Re: nano-bio-info-cogno (NBIC)

From: Giacomo Ciani <giacomo.ciani_at_tiscalinet.it>
Date: Fri, 21 May 2004 17:04:34 +0200

Premetto che ho dato solo un'occhiata molto veloce ai link che hai postato,
tanto per capire l'argomento.
Oltretutto mi sono preso anche la libert� di vagare un po' fra argomenti
diversi, ma data al tua richiesta di opiznioni cos� generica...

> Durante il seminario, Baird ha fatto notare come le paure diffuse non
> abbiano origine solo dalla mancanza di cultura scientifica, che sarebbe la
> spiegazione piu' elementare (temo cio' che non conosco). Ha citato
> specificatamente una istituzione americana, tale NBIC, che pare ufficiale
> e con il pieno supporto governativo (e' parte del NNI, la "national
> nanotechnology initiative", e quindi finanziato regolarmente da NSF e vari
> DOx). NBIC sta per "nano-bio-info-cogno", e propone una unificazione
> delle 4 discipline (nanoscienza/tecnologia, biologia, scienza
> dell'informazione, scienza cognitiva) per arrivare sostanzialmente a
> quello che lo speaker ha chiaramente delineato come "un collettivo
> tipo-Borg" (e' stato simpatico vedere l'immagine tratta da star trek di
> un drone in una diapositiva parte di un talk molto formale e ufficiale).

Sono un po' perplesso: non sono un sociologo, ma vivo in mezzo alla gente
come mi auguro un po' tutti, e come forse un po' tutti ho occasionalmente
contatti con persone che manifestano tratti di sospetto o sfiducia nei
confronti della scienza: ebbene, dalla mia esperienza (che ammetto misera) �
proprio la mancanza di cultura scientifica il nocciolo del problema. A volte
si manifesta come incapacit� di vedere i benefici che possono derivarne,
altre come tendenza ad immaginare scenari apocalittici a cui ci porter� il
progreso: ma anche in quest'ultimo caso siamo ben lungi dal parlare di una
ragionata analisi dei rischi della scienza, e le convinzioni e paure pi�
diffuse sono spesso del tutto infondate.
Sinceramente non so quanti siano, fra quelli che in mod pi� o meno impegnato
osteggiano il progresso scientifico, quelli che lo fanno eprch� sono
informati sull'esistenza di organizzazioni come la NBIC...

> Ci sono inoltre implicazioni, per nulla nascoste a mio parere, su
> eugenetica ed enhancement (anche qui sembra tratto da star trek, vedi
> Kahn nella serie classica o Bashir in ds9)

Qui secondo me si ricade in un discorso sull'etica scientifica tanto vasto
quanto inaffrontabile e inconcludente per la sua generalit�: non credo ci
siano modi ragionevoli di arginare il progresso scientifico, n� credo sia
opportuno farlo. Quello che serve sono legislazioni e sistemi di controllo
sempre adeguati, prendendosi comunque l'inevitabile rischio che qualcosa
sfugga. D'altronde, se nache avesse avuto la coscienza di falro, il primo
ominide che si � procurato una clava per cacciare avrebbe dovuto
distruggerla perch� costituiva un potenziale strumento di offesa?

> e un approccio impositivo e
> direttivo su come la scienza e gli scienziati dovrebbero procedere. Lo
> speaker ha citato anche una frase, tratta da un sito che non sono
> riuscito a reperire, simile a "non possiamo piu' permettere agli
> scienziati di lavorare secondo i loro ritmi accademici".

