Re: Gravità: l’analogia “Spaziotempo curvo // Piano elastico deformato dalla massa”

From: Soviet_Mario <SovietMario_at_CCCP.MIR>
Date: Mon, 16 Dec 2019 18:41:29 +0100

On 16/12/19 12:15, Elio Fabri wrote:
> Impossibile seguire tutta la discussione. Quindi debbo
> limitarmui a
> sintetizzare il mio punto di vista su alcuni dei punti toccati.
>
> 1. Non credo che si possa asserire in generale che una
> grandezza fisica
> è definita dallo strumento di misura.
> In alcuni casi è vero, in altri una grandezza acquista senso
> in un
> complesso schema teorico, in altri è profondamente radicata
> nell'esperienza comune, da cui viene "distillata" una teoria
> e un
> concetto.
>
> 2. Nel caso del tempo direi che siamo nel terzo caso.
> Mi pare abbiate sottovalutato (non proprio trascurato)
> l'enorme peso
> che hanno su tutti gli esseri viventi sulla Terra (piante
> incluse,
> figurarsi gli animali) l'avvicendarsi giorno/notte e il
> ciclo delle
> stagioni.
> La specie Homo sapiens si è quindi evoluta con questo
> bagaglio già
> profondamente insito nella sua costituzione, abiti,
> riflessi, ecc.
> Una concezione ciclica del tempo era inevitabile e si
> ritrova in tutte
> le testimonianze che abbiamo da quando esiste la scrittura.


tra l'altro, l'immutabilità di questi orologi naturali lungo
un gran numero di generazioni umane, credo abbia anche
radicato nel sentire comune una caratteristica che è tipica
del tempo "comune" ma non del tempo "fisico" : quella
dell'eternità completa (bidirezionale).
Per l'esperienza diretta e quella tramandata culturalmente,
il tempo risulta infinito sia in avanti sia indietro, poiché
da un lato svanisce la memoria prima che si possa pensare
che finisca il tempo stesso, dall'altro non si immagina
quale fenomeno potrebbe terminarlo, essendo "immateriale".

Quello che è bizzarro è che già da molto molto prima di
qualsiasi consapevolezza sui disastri ambientali e altre
calamità, è che già anticamente c'era cmq una sorta di
timore superstizioso di una possibile "fine del tempo"
(ordinata da un Dio antropomorfo chiaramente).
Non intuisco quale forza ancestrale accomuni nel
catastrofismo futuro un gran numero di culture diverse anche
mai state in contatto.
Forse la cattiva coscienza e il sentirsi meritevoli di una
qualche punizione, chissà.

Ma censure divine a parte, i tempi astronomici sono così
lunghi rispetto a quelli biologici che per l'uomo della
strada l'idea di una fine / inizio del tempo sono nemmeno
inconcepibili, ma proprio inaccettabili anche se argomentati
in qualche incomprensibile modo e rimossi dalle informazioni
perché stridono con tutto il resto dell'esperienza verificabile.


Un'altra percezione che ci (persone comuni) rende refrattari
al tempo fisico è anche il concetto di relatività della
velocità del tempo.
In nessun contesto pratico le differenze di velocità degli
oggetti che possiamo vedere o manipolari sono
"relativistiche", quindo è una cesura totale dall'esperienza
comune pensare di poter sincronizzare orologi identici e
poterli trovare non sincronizzati dopo un viaggio.


l'idea equivalente all'etere immobile assoluto per lo
spazio, nel caso del tempo persiste inossidabile nella
nozione comune di questo ente


CUT


-- 
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
Received on Mon Dec 16 2019 - 18:41:29 CET

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