Re: Fermi e la bomba ... fermiamo la bomba
La mia fonte d'informazione principale e' un vecchio libro, scritto
quasi 50 anni fa, di Robert Jungk, intitolato in italiano "Gli
apprendisti stregoni".
C'e' dentro tutta la storia del prima e del dopo della bamba.
Quello di cui parlate e' lo "scientific panel" che doveva formnire
pareri tecnici a un comitato formato da politici, militari scienziati
con funzioni manageriali.
Lo scientific panel era formato da Compton, Fermi, Lawrence e Oppenheimer.
Secondo quanto racconto' Compton, allo scientific panel non fu neppure
posta la domanda se la bomba dovesse essere usata, ma solo *come*
doveva essere usata.
Il panel si attenne strettamente alla richiesta, e quindi nessuno
sollevo' dubbi sul problema primario.
Non mi e' chiaro se lo scientific panel si riunisse separatamente o
insieme alla commissione principale, e non ho trovato un resoconto del
parere dato dal panel.
Jungk riporta invece le raccomandazioni che la Commissione trasmise al
presidente Truman (1-6-45). Cito la terza:
"che la bomba venisse impiegata senza preavvuiso e senza ammonire
della sua speciale natura".
L'ho citata perche' su questo specifico punto voto' contro Bard, che
rappresentava la marina, e la giudico' "sleale".
Quando la notizia del parere (che doveva essere segreto) si diffuse
tra gli scienziati coinvolti nel progetto, ci fu una forte
opposizione, e fu compilato il "rapporto Franck" (James, Franck:
quello dell'esperimento di Franck e Hertz) che fu trasmesso al
ministro delle Guerra Stimson.
Questi interpello' di nuovo lo scientific panel. Ecco il parere del
panel (16-6-45), nelle parole di Oppenheimer:
"Noi dicemmo di non credere che la nostra qualita' di scienziati ci
rendesse particolarmente idonei a rispondere alla questione se le
bombe dovessero essere usate o no; l'opinione tra noi era divisa [il
piu' forte oppositore era Lawrence, secondo Compton perche' aveva
avuto dei giapponesi tra i suoi allievi] come sarebbe avvenuto anche
tra altri uomini se avessero saputo di che si trattava. Noi pensammo
che le due considerazioni preponderanti fossero il risparmio di vite
umane nella guerra e l'effetto che la nostra superiorita' avrebbe
avuto sulla nostra situazione interna come pure sulla stabilita' del
mondo nel dopoguerra. Dicemmo anche di non credere che l'esplosione di
uno di questi ordigni come un fuoco d'artificio in un deserto avrebbe
avuto probabilita' di fare molta impressione."
Questo e' un sommarissimo estratto di quello che si trova nel libro
che ho citato. Se vi fosse possibile rintracciarlo, ne consiglierei la
lettura, perche' aiuterebbe a capire quanto complessi fossero i
problemi, quanto varie le sensibilita' e le valutazioni.
Quanto al mio parere personale, in tutti questi anni mi sono sempre
chiesto come mi sarei comportato se avessi avuto qualche anno di piu',
se mi fossi trovato in USA a quel tempo e fossi stato coinvolto nella
storia.
Una sola cosa mi sento di dire: e' troppo facile giudicare e
condannare col senno di poi.
Non mi va neppure di fare l'avvocato difensore di Tizio o di Caio, ma
voglio sottolineare che se non si conoscono da vicino le condizioni
del tempo, i modi di pensare diffusi e dominanti, le vicende anche
personali prodotte dalla guerra ... si rischia di emettere giudizi
quanto meno incauti.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Sat Jan 01 2005 - 20:33:15 CET
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