Il 30 Ago 2004, 17:18, "nessuno"
<depositofiles_at_katamail.com> ha scritto:
> No, aspetta: la mia domanda � pi� semplice. Io chiedo solo due cose:
Permettimi di obiettare che questa tua � una forma di presunzione (non
nel senzo di puzza sotto il naso) nel senso che presumi di sapere
qualcosa su un fenomeno complesso nel momento stesso in cui poni la
domanda. Per� questo qualcosa che sai non � affatto in relazione con il
fenomeno circa il quale ti stai interrogando. Allora: prima ancora,
forse pi� semplicemente? (non lo so, a me la QED � sempre sembrata
difficile, come il colore di un diamante, nel senso che ogni faccetta
d� una rifrazione, la somma degli effetti di poche faccette ha un
risultato complesso, e puoi mettere queste faccette in molti modi.
Allora per una volta io chiedo a te:
1) cos'� un generico fotone?
2) come fai a prenderlo e ad inviarlo su un prisma?
3) come fai a prenderlo di nuovo e ad inviarlo ancora su un prisma?
spoiler prima di leggere la risposta oppure vai a dopo gli asterischi
se non vuoi leggere la risposta.
spoiler spoiler spoiler spoiler spoiler spoiler spoiler spoiler
La mia risposta a queste tre domande �:
1) dipende dalla classificazione di genere. Il genere � legato alla no-
zione di stato. Esistono stati ad un fotone. Se ho un sistema che co-
involge uno stato emissivo ad un fotone posso parlare di singolo fotone.
Se
ho un processo emissivo che comporta una indeterminazione sul numero
di fotoni non posso parlare di un singolo fotone.
2) Non posso. Posso settare una strumentazione in modo da misurare un
evento. Se esiste un modo per far corrispondere univocamente un evento
con uno stato di singolo fotone allora posso dire di aver costruito uno
strumento per rivelare un determinato tipo di fotone. In tutta umilt�
devo dire di non sapere se questo � possibile per qualunque tipo di
sorgente e sarei portato a credere di no.
3) Non posso. Posso confidare che un dato stato sia presente nella ra-
diazione solare in molteplici copie e misurare quante volte lo rivelo
nell'unit� di tempo. Accertato che il tipo di fotone che vorrei misurare
esiste nella radiazione che giunge e posso isolarlo secondo il signifi-
cato di cui al punto 2) allora ho una possibilit� di accertarmi che la
sua composizione spettrale sia di quella che mi aspetto, in base ad un
modello, per quel tipo di fotone.
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> 2) una volta xche ho visto lo spettro di *un tipo* di fotoni, mi chiedo:
> quanti tipi di fotoni esistono (sempre in termini di spettro di ciascuno)?
> Hanno tutti in media la medesima ampiezza spettrale? Gli spettri dei diversi
> tipi di fotoni si sovrappongono, molto, poco?
>
> Certo � che se anzich� riinviare sempre lo stesso (tipo di) fotone sul
> prisma, invio una miscela solare di fotoni, otterr� lo spettro intero della
> luce. E considerando che in questa miscela ci saranno 100 fotoni del primo
> tipo, 200 del secondo, 352 del terzo, 96 del quarto (ovviamnete esempio
> schematico), � evidente che lo spettro cos� ottenuto � la somma degli
> spettri di ogni singolo (tipo di) fotoni.
No, non ho capito che significa che lo spettro � la somma degli spettri
di ogni singolo (tipo di) fotoni. Non puoi dire nemmeno che l'ampiezza �
somma delle ampiezze di singolo fotone, perch� non � significativa
l'ampiezza degli stati che fattorizzano la radiazione, ha significato
solo l'ampiezza degli stati che formano la miscela oggetto di misura. E
poi: che tipo di fotoni ti aspetti che ci siano nella radiazione solare?
Io non lo so e non sono affatto sicuro che siano a banda stretta. Quello
che puoi dire �: in questa finestra di frequenze misuro 100 fotoni pi� o
meno dieci per secondo. Nessona garanzia che i fotoni in una finestra,
per quanto stretta, siano tutti dello stesso genere.
> Io mi riferisco ai fotoni che dal sole arrivano a casa mia, comunque siano
> emessi. E michiedo questi benedetti fotoni quanto ampia abbiano la loro
> banda spettrale nel sensoindicato sopra.
Grazie.
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Received on Mon Aug 30 2004 - 22:13:35 CEST