Qui secondo me c'� un doppio discorso, e su uno o entrambi gli aspetti pu�
darsi che io prenda posizioni impopolari, ma tant'�. Il primo riguarda la
"direzione" che la scienza deve prendere: io credo che ogni societ�
(nazione?) sia tenuta a mantenere un nucleo, pi� o meno grande a seconda
delle capacit� roganizzative e finanziare della stessa, di scenziati che
fanno ricerca "disinteressata", che si lasciano guidare dai loro "gusti"
(entro certi limiti di stravanganza...), che si appassionano a studiare
fenomeni che forse non avranno mai una reale ricaduta pratica, n�
ripercussione culturale in ambito scientifico. Credo che comunque questo sia
positivo e produttivo. Allo stesso tempo per� mi pare chiaro come,
richiedendo molta della scienza moderna ingenti finanziamenti, sia pi� che
auspicabile che certi tipi di ricerca con un pi� immediato rotorno pratico
siano finanziati, e per forza a questo punto anche "indirizzati", da socit�
o enti che vogliano perseguire uno scopo preciso.
Certo, sarebbe bello avere le risorse per studiare ognuno quello che ci pare
senza dover rendere conto a nessuno, ma ci� non � possibile, e uno scenario
in cui si trovano finanziamenti "interessati" per certe ricerche specifiche,
lasciando il supporto pubblico (che comunque DEVE esserci) per altre non mi
pare tanto male... n� tanto improbabile.
L'altro discorso (sul quale sar� breve perch� si allontana ancora di pi�
dall'argomento del thread) riguarda invece i "ritmi accademici": io sono un
accademico, e l'idea � quella di rimanerlo, percui non faccio il mio
interesse dicendo ci�: devo per� ammettere che la condizione in cui si
lavora in questi ambienti � lontana anni luce da una condizione "produttiva"
cos� come la si intende nel privato. E con questo, attenzione, non voglio
dire che il modo accademico � fatto di bighelloni, tutt'altro! La maggior
parte delle persone che conosco lavorano in modo appassionato e
instancabile, impegando un numero di ore ben maggiore di quello per il quale
vengono pagate. Purtuttavia bisogna ammettere che questo � quasi
esclusivamente lasciato alla coscienza individuale, senza alcuna forma di
controllo, e non sul "come" o "su cosa" si lavora (che, come ho detto sopra,
nel pubblico non dovrebbe quasi esserci), ma almeno sul quanto.
Devo ammettere che con le ristrettezze economiche in cui versa tutto il
mondo accademico una tale situazione � piuttosto insostenibile e assurda: da
una parte si parla (giustamente) di mancanza di risorse, mentre dall'altra
si nega o si riduce al minimo ogni tipo di controllo su come le poche
disponibili vengono utilizzate...
Per mettere ancora un po' le mani avanti per eventuali contenstazioni al mio
discorso, vorrei chiarire che so benissimo che il lavoro accademico, per
essere produttivo, deve svolgersi in un ambiente e in una situazione (e
quindi anche con dei ritmi) ben diversi da quelli di un operaio che aziona
una pressa dalla mattina alla sera, ciononostante credo che una via di mezzo
sia perseguibile, e che sia opportuno farlo.

> Ho fatto stamattina una ricerca su google, senza troppo successo, ma vi
> invito a dare un'occhiata alle pagine
>
> http://mysite.verizon.net/william.bainbridge/dl/nbic.htm
>
> http://www.futureguru.com/docs/Final-NY-Academy-Paper-3-11-03.pdf
>
> http://www.infocastinc.com/nbic/nbichome.htm
>
>
> (non ho trovato il sito ufficiale del nbic per ora).
>
>
> Io trovo tutto questo parecchio inquietante, e mi piacerebbe sentire la
> vostra opinione.

Sinceramente non vedo, come sempre mi capita quando si parla di scienza che
preme contro i confini dell'etica, niente di cos� drasticmanete inquitante.
O meglio, vedo qualcosa di cui preoccparsi, ma � solo una forma diversa
sotto al quale si presentano i problemi che ci sono semrpe stati. Non sono
un biologo, ma probabilmente lo stesso genere di studi che ha portato a
debellare molte malattie ha anche portato alla costruzione della rami
biologiche... come risolvere il problema? Non si risolve: una scoperta
scientifica � una nuova conoscienza, niente di pi�: la si pu� usare bene o
male, come per quasi tutte le cose del mondo, e non vedo come ci sia modo di
scindere i due aspetti, n� tantomeno di decidere (con le dovute eccezioni,
che comunque in questo momento non mi vengono in mento) quale dei due
aspetti sia predominante. E se poi acnhe lo si potesse decidere, come ho gi�
detto non vedo il modo di arrestare il progresso scientifico: meglio farlo
procedere in modo rapido, esposto e pi� facile da controllare che magari in
sordina, pi� lentamente, ma anche in modo pi� elusivo. Come accennato
(parecchio!) sopra, il discorso � generalissimo, e mi piacerebbe sapere
cos'� di preciso che ti inquieta, prima di proseguire...

Ciao

Giacomo
Received on Fri May 21 2004 - 17:04:34 CEST

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