Re: Ma come si giustifica l'ESISTENZA?
dumbo ha scritto:
> e' proprio questo il problema centrale della filosofia dell'essere,
> esiste un ente necessario? Se esiste, com'e' ?
> E la risposta filosofica che viene data e' "Si', esiste"
> Un modo per vederlo e' considerare l'insieme C di tutte le cose
> contingenti; C e' a sua volta contingente, quindi la sua esistenza
> esige una spiegazione, o se preferisci una causa: questa causa
> non puo' essere contingente (altrimenti sarebbe parte di C e
> causerebbe se' stessa, cosa che una cosa contingente non puo' fare).
> C'e' dunque un ente necessario N che causa C.
>
> E' ragionevole pensare che N non abbia limiti di alcun genere,
> dato che non c'e' niente che possa limitarlo: N esiste semplicemente
> perche' non puo' non esistere, e non perche' sia causato da qualcosa
> che potrebbe fissargli dei limiti (questo non e' il solo modo per vederne
> l'infinita').
>
> L'universo e' necessario? E' difficile sostenerlo, dato che
> non e' una persona e la mancanza di personalita' e' un
> limite. Inoltre cambia col tempo ed e' difficile capire come un
> ente che e' necessariamente quello che e' possa cambiare
> continuamente il suo modo di essere.
> Infine e' fatto di cose contingenti e non si capisce come
> un insieme di cose contingenti possa avere carattere di necessita':
> se possono non esistere i sottoinsiemi, anche l'insieme
> puo' non esistere.
>
> Tutto ti (e mi) sembra contingente perche' non vediamo
> l'ente necessario.
>
> Tutto questo mi appare ragionevole. Tu che ne pensi?
La domanda non era rivolta a me, ma vorrei lo stesso provare a dare una
risposta...
Anche se non e' mica facile: non so da che parte acchiappare le
innumerevoli questioni che si presentano...
"Filosofia dell'essere". Che sara' mai? Potrei dire che ci s'inventa un
(falso) problema, e ci si costruisce sopra una filosofia?
> l'insieme C di tutte le cose contingenti; C e' a sua volta contingente
1.
Un passo indietro: "contingente" vuol dire "non necessario".
Se capisco qualcosa, "necessario" dovrebbe significare "che non puo' non
essere".
Non puo'? in che senso, da che punto di vista?
Ecco un primo esempio di uso estrapolato (illecitamente) di un verbo che
si usa correttamente in senso logico, etico, e forse altri.
Le soluzioni dell'equazione x^2+1=0 non possono essere reali, perche' il
quadrato di un reale e' positivo, quindi l'ipotesi che x sia reale
implica una contraddizione.
Qui "Y non puo' essere Z" vuol dire che attribuire a Y il predicato Z
produce una contraddizione.
Cosi' una cosa necessaria e' una cosa la cui non esistenza implica una
contraddizione.
Ma che _cosa_ sarebbe una tale _cosa_? E' chiaro che si sta trasponendo
in un ambito diverso un concetto corretto in logica: qui abbiamo una
"cosa" (com'e' definita una "cosa"? si puo' parlare di una "cosa" che
non esiste? Certamente se ne puo' parlare, infatti lo sto facendo: ma
non tutto cio' di cui si parla e' dotato di senso...) dicevo abbiamo una
"cosa" che assumiamo possa avere o non avere l'attributo dell'esistenza,
e poi cerchiamo di isolare quella o quelle particolare/i cosa/e la cui
non esistenza implicherebbe una contraddizione.
Contraddizione in quale sistema logico? rispetto a quali assiomi?
Per me tutta l'operazione e' puramente verbale e senza senso.
2.
"L'insieme di tutte le cose contigenti...". Si da' per scontato che
abbia senso costruire tale insieme, cosa assai dubbia per quanto ho
detto sopra.
"... e' a sua volta contingente".
Se capisco bene, questo va tradotto: "l'insieme di tutte le cose che
potrebbero anche non esistere puo' a sua volta anche non esistere".
Ossia: potrebbe anche darsi che non ci sia nessuna cosa che potrebbe
anche non esistere. Ossia: non e' escluso che tutte le cose siano
necessarie.
I casi sono due:
- o questa asserzione e' falsa (esiste per forza qualche cosa
contingente) e allora C e' necessario
- o e' vera (tutte le cose sono necessarie) e allora tutto il resto
dell'argomento va in fumo.
