Quanto alla domanda, temo di non poter soddisfare la richiesta, per
> due distinte ragioni.
> La prima è che da tempo non seguo se non molto sporadicamente quello
> che si scrive sul nostro tema. Quindi potrei solo indicare fonti
> lontane del tempo.
Sarebbe un inizio. Magari potrebbe essere un punto di partenza per un lavoro bibliografico "al contrario": se ci sono opere successive che si rifanno alle stesse fonti allora più verosimilmente si avvicinano alla stessa idea
> La seconda è che il mio punto di vista non è molto diffuso, potrei
> anche dire piuttosto isolato.
> Non sono così modesto dal concluderne che il mio punto di vista è
> sbagliato :-) Ma sta di fatto che non ho fonti d'appoggio da fornire.
E io non vorrei necessariamente dire che il tuo unto di vista sia la verità, però se, come detto, non solo i libri di testo delle scuole superiori, ma anche molti testi universitari liquidano via la cosa, c'è quanto meno un problema e la tua posizione rispetto ad altre ha il vantaggio che si pone il problema e ne fa qualcosa.
> La conclusione ovvia è che avrei dovuto pensarci io a scriverne più
> ampiamente di quanto non possa fare in un NG. Ma se non l'ho fatto in
> passato, ora è tardi per rimediare...
"Tardi" dipende dal sistema di riferimento. Chiaramente trattandosi di strutturare una condivisione del tuo pensiero, è ovvio che il tuo è il sistema di riferimento privilegiato e se tu dici tardi, non voglio certo forzare la mano, però mi sembra davvero un peccato non poter portare avanti un discorso per il quale non è che ci siano molte risposte.
> > 2) Capisco che a suo parere non sia un corretto tentativo didattico
> > ... laddove queste immagini non siano supportate dalla rigorosa
> > descrizione fisica.
> Qui farei anzitutto una premessa: attenzione all'uso di parole come
> "rigoroso", che può essere inteso come sinonimo di difficile,
> astruso...
> Secondo me non è così.
> Si può essere rigorosi anche scrivendo in modo semplice.
> Basta non cadere in false analogie, in approssimazioni arbitrarie,
Concordo e dissento contemporaneamente.
Concordo sul "si può essere rigorosi anche scrivendo in modo semplice. Basta non cadere in false analogie, in approssimazioni arbitrarie".
> Purtroppo queste cadute sono frequentissime, e dipendono proprio da un
> difetto di rigore mentale da parte dello scrivente. Peggio: dalla
> convinzione che simili "cadute" siano un inevitabile prezzo da pagare.
Qua dissento, nel senso che, seguendo la posizione da te criticata, penso che con il poco formalismo che gli studenti delle superiori possiedono, un'analogia e un'approssimazione arbitrarie (non lo sono sempre?) siano indispensabili. Attenzione, la mia non è una critica all' approccio formale che spesso è tutto quello di cui ha senso parlare in fisica. Dico solo che per poterlo adottare in modo costruttivo si deve essere a proprio agio con esso, cosa che secondo me non si riscontra negli studenti, particolarmente quelli delle scuole superiori.
> > Se si dovesse rinunciare totalmente a questo approccio "per
> > immagini" credo che gli studenti delle scuole superiori che già così
> > confondono le idee di carica, forza, campo, flusso del campo,
> > energia potenziale, potenziale e capacità -glielo dico per
> > esperienza- non riuscirebbero proprio più ad orientarsi nemmeno un
> > po' nello studio dell'elettrostatica,
> Domanda: credi davvero che invece quelle immagini aiutino a
> orientarsi?
> Non daranno piuttosto una falsa immagine dei concetti e dell'intero
> argomemto?
Questo è proprio il punto nodale per me. Vorrei sapere quanto l'immagine che trasmetto dalla cattedra è falsa per valutare il compromesso tra "aiuto ad orientarsi" e "immagine falsata". Per questo, per esempio, avrei voglia di approfondire il discorso sui campi. Ho colleghi che mi dicono che non posso stare a continuare a riguardare cose che ho fatto all'università 15anni fa, tuttavia mi rendo sempre conto che in questo processo di "traduzione" ci sia sempre un certo "tradimento" (chiedo scusa per il gioco di parole) delle idee e quindi ho sempre bisogno di ritornare alla fonte per avere la percezione di quanto traduco e quanto tradisco. Solo che su questo argomento la fonte mi soddisfa poco, ma non so se non mi soddisfa perché non ho mai capito abbastanza il discorso o perché il discorso viene un po' bypassato (ed è per questo che mi avrebbe fatto piacere una bibliografia o qualche tuo lavoro).
> Che cosa mi dici dei risultati?
> E soprattutto di quello che resta a distanza di tempo?
> (La famosa definizione di Croce: "culturaa è ciò che resta quando si è
> dimenticato tutto".)
>
> In realtà stai toccando un problema che chiamare gigantesco è poco.
> Se preferisci lo chiamerei il paradosso della didattica nel mondo
> avanzato (e spero che sia chiaro che cosa intendo per "avanzato").
