Re: Filosofia della scienza
On Mon, 05 Jan 2004 14:46:59 GMT, "ricky"
<ricky_at_zxcvjbzcv.zxcvzxbv.com> wrote:
>> On Fri, 02 Jan 2004 18:38:18 GMT, "ricky"
>> <ricky_at_zxcvjbzcv.zxcvzxbv.com> wrote:
>>
>> >Io sostengo che la scienza, fisica in primis, non sia altro che:
>>
>> >1) l'osservazione e la misura dei fenomeni
>> >2) la ricerca dei modelli matematici pi� semplici possibili in grado di
>> >descrivere i dati ottenuti
>>
>> >In tale quadro, l'ontologia e la supposizione di una realt� "oggettiva"
>la
>> >fuori diviene del tutto superflua.
>> No. E' il presupposto dell'intero processo.
>> Solo "presupponendo", a priori di ogni atto scientifico, l'esistenza
>> di un mondo "la' fuori" con oggettive ed intrinseche caratteristiche -
>> (...)
>Senti, io posso anche supporre che "l� fuori" ci sia un mondo, ma mi fermo
>qui e non posso dire altro.
Lo so'. Ma e' "PROPRIO QUEL CHE TI DICEVO IO".
>Tu dici che il mondo l� fuori ha oggettive ed intrinseche caratteristiche.
Scusa... se non fosse pre-supposto cosi'... come faresti a prendere in
esame i dati di cui parli? Se ogni dato non ti desse evidenze di un
dato tipo di fenomeno da cumulare tra di loro al fine di analizzare
quel fenomeno tramite una cosiddetta "legge" fisica... come faresti a
fare scienza?
>E quali sarebbero? E come puoi conoscere tali caratteristiche se non
>attraverso il processo di misura?
No. C'e' - ed e' questo quel che ti volevo sottolineare - una fase
anteriore al processo di misura, a qualsiasi processo di misura. Tu
devi "presupporre" che esista un mondo la fuori da indagare. Ma non
solo. Devi presupporre che le evidenze che tu potrai trarre dai tuoi
esperimenti siano significativi del fenomeno che vuoi indagare.
Allora fai "domande" tramite esperimenti su precisi fenomeni. Le
"risposte" che hai... le collezioni e le analizzi alla luce di un
algoritmo/legge quel che vuoi - a questo livello - e ne trai risposte
inerenti il fenomeno. Ad esempio la caduta dei gravi.
>> Senza questo presupposto... non puoi neanche muovere un passo sotto il
>> punto di vista scientifico.
>> Questo presupposto e' eminentemente metafisico.
>> Lo scienziato che ignora questo e' ovviamente uno che puo' dare
>> origine a ricerche e postulare teorie.. da utilizzare in una
>> produzione scientifica.
>E ti pare poco.
No. Ma non l'ho mai messo in dubbio.
Non mi contento - personalmente - tutto qui.
>> (...) Lo si puo' ignorare...e seguitare a lavorare scientificamente... ma
>> nel momento in cui si vuol afferrare l'essenza stessa del fatto
>> scientifico non ci si puo' esimere da questa valutazione.
>> Ovvero: si puo' agire da scienziati ed ignorare questa tematica.
>A posto.
Perche'... ho "mai" detto qualcosa di contrario?
>> Ma questo non vuol dire che la scienza sia qualcosa che possa essere
....
>> considerarsi in toto "scienziato".
>Tutta qui la differenza? Il considerarsi o meno scienziati?
No. Il capire o meno cosa e' la scienza. E di conseguenza trascendere
il momento della "misura" in modo compiuto.
>> L'altro e' un mero misuratore, o
>> teorico... che non si rende conto di quel che fa... anche se lo fa in
>> modo corretto.
>Non condivido. Perch� con il mio approccio (misura->estrapolazione
>modello->verifica modello) non ci si dovrebbe rendere conto di quello che si
>fa?
Perche' non lo "appoggi" e "collochi" consapevolemtne su nessuna base
interpretativa.
>> Vedi... il solo domandarti perche' quei modelli funzionano... anche se
>> vengono verificati in tempi e spazi necessariamente mai identici... e'
>> in grado di porre tematiche che esulano in un attimo dalle mere
>> valutazioni "misurative" o "modellizzanti".
>Su questo ti avevo gi� risposto su ICA. I modelli funzionano, in tempi e
>luoghi diversi, perch� io ho preso i dati raccolti in tempi e luoghi diversi
>e ci ho costruito sopra un modello in accordo con loro.
Urca.. tu prendi i dati in tempi e luoghi diversi e costruisci un
modello senza curarti della liceita' di questi gesti perche' "a monte"
dai per scontato - e "questa" e' metafisica - che sia "non solo
funzionante" ma "formalmente e teoricamente corretto" fare cosi'.
>I modelli funzionano perch� vengono scelti proprio quelli in accordo con i dati.
>Quale risposta daresti tu, alla domanda "perch� funzionano quei modelli?" ?
Perche' esiste una realta' la' fuori che ha caratteristiche "proprie"
e che noi cerchiamo di indagare con domande ripetute - formalmente -
contando del fatto che - ad esempio - due misure fatte in tempi e
luoghi diversi possano essere "astratti" dal contesto in cui
effettivamente sono da considerare e "generalizzate" al punto tale di
poter invocare una equazione matematica la quale "interpola" quei dati
"astratti" come se fossero luoghi di un unico e coerente quadro
(modello) che simula il fenomeno originale.
In queste operazioni si mescolano alle misure assunti e concetti
metafisici non dimostrati, ma solo postulati in modo apodittico,(ecco
perche ho fatto riferimento a Godel).
E queste operazioni vengono ripetute in condizioni analoghe a continuo
suffragio - o nel tentativo (come diceva Popper) di confutazione - di
quel modello... che intendiamo con il termine di "legge fisica"
proprio in funzione del suo saper interpolare quei dati.
Infine queste operazioni conducono ad un processo di "affinamento"
degli algoritmi (modelli) che si usano... in funzione di paradigmi, di
rivoluzioni scientifiche etc. come notarono Popper, Lakatos Khun etc.
Concordo, e vorrei che tu notassi questo, che tale processo sia il
migliore (sia per efficacia che per modalita' e democraticita') che
noi si possa usare per conoscere la natura.
Ecco tutto... :-)
VR
"La fonte principale degli attuali contrasti fra le sfere della
religione e della scienza si trova nella concezione di un Dio
personale."
Albert Einstein. Pensieri di un uomo curioso,
Oscar Mondadori Ed. 1997, Milano; p. 115.
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La rivincita darwiniana
sul reverendo Paley:
www.diolaico.it
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Received on Mon Jan 05 2004 - 22:36:32 CET
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