Re: Mie curiosità

From: Piercarlo <piercarloboletti_at_tiscali.it>
Date: Mon, 10 Nov 2003 01:28:07 +0100

Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it> wrote:

(...)
>
> Quello che F. intende e' che non c'e' bisogno di un principio
> *indipendente*: il fatto e' vero, ma e' naturale conseguenza delle
> regole delle freccette (ossia della m.q.).
> Soprattutto, che non c'e' bisogno di tirare in ballo, come ancor ogi
> si trova su tanti libri, l'interazione con gli strumenti di misura, o
> peggio con l'osservatore.

Questo mi sembra finalmente un concetto sensato. Molto meno "mistico" e
pi� razionale.
>
> > Continuando a leggiucchiare, mi sono reso conto che la risultante
> > "vincente" delle "frecciette" non sarebbe altro che la risultante dei
> > percorsi che obbediscono al principio di minima azione nel punto in
> > cui viene osservata questa stessa risultante.
> Diciamo meglio: che nel calcolo complessivo hanno parte dominante
> quei percorsi che soddisfano il pr. di minima azione.

...mentre gli altri vanno a costituire questa famosa "indeterminazione"
nel senso che la risultante sul percorso di minima azione dovrebbe
essere una "media" ma, come in tutte le medie, esistono anche componenti
che ci girano intorno. Giusto?

> > E qui mi sorge una domanda: visto che la famosa costante di Planck �
> > appunto una "quantit� di azione" MINIMA da "agire" perch� un fenomeno
> > qualsiasi possa "legittimamente" esistere,
> > ...
> No no no! Ti fermno subito!
> Non ti far influenzare dalle parole!

Eh bhe, quelle sono... Avr� esagerato in fantasia (effettivamente ne ho
un po' troppa...) ma a me quelle parole mi hanno portato a ragionare di
conseguenza. Se il quanto d'azione non � un limite che separa ci� che
"succede" da ci� che "non succede" allora cos'�? E' solo una costante
fisica come un'altra? E se � cos� che bisogno c'era di fare tutto 'sto
casino con la M.Q.? Sembra quasi che la M.Q. alla fine della fiera abbia
come carattere veramente distintivo l'incertezza... il suo vedere la
natura come intrinsecamente "fuzzy", che non � poco visto che butta alle
ortiche il determinismo (in linea di principio almeno) che era proprio
della fisica classica per� � meno di quello che mi aspettavo! :-)
>
> Il fatto che una certa grandezza si chiami "azione" non ti autorizza a
> cavarne significati come quelli che stai tirando fuori.
> Puo' anche essere che chi ha coniato quella parola pensasse a qualcosa
> del genere, ma questo e' del tutto fuori dalla fisica di oggi (e anche
> di un secolo fa).

Curiosit� pi� di ordine storico: com'� arrivato Planck a determinare la
costante che porta il suo nome? "Inventandosi" un fattore di correzione
che poi si � rivelato non un "fattore" ma una costante fondamentale?
Chiedo questo perch� ho l'impressione che all'epoca, nel processo di
affinamento delle teorie, fosse abbastanza usuale inserire fattori di
correzione per adattare i modelli ai dati sperimentali.
Del resto mi pare che anche Einstein, con l'introduzione nella RG della
"costante cosmologica" - di cui si � poi pentito ma che a quanto pare
vanno a ripescare ancora oggi (sempre che sia la stessa cosa; lo chiedo
perch� non sono affatto sicuro di aver inteso bene: forse sono due cose
diversissime ma con la sfiga di avere lo stesso nome, con gran scorno
dei "pier[carl]ini" come me che non sono addetti ai lavori!), si fosse
semplicemente attenuto ad un costume gi� in uso... e tuttora in uso mi
pare, visto che il Modello Standard richiede per funzionare
l'inserimento di parametri misurati sperimentalmente anzich� "generarli"
al suo interno come sarebbe sicuramente pi� "figo" :-).

Ciao!
Piercarlo
Received on Mon Nov 10 2003 - 01:28:07 CET

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