma consente anche di individuare meglio le
proprie inclinazioni. Si avrebbero meno ragazzi che arrivano alla fine del
liceo senza la piu' pallida idea di dove proseguire, si ridurrebero altresi'
le mode effimere di alcune facolta' che letteralmente esplodono in
determinati periodi come successe a legge dopo tangentopoli.
Anche l'insegnamento delle scienze piu' o meno esatte, a livello di liceo,
dovrebbe trasmettere essenzialmente il "metodo" oltre ovviamente alle
nozioni basilari senza le quali il "metodo" non puo' neppure essere
presentato. Queste discipline, col loro intrinseco rigore, consentono di
fabbricare un solido baluardo contro il mondo di "parolai" tipico della
cultura italiana, con la loro "oggettivita'", relativa quanto si vuole, ma
comunque superiore a quella delle discipline umanistiche, insegnerebbero la
necessita' di verificare ogni affermazione, mostrerebbero quanto sia
faticosa la ricerca di una "verita'" e quanto la parola verita' sia sempre
soggetta a revisioni, insegnerebbero quella meravigliosa "umilta'", quella
vera, che consiste della continua consapevolezza della facilita' di cadere
in errore e dell'opportunita' di mettere spesso in discussione quello che si
da per scontato. Quando penso al mondo politico italiano, vedo quanto
possano invece i parolai. Una buona cultura scientifica di base potrebbe
quindi addirittura aiutare il processo democratico (ancora molto incompiuto
nel nostro paese) costringendo dalla base i politici a essere un po' meno
cialtroni degli attuali. Ma il beneficio maggiore lo otterrebbero proprio
gli umanisti che oggi sono, scientificamente parlando, praticamente
analfabeti. Immagino la loro frustrazione essendogli capitato di vivere in
un mondo dove scienza e tecnologia hanno assunto un importanza
inimmaginabile uno o due secoli fa.
Ogni disciplina puo' dare il suo contributo alla formazione di un giovane.
Tanto piu' variate saranno le discipline, tanto piu' la mente si aprira',
tanto piu' la scelta del corso universitaria sara' consapevole, tanto piu',
finiti gli studi, avremo un cittadino pronto a vivere un un mondo complesso
e mutevole come non mai.
Certo, obiettivi di questo genere non passano attraverso leggi, decreti di
riforma, programmi ministeriali, circolar e regolamenti. Passano invece
attraverso le schiere di un corpo docente colto, motivato, gratificato. Da
troppi anni, invece, chi insegna nella scuola media o elementare viene
considerato "uno che non ce l'ha fatta", un po' perche' in molti casi e'
vero, un po' perche', in un mondo culturalmente immiserito, chi propaga la
cultura viene considerato inutile o quasi. L'importante e' che rilasci
l'agognata "patente" senza pretendere troppo. Chi ancora si impegna cercando
di insegnare davvero ha vita sempre piu' difficile sia da parte dei genitori
dei ragazzi sia da parte dei colleghi, perche' "crea problemi". Forse gli
unici che lo gratificano (talvolta) sono proprio i ragazzi quando sentono
arrivare qualcosa che vale.
Insomma, nonostante capisca e approvi l'importanza di tutte le discipline,
io metterei ancora come disciplina centrale il buon insegnamento della
lingua madre. Ma sopratutto la reclutazione di un corpo insegnante degno di
un paese avanzato. Con tutta la piu' rispettosa gratitudine alla numerosa
minoranza che gia' lo e'.
Saluti
Mino Saccone
Received on Mon Apr 18 2005 - 19:24:57 CEST
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