Re: scienza e fenomeni paranormali: sacro e profano.
Premessa 1: forse dovrei evitare di scrivere questo post, perch� ho
paura che si comincer� ina disquisizione senza fine come quella che gi�
sto sostenendo con Hypermas in un thread precedente...
Premessa 2: rispondo direttametne al post iniziale perch� questo � un
commento un po' a tutta la conversazione, quindi non avrei saputo a
quale post attaccarlo...
Cercher� di essere breve: secondo me il problema di come porsi di fronte
a religioni, fenomeni paranormali e co. nasce dal fatto che si cerca di
interpretare la fisica (o la scienza in generale) come una descrizione
(in senso stretto) della realt�. In quest'ottica ci� che non rientra
nella descrizione non esiste.
Al visione che a me pare pi� corretta, e che sicuramente sar� condivisa
da qualche filosofo della scienza (sono ignorante e non ne conosco, ma i
filosofi sproloquiano su totto dicendo di tutto, quidni avranno di certo
gi� detto anche quello che io scrivo qui! ;-) ), � quella che definirei
"utilitaristica": la scienza � il tenativo di creare, sulla base delle
notre osservazioni passate, un modello che ci permetta di fare
previsioni su quelle e che potranno essere le nostre osservazioni
future. Solo a questo serve (e scusate se � poco!).
Mi rendo conto che questo pu� suonare riduttivo, ma � la conclusione
(assolutamente non definitiva!) alla quale sono giunto un po' per conto
mio e un po' grazie al confronto con persone che la pensavano in mille
modi diversi (molti dei quali su questi NG). Nella riduttivit� di questa
posizione sta per� secondo me la sua forza e il suo equlibrio: non cerca
di supporre (e di "imporre") niente di pi� del necessario. A partire da
questa posizine si possono fare alcune affermazioni:
- la scienza � uno strumento ganzo e ben concepito, che finora ha dato
ottimi risultati dimonstrando di funzionare per una vastissima gamma di
applicazioni
- la realt� "oggettiva", se ne esiste una, pu� essere vicina e lontana
dal modello che la scienza ha creato per descrivela _in alcuni suoi
aspetti_, ma alla scienza stessa questo non deve interessare: finch� le
previsioni funzionano, lo scopo � raggiunto
- pu� darsi che esistano aspetti della realt� che al scienza non sa
gestire: o perch� mancano le osservazioni (magari � impossibile farne),
o perch� non si riesce a fare un modello che le spieghi, o chiss� per
quale altro motivo.
- pu� darsi che queste incapacit� siano momentanee, perch� lo strumento
� in continuo sviluppo, o pu� darsi che siano intrinseche, perch� lo
strumento � adatto a fare certe cose e non altre: hai volgia a
sviluppare una chiave inglese, ma non diventer� mai una puntina per
giradischi (se non perdendo la sua caratteristica di chiave inglese)!
- � pi� che sensato che la scienza _ignori_ le parti della realt� che
non sa descrivere, almeno finch� non acquisisce (se � possibile) le
potenzialit� per farlo. Questo non vuol dire che la tali parti non
esistono, ma che la scienza non ha per ora nulla da dire su di esse, e
quindi � bene che taccia
- lo scopo per il quale � stata creata la scienza non � l'unico che
interessa l'umanit�: ne esisotno mille altri, che hanno modi diversi per
rapportarsi a quegli aspetti della realt� che la scienza non
pu�/deve/vuole gestire, e non vedo perch�/come la scienza debba/possa
osteggiarli, cos� come non vedo perch� al chiave inglese, non potendo
funzioanre da puntina di giradischi, debba sostenere che la musica non
si deve ascoltare.
- simmetricamente, non si pu� pretendere che al scienza riconosca questi
altri aspetti, e cos� non� lecito partire da essi per poi rientrare nel
campo della scienza, che � quello della ripetibilit�, della logica e
delle previsioni.
Spero che l'applicazione delle mie osservazioni ai casi particolari
citati nel post di apertura e nelle varie risposte risulti chiara,
perch� io sono gi� andato troppo per le lunghe...
Ciao
Giacomo
Received on Wed Sep 15 2004 - 11:09:38 CEST
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