"Valter Moretti" <vmoretti2_at_hotmail.com> wrote in message
news:3FB0F29D.2050504_at_hotmail.com...
> Ciao.
> E'vero che i concetti di spazio e tempo nascono come proprieta' dei
> corpi rigidi e degli orologi ideali, ma e' chiaro che non si puo'
> assumere un punto di vista cosi' riduttivo dal pensare che
> lo spazio ed il tempo non abbiano senso quando non si puo'costruire
> materialmente un corpo rigido o un orologio.
Beh, io piu' che "cosi' riduttivo" direi "cosi' operativo", pero', queste
sono questioni di gusto. Tempo fa con Elio capito' di toccare questo tema e
lui mi disse, se ricordo bene, che nemmeno Bridgman sarebbe stato d'accordo
con un punto di vista cosi' "ortodosso". All'epoca pero' non conoscevo il
passo di Einstein di cui ho riportato alcuni pezzi nel post precedente,
quindi non obiettai che a me sembrava pero' che, se non Bridgman, certamente
Einstein lo sosteneva quel punto di vista. La domanda che mi pongo quindi
e':
"E' forzata la mia interpretazione del pezzo di Einstein?"
A me pare che Einstein dica chiaramente di sostenere il punto di vista che
tu definisci "cosi' riduttivo", dica cioe' chiaramente che finche' non si
dara' una definizione di corpo rigido e di orologio non potremo essere certi
del fatto che i concetti della geometria si possano applicare agli enti del
mondo microscopico.
Detto questo, poiche' il principio di autorita' non vale, il fatto che
Einstein sostenga o meno il punto di vista "riduttivo" puo' avere un
interesse principalmente storico, certo non determinante. Dal mio punto
di vista mi interesserebbe capire se la mia interpretazione delle sue parole
appare forzata o meno.
> Si parla benissimo di
> distanze interatomiche anche se non ci sono righelli di quelle
> dimensioni. E'chiaro che e' necessario per fare cio' un'estensione
> operativa del concetto di distanza spaziale e temporale che faccia uso
> di altri strumenti che non siano il metro e l'orologio...
Ok, pero' ...
se non sapessimo cosa "e' " un termometro, e costruissimo la termodinamica
facendo uso del termometro come "elemento irriducibile". Assumeremo cioe' un
punto di vista operativo "soft", diremmo "Ok, non lo sappiamo quale e' la
fisica che regola i termometri, pero' sappiamo che essi esistono, sappiamo
come si usano, cosa misurano e l'ente che essi misurano, la temperatura,
entra in leggi della fisica le quali, nel loro insieme costituiscono una
scienza, la termodinamica, che permette di fare predizioni ed e' quindi a
buon diritto chiamata scienza".
Poi potremmo eseguire, usando parole il piu' possibile simili alle tue, una
"estensione operativa del concetto di temperatura che faccia uso di altri
strumenti che non siano i termometri" (sarebbe proprio tale estensione a mio
avviso a rendere "soft" il punto di vista operativo, secondo il punto di
vista "hard" si dovrebbe dire "finche' non sappiamo cosa e' un termometro,
o, almeno, finche' non troviamo una gamma di oggetti "a meta' strada" per i
quali la temperatura si puo' misurare sia con i termometri macroscopici, sia
con i "nuovi strumenti" che usiamo nel mondo microscopico, e non
verifichiamo che essi, termometri e nuovi strumenti, concordano nelle
misure, non possiamo essere certi del fatto che termometri e nuovi strumenti
misurino lo stesso ente") e grazie a tale estensione potremmo parlare di
temperatura anche su scale microscopiche laddove non ci sono termometri.
Potremmo magari cosi' costruire una nuova scienza del microscopico,
costruiremmo dei modelli, delle equazioni, e nelle equazioni comparirebbe
ogni tanto quell'ente che noi chiameremmo temperatura. Poi, la nuova
disciplina del microscopico, avrebbe il carattere di scienza, avrebbe cioe'
potere predittivo, cioe' sarebbe in grado di prevedere il risultato di
misure, cioe' sarebbe in grado di prevedere, ad esempio, cosa misurera', in
certe condizioni, un termometro macroscopico.
Grazie a cio' noi daremmo "credito" alla nuova scienza e saremmo cosi'
portati a pensare che il concetto di temperatura, esteso al mondo
microscopico, abbia diritto di cittadinanza in quanto quell'ente, la
temperatura riferita ad un ente microscopico, compariva nelle equazioni
della teoria che hanno predetto correttamente il risultato degli
esperimenti.
A me pare pero' che non dovremmo mai dimenticare che *direttamente* abbiamo
eseguito misure solo con oggetti macroscopici, ad esempio abbiamo usato
nelle nostre misure i termometri macroscopici, mentre invece le temperature
degli enti microscopici non sono mai state misurate direttamente.
Come per gli epicicli tolemaici siamo portati a dare loro diritto di
cittadinanza finche' essi permettono previsioni corrette, non dobbiamo pero'
dimenticare che direttamente misuriamo solamente la posizione dei pianeti
sulla volta celeste. Certo, finche' le previsioni sono corrette gli epicicli
vanno benissimo.
Se pero' un giorno dovessimo finalmente "capire" cosa "e' " un termometro,
cioe' se riuscissimo a capire la fisica che regola il funzionamento del
termometro allora questo avrebbe un effetto dirompente sulla disciplina del
microscopico che avevamo costruito facendo uso della "estensione operativa
del concetto di temperatura"; saremmo in grado di dire se la estensione
suddetta e' logicamente fondata o meno, saremmo in grado di dire se ha senso
parlare di temperatura di un ente microscopico o no, cioe' se essa deve fare
la fine degli epicicli tolemaici o meno (in quanto gli epicicli li butto via
si' perche' trovo una nuova teoria che e' piu' potente dal punto di vista
predittivo, ma li butterei via ugualmente avendo una nuova teoria che, anche
a parita' di potere predittivo, facesse uso del minor numero possibile di
enti, come gli epicicli, ai quali non riesco a far corrispondere alcunche'
di direttamente misurabile, di conseguenza tratterei questi enti come pure
invenzioni della mia mente non corrispondenti ad alcunche' nella realta' (e
toglierei loro il diritto di cittadinza nelle teorie fisiche)).
E' per questo che a me pare di importanza fondamentale rispondere alla
domanda "Cosa e' un corpo rigido?". Una volta risposto mi pare che si
potrebbe capire se concetti come la distanza interatomica devono fare la
fine degli epicicli o no.
> tutto questo e' ben noto e c'e' un bel libro di Toraldo Di Francia e
> dalla Chiara che si intitola "le teorie fisiche" (Boringhieri) dove si
> occupano del problema sollevato e di molto altro...
>
> Io mi riferivo invece ad altre cose un po' diverse ed un po' piu'
> specifiche.
Ti ringrazio del riferimento e mi scuso se sono andato fuori tema. Purtroppo
mi capita spesso quando si parla di questioni riguardanti la meccanica
quantistica (non per mia volonta', ma proprio perche' non capisco il tema).
> Ciao, Valter
Ciao
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Wed Nov 12 2003 - 00:40:06 CET