Re: Fisica: cosa "vede" un fisico?
Piercarlo ha scritto:
> Gi� a studiare matematica mi son reso conto non solo che non esiste
> praticamente nulla di ovvio ma in effetti nulla di veramente
> RIDUCIBILE all'ovvio e "all'intuitivo". Ci si pu� fare l'abitudine al
> ragionamento matematico... esattamente come un cieco fa l'abitudine al
> braille per usarlo. In questo modo possono "filare" molte cose ma non
> tutte (per rendere l'idea: un cieco potr� dare un nome ai colori,
> volendo anche descriverli ma non potr� ovviamente mai "vederli"
> attraverso il loro nome e la loro descrizione, con tutti i limiti che
> ne conseguono).
A me gia' questo paragone non sembra appropriato.
Quello che si considera ovvio e intuitivo non e' immutabile: invece
cambia man mano che si capiscono cose nuove, che pian piano diventano
familiari e possono essere usate con la stessa sicurezza e velocita'
delle comuni conoscenze di base (che poi a loro volta non sono affatto
le stesse per tutti...)
> La stessa sensazione mi da pure la fisica, ora che comincio a
> guardarla un po' con altri occhi (e comincio a capire perch� Fabri se
> la prenda tanto con la "divulgazione": probabilmente di realmente
> divulgabile senza basi e senza fraintendimenti c'� ben poco e quindi
> anche i migliori - anche "L'esposizione divulgativa" di Einstein -
> sono alla fine TUTTI pessimi libri).
Piu' o meno...
E' per questo che mi avrai visto citare come un esempio molto diverso
"L'evoluzione della fisica" di Einstein e Infeld.
La differenza e' che in questo libro piu' che cercare di accostare a
nuovi e meravigliosi concetti della fisica "moderna", si cerca
di portare il lettore a ragionare un po' piu' come ragiona un fisico.
E' un passo pregiudiziale, di cui la solita divulgazione non si cura
affatto.
> La mia sensazione � che anche in fisica in effetti i fisici, al di l�
> di un certo limite, non solo non vedano nulla ma in effetti NON
> POSSONO vedere nulla. Possono solo cercare di fare tornare i conti il
> pi� possibile, cercando magari di dare una "forma" a questi (se
> consentito...) almeno per farsi un'idea se la bestia che stanno
> "tastando" � un elefante, un rinoceronte o anche soltanto se � un
> animale o no.
Qua non ti seguo piu'...
Sei un kantiano inamovibile? Ossai mantieni una differenza essenziale
tra "fenomeno" e "noumeno"?
Non e' affatto questione di far tornare i conti.
Per fare un esempio vecchissimo, ma sempre buono, quando LeVerrier
sulla base della teoria di Newton e delle perturbazioni *osservate* di
Urano, prevede l'esistenza di Nettuno, dice a Galle dove guardare, e
quello guarda e ce lo trova, ti pare che si tratti solo di "far
tornare i conti"?
> La domanda a questo punto �: se "l'elefante" non � percepibile in
> quanto tale perch� a tutti gli effetti "invisibile", che cosa vedonoi
> fisici?
> Come fanno ad essere sicuri che le sensazioni "tattili" corrispondano
> effettivamente a un elefante?
Vedi sopra: l'elefante e' davvero un elefante, perche'
"il pianeta di cui ci avete segnalato l'esoistenza esiste realmente"
(telegramma di Galle a LeVerrier, il 25-9-1846; ho ricontrollato la
data, ma la ricordavo giusta...).
> E buon ultimo: se non possono vedere e forse non hanno mai visto un
> elefante, da dove hanno preso la descrizione dell'elefante? "Chi o
> cosa" gli ha detto che un elefante � appunto "un elefante"? Da qualche
> parte dovrebbero almeno aver sentito un elefante barrire e qualcuno
> che gli abbia detto: "Ecco, questo � il verso dell'elefante!". Pu�
> essere un modo per assicurarsi che l'elefante c'� anche se non si
> vede.
Fuori di metafora: la teoria e' giusta perche' (e nella misura in cui)
e' in accordo coi fatti.
E' l'unica teoria possibile che spieghi quei fatti? In linea di
principio no; ma ogni altra deve spiegare altrettanto bene almeno gli
stessi fatti; e comunque - al di la' del dubbio metodico - bisogna
trovarla.
Puo' accadere (e' accaduto, accadra' ancora) che addirittura si scopra
che un'altra teoria spiega quaei fatti, e anche altri che la prima non
spiegava, o non altrettanto bene.
Benissimo: a quel punto ne sappiamo di piu'...
> Ma se l'elefante sta zitto che si fa?
Il fatto e' che non esiste un "elefante a priori" (il nuomeno che
dicevo sopra).
L'elefante e' una nostra creazione, libera ma con lo strettisimo
vincolo di dover andare d'accordo con cio' che possiamo sperimentare.
> PS - Inutile dire il perch� comincio a condividere (in parte)
> l'atteggiamento di Fabri sulla divulgazione scientifica: se si tenta
> di rendere un'idea "visiva" di ci� che in effetti nessuno � realmente
> in grado di vedere, allora si sta vendendo immaginazione pura e
> semplice, non scienza (imho almeno).
Dovrei essere contento che ti dichiari d'accordo con me, ma temo che
l'accordo derivi da motivi che non condivido...
Il problema della divulgazione e' che pretende di ridurre il modo
di pensare dei fisici (l'elefante) alle categorie mentali,
necessariamente primitive, di chi non ha nessuna educazione
scientifica e non ha il bagaglio di conoscenze che il fisico ha
acquisito in anni di lavoro.
Sarebbe come cercare di far capire un elefante a chi abbia esperienza
non dico di gatti e cani, ma solo di lombrichi e lumache...
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Sun Feb 06 2005 - 21:15:51 CET
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