Re: Fisica e Università

From: Giorgio Pastore <pastgio_at_univ.trieste.it>
Date: Thu, 30 Sep 2004 00:43:07 +0200

Josef K. wrote:
...
> Beh, anche se ovviamente ciascuno fa le proprie scelte esistenziali,
> entrare nel mercato del lavoro non � l'unico tipo di vincolo che una
> persona ha nella vita.
> Al di l� del fatto che un minimo di adattamento � necessario, non
> siamo merci che possono essere piazzate su scala europea. C'� chi
> decide che la propria vita pu� essere vissuta ovunque e chi, per
> vincoli di varia natura o per inclinazione, decide di no.

Certamente ci possono essere tanti vincoli extra-professionali. E sono
il primo ad essere convinto che esistono altre dimensioni oltre quella
della carriera e che i vincoli ad esse connessi possono essere piu'
forti di qualsiasi altra considerazione. Pero' qui si va nel personale.
Il mio era un discorso "ideale" concentrato sugli aspetti professionali.

Da questo punto di vista non e' questione di mercificare le persone ma
realmente quello del lavoro e' un mercato in cui si devono incontrare
domanda ed offerta. E questo implica una certa dose di flessibilita' da
parte di tutti.




>>ricerca pubblica o privata in molti campi scientifici e tecnologici,
>>oppure riciclare la formazione di base in altre figure professionali in
>>ambienti in cui la preparazione di base del fisico sia apprezzata.
>
>
> Queste sono cose teoricamente vere, che vengono molto spesso dette
> agli studenti universitari e che li gasano anche un po'... ma ... la
> ricerca privata italiana � una cosa che non assorbe molto (siamo
> onesti, non c'� una gran ricerca privata in italia o perlomeno molto
> eno che in altri paesi) e i cosiddetti settori che apprezzano le
> capacit� di un fisico per l 'amor del cielo, esistono, ma non sempre
> sono cos� entusiasmanti.

Questo (la poca ricerca privata italiana) e' esattamente il motivo per
cui occorre pensare almeno su scala europea.

Sul fatto che altri settori non siano cosi' entusiasmanti, occorrerebbe
vedere caso per caso (e a seconda dei gusti personali). Pero' il
problema e' piu' legato a quanta "puzza sotto il naso" uno ha. Io ho
conosciuto diverse persone che facevano discorsi del tipo: "se non posso
occuparmi di ricerca fondamentale ho sprecato il mio tempo". Ecco,
questa e' per me una mentalita' distorta (e di cui purtroppo e'
responsabile parte dell' accademia italiana).

Io conosco almeno due persone che sono passate da dottorati in materia
condensata a lavorare in settori connessi all' ottimizzazione
finanziaria. Per qualcuno dei miei colleghi si e' trattato di ripieghi
"per la pagnotta". Pero', a sentire i diretti interessati, si trattava
di lavori entusiasmanti dove potevano applicare la loro formazione da
fisici per qualcosa che sentivano come creativo e stimolante. Ah, uno
dei due lavora in Italia.


> Voglio essere onesto: fino a qualche mese fa sottoscrivevo ogni
> singola parola della frase sopra, poi mi stanno venendo dei dubbi.
> Mi sono iniziati a sorgere quando un mio professore, anche lui cantore
> del "i fisici possono fare tanti mestieri e sono apprezzati", davanti
> alla domanda "senta, io vorrei fare altro perch� la ricerca non mi
> soddisfa", mi ha prospettato la carriera dell'informatico o
> dell'insegnante liceale. Ovviamente due mestieri rispettabili, ma un
> pochino troppo scontati quando per tanto tempo ti senti dire che in
> tanti settori cercano fisici. Non seppe prospettarmi altro, mi disse
> "sai io ho sempre vissuto nel mondo accademico, non conosco altro".

Non mi meraviglio. Di nuovo, un motivo in piu' per non fermarsi alle
situazioni sclerotizzate di casa nostra...
Pero' anche da noi le cose cambiano...

Giorgio
Received on Thu Sep 30 2004 - 00:43:07 CEST

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