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From: Davide Pioggia <dpioggia_at_NOSPAMlibero.it>
Date: Mon, 10 Nov 2003 02:51:36 GMT

Nell'articolo <bom9mm$iju$1_at_news.newsland.it>
Gianni Dondi ha scritto:

> E' interessante notare che, nonostante i punti di vista tuoi e ben
> descritti piu' sotto da Fabri, c'e' un'ampia comunita' di persone
> convinta che la decoerenza sia la risposta definitiva al problema
> della misura. Uno di questi e' P.W.Anderson ma puoi trovare un
> commento al suo punto di vista nell'articolo di Adler
>
> http://arxiv.org/abs/quant-ph/0112095

Il punto cruciale di quell'articolo direi che � questo:

<<Returning to the general formula of Eq. (3), the quantum measurement
problem consists in the observation that Eq. (3) is *not* what is observed
as the outcome of a measurement! What is seen is not the superposition of
Eq. (3), but rather *either* the unit normalized state [...] *or* the unit
normalized state [...].>>

Ora, tutto questo periodo, nel contesto del paradigma che si sta delineando,
non � n� vero n� falso, � semplicemente e completamente privo di senso.

E' come se uno volesse dimostrare l'inconsistenza della relativit� ristretta
dicendo che dei due gemelli solo uno � in moto rispetto all'etere! Non
sapremmo cosa ripondere, perch� costui mostrerebbe di non aver aver compreso
che � proprio il concetto di "etere" che viene messo in discussione.

Se tu parti dal presupposto che la fisica classica debba "emergere da s�", e
non essere "imposta" parlando di "collasso dello stato" e altre simili
fantasie, allora non ha senso dire che le "ampiezze" sono lo "stato" del
sistema. Perch� se ragioni cos� poi quando osservi il sistema sei costretto
a dire che esso � "collassato".

Se io scrivo la funzione |x,t> affermo semplicemente che c'� il limite della
frequenza relativa con cui le particelle interagiscono con il rivelatore nel
punto x al tempo t, e questo limite � <x,t|x,t>. Stop. Non vado a dire la
funzione |x,t> � lo "stato" dell'elettrone al tempo t. [*]

N� tanto meno vado a dire che -come fa Adler- che |x,t> � "ci� che viene
osservato".

"Ci� che viene osservato" � un elettrone che interagisce con un rivelatore
posto nel punto x al tempo t. Poi dispongo di equazioni matematiche per
calcolare la frequenza relativa asintotica di quell'evento.

E per far "emergere" la meccanica classica devo dimostrare che in certi casi
le "interferenze" non sono pi� osservabili, nel senso che i risultati di
certe osservazioni possono essere calcolati senza tenere conto dei termini
di "interferenza" che compaiono nel conteggio delle "probabilit�" (= limite
delle frequenze relative, lo ricordo perch� altrimenti le "probabilit�"
sembrano qualcosa di metafisico, e si arriva a parlare di fisica
"intrinsecamente probabilistica").

Invece Adler si mette a dire che <<ci� che viene osservato non � una
sovrapposizione [di stati], ma *o* lo stato [...] *o* lo "stato" [...].>>

E cos� Adler continua a pensare che un sistema quantistico si trova in una
"sovrapposizione di stati", e che quando esso viene osservato solo *uno*
degli stati che stavano in quella sovrapposizione viene osservato. Per�
questo � come dire che quando avviene l'osservazione c'� un "collasso" su
uno solo degli stati bla bla bla.

Uno si d� da fare per dimostrare che non serve nessun "collasso", poi arriva
Adler che ipotizza (prima implicitamente e poi esplicitamente) che ci sia un
"collasso", e alla fine -sorpresa- si scopre che il "problema della misura"
non � ancora stato risolto.

Certo, � la cara vecchia fallacia della petitio principii, gi� nota al
vecchio Aristotele [Topicorum libri, VIII, 13, 162b] e mai abbastanza
vituperata.

Saluti,
Davide


[*] Abbiamo scoperto che questo elettrone quando non interagisce con un
dispositivo macroscopico non � localizzabile n� nello spazio n� nel tempo,
sappiamo che partecipa ad interazioni che in qualche modo sono non locali,
sappiamo che per farlo tornare "uguale a s� stesso" bisogna farlo ruotare
*due* volte, sappiamo insomma che lo "stato fisico" di un elettrone che non
fa parte di un oggetto macroscopico non � assolutamente descrivibile per
mezzo dei consueti concetti spazio-temporali. Ergo non sappiamo nulla delle
propriet� fisiche di questo elettrone, e se non sappiamo nulla delle su�
propriet� fisiche non sappiamo nulla nemmeno del suo stato. Sappiamo solo
calcolare la probabilit� che interagisca con un oggetto macroscopico posto
in x al tempo t (per gli oggetti macroscopici � definita una posizione,
quindi x � una propriet� dell'oggetto con cui interagisce l'elettrone, non
una propriet� dell'elettrone), ma da qui a dire che |x,t> � lo "stato"
dell'elettrone che "collassa" quando esso interagisce con il rivelatore ce
ne passa. Cos� come non dico che un dado non osservato � in una
"sovrapposizione" degli stati "1", "2" eccetera, e che quando viene
osservato "collassa" in uno di questi stati.
Received on Mon Nov 10 2003 - 03:51:36 CET

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