Nell'articolo <bom660$1md8$4_at_newsreader1.mclink.it>
Elio Fabri ha scritto:
>> Ebbene, in quel caso non ci verrebbe mai in mente una cosa cos�
>> "strana" come il fatto che la nostra "campana" sia "in realt�" una
>> "figura di diffrazione".
> Non e' vero.
> Sperimentando con diverse condizioni, si scoprirebbe facilmente che la
> forma (larghezza) della "campana" dipende dalla larghezza della
> fenditura e dalla velocita' degli elettroni.
> E si troverebbe che la relazione e' proprio la stessa che si ha con
> la luce (diffrazione) pur di attribuire agli elettroni una lunghezza
> d'onda data dalla relazione di de Broglie.
Va bene, accolgo volentieri questa tua "correzione".
Ho tuttavia l'impressione che il "succo" del mio discorso (per quanto troppo
lungo, troppo metaforico, troppo fantasioso eccetera) non venga inficiato da
questo dettaglio.
In sostanza ci� che cercavo di dire � questo: se noi non avessimo mai
osservato dei fenomeni di "interferenza" fra un insieme di eventi che
classicamente si concepiscono come mutuamente esclusivi, allora non avremmo
mai avuto bisogno di uscire dal modello concettuale "classico".
Il tutto per mettere in evidenza il fatto che sono proprio le "interferenze"
a determinare il "comportamento quantistico", e che se la matrice densit�
non ha elementi non diagonali allora le probabilit� associate agli elementi
diagonali -bench� concepite come "probabilit� intrinseche"- non sono
distinguibili dalle "probabilit� classiche" (= quelle legate alla "ignoranza
dei dettagli microscopici").
Poich� dicendolo in questo modo "astratto" mi sembrava di rendermi assai
poco chiaro, cercavo di presentare al mio interlocutore una situazione in
cui le "interferenze" non siano osservabili, ed ho pensato a dei ricercatori
che fanno un esperimento dei due fori *ma* con "la luce accesa".
Tu giustamente mi fai osservare che la mia scelta dell'esempio non � stata
ottimale, perch� anche con "la luce accesa" la "campana" ha certe
caratteristiche che la rendono "riconoscibile" come "figura di diffrazione".
Si � vero, ma come dicevo mi interessava solo ipotizzare una situazione in
cui non fossero "visibili" (ed "evidenti") i fenomeni di "interferenza".
Potremmo semplicemente immaginare che i nostri ipotetici ricercatori non se
ne accorgano, o che proprio non facciano -per caso- degli esperimenti che
gli consentano di determinare la geometria della "campana" in funzione della
larghezza della fenditura e della velocit� degli elettroni (in fondo se ho
immaginato una situazione in cui c'era sempre "la luce accesa" posso anche
aggiungere l'ipotesi che essi non "sperimentino con diverse condizioni",
come invece ipotizzi tu). Oppure posso mettere da parte l'esperimento delle
due fenditure (in fondo non � un esperimento assai frequente: siamo qui da
giorni a discutere se sia mai stato fatto davvero e chi l'abbia fatto o
quando) e discutere un ipotetico caso (assai pi� complesso, ed � questo che
volevo evitare) in cui la matrice densit� ridotta si "diagonalizza", ovvero
un caso in cui gli elementi "non diagonali" (= le "interferenze", o le
"sovrapposizioni degli stati", per dirla in un modo che non condivido) sono
presenti solo in linea di principio, perch� di fatto non sono concretamente
ossevabili.
Grazie comunque per la precisazione.
Saluti,
Davide
Received on Mon Nov 10 2003 - 01:56:00 CET
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