> Il paradosso consiste in questo: lo stato cui è arrivata la
> complessità di assolutamente *tutti* gli aspetti della nostra civiltà
> richiede che un cittadino, per poter esercitare responsabilmente il
> proprio giudizio (come si richiederebbe in un paese democratico) e
> anche per poter svolgere gran parte dei lavori, anche di non alta
> qualificazione, possegga una formazione anch'essa "avanzata".
> In ambito politico quest'esigenza porta per es. al continuo
> allungamento dell'obbligo scolastico (teorico). Com'è noto, ora esso è
> a 16 anni (e si è cominciato a parlare di portarlo a 18); quando io
> terminai le elementari, oltre 80 anni fa, un bambino di 11 anni aveva
> già assolto il suo obbligo scolastico.
>
> Al tempo stesso, le fasi dello sviluppo fisico e mentale non sono gran
> che cambiate in questo periodo.
> Non so se siano state ripetute di recente ricerche come quelle di
> Piaget, risalenti alla prima metà del secolo scorso.
> Quel poco che ne so mi porta a ritenere che l'età del pensiero
> teorico-scientifico non venga raggiunta prima dei 16 anni e spesso
> anche oltre.
> Se così è, gran parte dell'attuale insegnamento della matematica e
> della fisica è incompatibile con la fase di sviluppo degli allievi.
Non sapevo di questi studi, è un discorso che merita approfondimento
> Quindi la compressione dei contenuti educativi in tempi sempre più
> ristretti rispetto alla materia coinvolta fa sì che sia sempre più
> difficile per gran parte dei bambini/ragazzi di tener dietro a ciò che
> ci si aspetta da loro.
> Oppure, se preferisci, che sia sempre più difficile per la scuola e
> agli insegnanti soddisfare alla richiesta che la società pone loro.
> (Per restare nel concreto, le ultime IN per il LS ha anticipato
> elementi di dinamica alla seconda, quando gran parte degli insegnanti
> già trovavano difficile trattarla in terza.)
>
> Capisci bene che non poso sviluppare questo tema: ho già scritto
> troppo :-)
> Ma la mia sensazione, suffragata da alcune prove ed esperienze
> personali, è che - almeno in Italia - la poblematica didattica sia
> trattata in modo molto insoddisfacente, a tutti i livelli: da quello
> degli operatori sul campo (leggi insegnanti) ai cosiddetti
> pedagogisti, per non parlare del livello politico.
>
> Se dipendesse solo da me, e se avessi vent'anni di meno o vogliamo
> fare 30? :-), cercherei di avviare una riflessione *globale* su
> contenuti (e prima ancora scopi) dell'insegnamento della fisica nella
> s.s.s. (Per non parlare della matematica...)
> Ma ho sempre trovato l'ambiente assai poco reattivo da questo punto di
> vista.
> Qualche tentativo recente, a parte il lavoro su argomenti specifici
> come la cosiddetta "fisica moderna", l'ho fatto, ma è forse inutile
> insistere, visto che non ho ricevuto nessun feedback dai destinatari
> (gli insegnanti: Pisa, Torino, Pavia in ordine di tempo).
Anche qua ti chiederei dove posso rintracciare questi lavori.
> Non so quanto sai del mio impegno su tutto quanto stiamo dicendo, che
> risale in termini cronologici a quasi 60 anni fa.
Qualcosina l'ho letta, ma credo non renda l'idea.
> Non posso qui parlare dei numerosi tentativi che ho fatto, in varie
> direzioni, per indirizzare l'insegnamento della fisica secondo
> direzioni diverse da quelle correnti.
> Con scarsissimi risultati, purtroppo.
Io ho addirittura un'idea più radicale, ma questa è la base di futuri progetti che non sono di interesse collettivo, ma è giusto per dire che qualcuno che prova a riflettere sul senso delle cose, dai discorso specifici a quelli generali, c'è ancora e sarebbe interessante poter non partire da zero e poter fare almeno un po' i nani sulle spalle dei giganti.
> > Quindi chiedo se non ha un insieme di lezioni per la formazione degli
> > insegnanti dal titolo "l'insegnamento dell'elettromagnetismo nel XXI
> > secolo" analogo a quello sulla relatività da cui trarre suggerimenti
> > :-)
> In questi termini, la risposta è no.
> Ti posso dare un'indicazione che risponde molto parzialmente alla
> richiesta, ed è una lezione che tenni a Carpi (MO) nel 2007, dal
> titolo "L'elettrostatica è difficile"
> http://www.sagredo.eu/varie/Carpi-2007.pdf
> Non ci troverai indicazioni didattiche precise, ma piuttosto il
> tentativo di far riflettere gli insegnanti su alcuni nodi cruciali
> dell'elettrostatica, a mio parere troppo trascurati o trattati
> sbrigativamente.
Leggo immediatamente. Grazie infinite. MI rendo conto che anche solo rispondere ai thread possa essere un impegno non da poco. Sentiti libero di aggiungere qualunque osservazione o indicazione vorrai aggiungere su questo argomento specifico e su tue posizioni sull'insegnamento della fisica.
>
> --
> Elio Fabri
Received on Mon Nov 30 2020 - 16:30:21 CET