Re: L'esperimento di Michelson è ancora oggi valido?

From: Arcobaleno <arcobalenocolorato_at_freemail.it>
Date: Tue, 24 May 2011 13:58:54 -0700 (PDT)

On 24 Mag, 21:35, Enrico SMARGIASSI <smargia..._at_ts.infn.it> wrote:
>
>Il fatto che una teoria sia
> corroborata o falsificata dagli esperimenti (od osservazioni, perche'
> anch'esse fanno parte della base empirica) prescinde del tutto dal
> momento in cui tali esperimenti sono stati fatti.
>

Per es. la seconda legge della dinamica � sicuramente di derivazione
sperimentale.
Newton ipotizza che la forza sia direttamente proporzionale alla massa
ed alla velocit� e
poi realizza qualche esperimento per constatarlo.

In questo senso la seconda legge di Newton ha una solida base
sperimentale.

Il primo principio della dinamica invece non ha alcuna base
sperimentale perch�
n� Newton n� altri prima di lui sono mai stati in una regione dello
spazio distante dalla azione
della gravit� nel verificare se un corpo lasciato a se stesso viaggi
di moto rettilineo uniforme.

Tuttavia questo � un principio a cui non possiamo rinunciare e sul
quale tutti conveniamo che sia
vero.

Come si arriva a questa conoscenza certa anche senza aver svolto un
esperimento?

Vi si arriva con una serie di deduzioni a partire da altri casi
empirici ed esperimenti eventuali,
con l'aggiunta di una riflessione sui principii stessi che regolano la
conoscenza del moto.

Allo stesso identico modo opera Einstein per quanto riguarda i due
postulati della RR.
In questo senso n� il primo principio della RR, n� il secondo
principio hanno una solida
base sperimentale perch� Einstein li assume a prescindere di eventuali
prove sperimentali:
non cita Michelson nella memoria del 1905 e neppure altri, ma si
limita a ricordare che quello
dell'etere � un tema controverso.


Quindi c'� perfino la seguente possibilit� e faccio un esempio:
Enrico Smargiassi enuncia un principio ben sapendo che ha una solida
base sperimentale, tuttavia
spiega che anche se non fosse disponibile l'esperimento lo assumerebbe
in ogni caso ed argomenta il
perch�: come nel caso del primo principio della dinamica per esempio.

Per Einstein il fenomeno luce che si realizza in tutto l'universo e la
sua stessa velocit� � un dato
di fatto che egli deduce dalle indagini astronomiche. Conoscendo la
distanza dei pianeti dalla Terra
� possibile calcolare la velocit� della luce(con tutte le
approssimazioni del caso) e non vi � alcun motivo
per pensare che la luce in partenza da Giove sia pi� lenta di quella
in partenza dal Sole o che abbiano natura
diversa.

Queste ed altre considerazioni non scritte nella memoria occupano la
mente di colui che elabora il principio
che non si basa sul solido esperimento ma pur sempre su osservazioni,
su precedenti dati sperimentali(misura
della distanza dei pianeti) e che viene quindi dedotto con la forza
della logica.

Ed � questo a mio parere il passaggio fondamentale della RR e cio�
eliminare spazio e tempo come assoluti e pensare alla luce come
assoluto e cio� come fenomeno uguale in ogni posto dell'universo, che
si realizza sempre
con la stessa velocit�.

Questo secondo postulato � difficile da conciliare con il primo (leggi
fisiche uguali per ogni sistema di rif inerz) come spiega Einstein
stesso, tuttavia egli riesce nell'intento per nostra fortuna:)



>
>Se fai un discorso
> storico allora e' diverso: ma non e' quello di cui si sta parlando
> (leggi il titolo che tu stesso hai messo al thread).
>

Siamo in perfetto topic, Einstein cambia la fisica alla radice, alle
fondamenta. Ovviamente
questo fatto all'epoca non dovette essere una cosa tanto piacevole e
neppure per colui che ancora
oggi si avvicina al pensiero di un genio unico nel suo genere.



>>
> > Tu IMHO(non polemica la mia) confondi tra esperimento ed
> > osservazione.
>
> La distinzione e' meno netta di quanto si potrebbe pensare.
>

Guardare per es. il candelabro che oscilla e dedurne una idea per
la accelerazione
di gravit� � una osservazione molto produttiva per l'esperimento(piano
inclinato)
che ne segue.

L'esperimento serve per validare o meno una ipotesi, una costruzione
fisicomatematica.
L'osservazione � qualcosa a cui si giunge perfino per caso.

Io stesso quando mi applico nello studio della fisica, mi rendo conto
di svolgere una serie
di osservazioni "immaginarie"(immagino corpi in moto, forze che
agiscono ecc) e queste sono
delle vere e proprie osservazioni anche se ci possono ingannare e
portare su strade sbagliate.

