Re: delucidazioni

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Wed, 30 Jun 2004 21:16:19 +0200

nessuno ha scritto:
> Ma in entrambi i casi ricevo un'onda di maggior intensit� (pi� fotoni)
> in caso di colore o grigio pi� luminoso, no?
Si'.

> Il punto � che se io aumento enormemente la luminosit� di un colore,
> ottengo un bianxo: come mai? Non dovrei ottenere solo un giallo sempre
> pi� forte?
Piano: a che ti riferisci?
In linea generale, se la sorgente non e' monocromatica, contiene tutte
le frequenze, come sai. Se aumenti l'intensita', raggiungi la
saturazione del rivelatore (che sia l'occhio, una telecamera o una
pellicola fa lo stesso.
A quel punto il rivelatore risponde "massima intensita' su tutto lo
spettro", e di piu' nojnpuo' dire.

> Per contro vedo "nero" se la luminosit� la riduco fino a zero. Vorrei
> capire questo rapporto tra la luminosit� e la "qualit�" del colore.
In questo caso viceversa entra l'effetto soglia.
Qualsiasi rivelatore non e' in grado di dare risposta al disotto di un
certo valore d'intensita'. Quando non risponde, ti dice "nero".

> Gi�, � prorpio quello che pensavi. Alcuni parlano di risuluzione di
> contrasto e di risoluzione spaziale. Mi faresti capire qualcosa di pi�
> sulla relazione tra contrasto e risoluzione (spaziale)?
Supponi di guardare uno schermo su cui viene prodotta un'immagine
fatta di bande chiare e scure alternate e sfumate, con un certo
livello di contrasto e con una certa frequenza spaziale.
Sperimentalmente si vede che la massima sensibilita' dell'occhio umano
e' alla frequenza di circa 2-3 cicli per grado, il che vuol dire che
se nel campo visivo ci sono 2-3 bande per grado, riesci a vederle
anche se il contrasto e' molto debole. Se invece sono piu' fitte opiu'
rade, le vedi solo se hanno un contrasto maggiore.

Per altri animali i dati ossono esere diversi.
Mi raccontava non molto tempo fa un neurofisiologo che sperimenta sui
gatti, che una volta stava facendo proprio queste prove.
Solo che a un gatto non puoi chiedere "che cosa vedi"? Quindi lui gli
aveva piantato dei microelettrodi nel cervello (sono innocui) e
leggeva la risposta dei neuroni nell'area visiva.

Scopri' che il gatto rispondeva a una frequenza angolare bassa, a cui
lui, che stava vicino al gatto, non vedeva niente.
Fece la controprova: si allontano' dallo schermo, in modo da aumentare
la frequenza angolare, e in quel modo riusci' a vedere anche lui le
bande.

Incidentalmente: i gatti non hanno affatto una grande acuita' visiva.
Ci vedono peggio di noi, da questo punto di vista.
                      

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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Wed Jun 30 2004 - 21:16:19 CEST

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