Re: azione reazione?

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Thu, 24 Mar 2005 21:21:34 +0100

Franco ha scritto:
> Aggiungo qualcosa a quello che � gia stato detto da Govny e Luciano.
E lo chiami "qualcosa"? : -))
A parte la prolissita', ci sono alcune cose che debbo segnalare,
perche' non mi pare il caso di passarle sotto silenzio.

> Il terzo principio della dinamica viene trattato in modo
> approfondito nella dinamica dei sistemi, e possiamo anche enunciarlo
> come segue: " in un sistema di riferimento inerziale, la quantit� di
> moto totale e il momento angolare totale rispetto a un polo fisso di
> un sistema materiale libero si conservano".
Sebbene quello che dici segua dal terzo principio, non e' equivalente
in generale.

Pensa ad es. al caso di un sistema formato di 3 punti materiali: ci
sono 6 forze interne, e il terzo princpio dice che sono opposte due a
due, cioe' ti da' 3 equazioni vettoriali.
Annullando risultante e momento di eq. vettoriali ne trovi soltanto
due.
Per n corpi (n>3) va sempre peggio...

> Si nota quindi che la forza che viene esercitata dalla molla si
> distribuisce equamente su tutti e due i cubi.
No. La forza *non si distribuisce (anche perche' le forze sono due, e
tra loro opposte..)
Se la molla nei due casi e' stata compressa poniamo di 10 cm, la forza
inizialmente agente su ciscuno dei due cubi e' poniamo di 20 N.
Nel primo esempio avresti avuto, per un'uguale compressione, uguale
forza sull'unico cubo.

> Quindi ne possiamo dedurre che ad ogni azione deve risultare una
> reazione uguale e contraria.
Dedurre?

> Nel caso del cubo sulla parete non si nota lo spostamento della
> parete, ma si nota che il cubo va pi� lontano! Cio� si nota che nella
> prima esperienza(cubo con molla s contro la parete) il cubo viene
> lanciato pi� lontano. Questo significa che la parete ha "reagito" in
> modo uguale e contrario. Solo che noi NON lo notiamo.
> Nel caso dei due cubi, non solo si nota che c'� una reazione uguale e
> contraria ma si nota anche che lo spostamento � inferiore(perch� la
> molla ha dovuto spingere anche l'altro cubo).
Con questo discorso, lasci credere (e penso lo creda tu stesso) che
davvero la forza si "ripartisce", ossia l'unica forza che agisce sul
cubo unico, nel secondo caso si divida a meta': una meta' per ciascun
cubo.
Niente di piu' falso.
E' vero che il cubo unico va piu' lontano (meglio, che acquista una
velocita' maggiore). Ma la ragione e' un'altra, e ora, con un pizzico
di malignita', o per creare adeguata suspense :) non la dico...

> A mio parere, da un punto di vista didattico per far comprendere bene
> questo terzo principio, bisogna insistere molto su "cosa" produce il
> moto. Cio� "cosa" � che produce la forza, quale � il dispositivo che
> produce la forza.
Ahi ahi, signor Franco.... (direbbe Mike Bongionro).
Ma non stavano parlando del terzo principio?
Non dovremmo avere *due* corpi che esercitano una forza uno sull'altro?
E allora la molla (con la "sua forza) che c'incastra? (Di Pietro)

> Se proprio si vuole vedere una reazione pi� evidente, basta che il
> gemello in moto urti una tenda elastica cos� da vedere che la quantit�
> di moto viene ceduta alle molle che la "ridanno" al gemello che verr�
> spinto indietro. In questo caso la reazione � evidente.
La q. di moto ceduta alle molle?
Cioe' le molle quando il genello si ferma hanno la q. dimoto che prima
aveva lui?
Dove l'hanno nascosta?
Sigh...

> Sostanzialmente bisogna abituarsi a pensare al fatto che quando si
> applica una forza ad un corpo si incontra sempre una resistenza, e
> quella resistenza � la "reazione". E pi� � intensa la forza applicata,
> cio� pi� � intensa la azione, pi� sar� intensa la "reazione".
> Il fatto che sia di verso opposto � facilmente intuibile, ma il fatto
> che sia di pari intensit�(cio� dello stesso modulo) non � sempre
> evidente. Ma c'� sempre, in ogni caso. E bisogna imparare a "vederla"
> nel fatto che qualcosa "resiste" a quella forza che "agisce".
Non mi piace punto questa presentazione "antropomorfica".
C'e' chi "applica" e chi "resiste"...
Ma secondo te, tra la Terra e la Luna, chi e' che applica e chi e'
che resiste?
Che senso ha codesto linguaggio?
C'e' semplicemente una *interazione*, nella quale nascono
*simultaneamente* due forze. Nessuna viene prima dell'altra, nessuna
e' causa dell'altra.

> Ovviamente nella esperienza quotidiana noi sperimentiamo il fatto che
> pi� spingiamo e pi� la resistenza viene a ridursi. Ma questo �
> sbagliato!
Sperimentiamo ma e' sbagliato???

> E' vero che il corpo si muove di pi�, ma noi stiamo mettendo pi�
> energia. E questa maggiore energia che dobbiamo mettere � dovuta al
> fatto che il corpo "resiste".
Per favore! Adesso ci mancava anche l'energia, a confondere il
quadro...

Tornando ai due gemelli, di cui uno dei due spinge l'altro flettendo le
braccia, dobbiamo capire che pi� mette forza nel flettere le braccia, cio�
pi� lo spinge con forza e pi� verr� esso stesso spinto indietro con
maggiore
intensit�.

> Ed Elio Fabri si � adoperato in continuazione per mettere in evidenza
> questo aspetto, tutte le volte che ha detto: non � tanto un problema
> matematico ma un problema di "fisica".
>
> Intuire la matematizzazione non � cosa facile, ma anche intuire il
> problema "fisico" non � facile, e questo lo vediamo con la Relativit�
> in particolare.
Gia'. Ne hai data un'ottima dimostrazione :-))
                                      
                                      
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Thu Mar 24 2005 - 21:21:34 CET

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