Ma quando sempre io che ho osservato e poi magari passo alle formule e
iniziano i primi
calcoli rudimentali......ecco questo � gia in certo senso un momento
di verifica sperimentale....
non come lo intendiamo noi abitualmente ovviamente.

Non mi dilungo su questo tema perch� penso che su questo ci si possa
intendere a meraviglia
viste le tue letture:)




>
> Strano, pensavo che aver letto Amsterdamski, Bellone, Boas, Bunge,
> Chalmers, Cohen, Crombie, Dijksterhuis, A. Franklin, Feyerabend,
> Hacking, Hall, Heilbron, Holton, Jammer, Koyre', Kuhn, Lakatos,
> McAllister, Miller, Musgrave, Nagel, Popper, Toraldo Di Francia, ecc.
> fosse sufficiente per avere una discreta base, dici che non basta?
>

Spesso questi uomini sono dei criticoni, tendono a fare la pars
destruens mentre lo scienziato
prova a costruire pazientemente. Spesso si tratta di vera e propria
sociologia della scienza, altre
volte di buona filosofia della scienza, spesso invece una vera e
proprio critica cattiva e gratuita
senza un vero fondamento....come se noi fossimo degli dei tali da
poter avere una sorta di verit�
eterna buona per ogni occasione sempre pronta in tasca.

Non generalizzo ovviamente, ma se per epistemologia intendiamo la
critica feroce
che si fa al sapere scientifico ed al suo metodo volendolo mettere
alla pari
di altre attivit� umane, ecco che vi sar� avversione alla
epistemologia da parte di uno scienziato.

Quindi certe letture invece di insegnare a fare epistemologia possono
addirittura farla vedere
come una attivit� svolta da chi sa solo andare contro il metodo:
Amsterdamski infatti � il primo della
tua lista:)

E forse � per questo che leggendo il tuo punto di vista sulla RR si
nota un forte accento
sugli esperimenti(di cui in quella memoria Einstein poco si curava:
salvo vedere come dato sperimentale
pure il secondo di Newton che andava ad usare:) e nessun accento sulla
parte pi� essenziale
ed "epistemologica" diciamo che Dumbo per es. vede come la parte pi�
elegante della teoria
senza per� ancora coglierne a pieno il valore di fondazione del nuovo
paradigma(Kuhn era uno in gamba
per es e fece una buona sociologia della scienza) einsteniano.

Dal canto mio invece solo di recente sono riuscito a cogliere
l'essenza dell'impresa einsteniana che
solo incidentalmente(grazie a Lorentz e Poincar�) diventa anche una
sistematizzazione della fisica
di Maxwell con quella di Newton.

Per essere ancora pi� chiaro concludo con quanto segue.....

Hai presente quando diciamo che Galileo parte e fonda il metodo? Hai
presente quando notiamo
che Newton parte ed anche lui elabora un sistema compiuto(i
Principia)?

Questi due non avevano nessuno prima di loro che aveva sistematizzato
qualcosa cos�
come fecero loro, e dovettero fare delle scelte molto importanti.

Galileo nei dialoghi approfondisce e mette a disposizione del lettore
il suo stesso cammino razionale,
il suo meditare, i suoi esperimenti mentali e cos� guida il lettore
nel suo mondo. Usa perfino
il volgare e come Socrate insegna un metodo, insegna a ragionare in un
certo modo dando
l'esempio, e lo fa attraverso i dialoghi(prendendo spunto da
Platone).

Galileo sar� per questo perseguitato dalla Chiesa, perch� scrive in
volgare un metodo di indagine
che potr� portare ad una forte emancipazione: come poi successe.

Einstein invece nella memoria del 1905 non scrive alcun dialogo, non
approfondisce, non guida il suo lettore
si limita all'essenziale perch� � un giovanotto sicuro delle sue idee
che ha elaborato maggiormente
a livello inconscio e neppure le ha esplorate con la coscienza tutte.

Ma continuer� la sua impresa ed ecco che arriva la RG un'opera pi�
matura e completa e soprattutto
conscia della sua essenza: parla di innato difetto epistemologico
della fisica di Newton e della sua
stessa RR.

L'Einstein maturo offre la chiave di letture per l'Einstein giovane.
Ovviamente � fisica e non metafisica
e quindi il suo intento � entrare a livello gnoseologico in punta di
piedi, anche se far� arrabbiare qualche
spiritualista alla Bergson: ma era un giovanotto e non sapeva ancora
argomentare con un buon racconto le
sue scelte.

La sua teoria della conoscenza(a cui accenna nella memoria del 1016)
verr� poi sviluppata in seguito
negli altri suoi scritti, scritti della piena maturit�, della
vecchiaia dove si ritorna sui propri passi.

Ma in realt� mi pare di poter dire che � la sua intera impresa ad
essere una raffinata teoria della conoscenza che andr� a fondare la
nuova fisica, dando materia di riflessione alle generazioni future di
filosofi della scienza.

Ciao
A.
Received on Tue May 24 2011 - 22:58:54 CEST

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