3.
> quindi la sua esistenza
> esige una spiegazione, o se preferisci una causa
Si afferma che se qualcosa e' contingente deve avere una causa. Perche'?
Non potrebbe esistere "per caso"? Avrebbe potuto non esistere, senza
contraddizione, ma si trova che invece esiste...
4.
> questa causa
> non puo' essere contingente (altrimenti sarebbe parte di C e
> causerebbe se' stessa,
Veramente questa causa causerebbe C, non se stessa. Sarebbe causa
dell'esistenza dell'insieme delle cose contingenti. E questo e'
banalmente vero: infatti se una cosa X contingente esiste, causa
l'esistenza di C (che non e' vuoto, grazie appunto all'esistenza di X).
5.
> cosa che una cosa contingente non puo' fare.
Dove sta scritto? In realta' non so neppure che cosa significhi che
qualcosa causa se stessa. Mi sembra una petizione di principio.
Dato che per le cose contingenti (le sole di cui abbiamo esperienza) non
si da' mai che siano cause di se stesse, questo essere causa di se
stessa puo' appartenere solo a una cosa necessaria. Dunque stiamo gia'
dando per dimostrata l'esistenza di cio' che vogliamo dimostrare...
6.
> E' ragionevole pensare che N non abbia limiti di alcun genere,
> dato che non c'e' niente che possa limitarlo: N esiste semplicemente
> perche' non puo' non esistere, e non perche' sia causato da qualcosa
> che potrebbe fissargli dei limiti
Ecco un salto logico: si da' per scontato che essere causati significhi
avere dei limiti. Non so perche'.
Ma poi c'e' un vero e proprio errore di logica: anche ammesso che se N
fosse causato avrebbe dei limiti, da cio' non segue che essendo N
incausato, non possa avere limiti.
7.
> L'universo e' necessario? E' difficile sostenerlo, dato che
> non e' una persona e la mancanza di personalita' e' un
> limite.
Qui si ragiona cosi': cio che e' necessario non puo' avere limiti (v.
punto 6). Dato che l'universo ha un limite, non e' necessario.
La logica regge, ma vale la premessa? L'universo avrebbe un limite, in
quanto non e' una persona.
L'universo non e' neppure una bicicletta, e anche la mancanza di
biciclettita' e' un limite...
Si sta assumendo che se di x possiamo dire "x non e' y" questo e'
comunque un limite.
Ma per esempio N non e' contingente: questo non e' un limite?
N non e' un cavallo bianco: non e' un limite?
Oppure dobbiamo assumere (dimostrare?) che per ogni y vale "N e' y"?
N e' me? N e' dumbo? N e' il tasto "F" della mia tastiera?
8.
> Inoltre cambia col tempo
Al tempo... :-)
Di che tempo mi stai parlando? Esiste _il tempo_? Che dice la RG? (Per
inciso: se esiste, e' necessario? potrebbe non esistere? e' causato?
9.
> e' difficile capire come un
> ente che e' necessariamente quello che e'
Momento! Fin qui avresti dimostrato (avresti?) che N e' necessario (non
puo' non esistere), non che "e' necessariamente quello che e'". Non e'
mica la stessa cosa!
10.
> possa cambiare
> continuamente il suo modo di essere.
E perche'? Il suo modo di essere potrebbe essere appunto quello di
cambiare continuamente. Che cosa lo impedisce?
11.
> Infine e' fatto di cose contingenti e non si capisce come
> un insieme di cose contingenti possa avere carattere di necessita':
> se possono non esistere i sottoinsiemi, anche l'insieme
> puo' non esistere.
Mi sembra di capire che qui identifichi l'universo col C definito sopra.
Se e' cosi', rimando a quanto ho gia' detto.
Se invece U (universo) e' solo *un* insieme di cose contingenti, ma non
di *tutte*, siamo da capo: se qualcosa di contingente esiste, esiste
anche U, necessariamente.
Se nessuna cosa contingente esiste, allora U e' vuoto. E' la stessa cosa
che dire che non esiste?
Come avete visto, ho voluto divertirmi in un'esercitazione assolutamente
futile: mostrare quali e quanti equivoci errori e confusioni sono
inevitabili quando ci s'incaponisce a ragionare in codesti termini.
Ma il vero problema e': esiste davvero oggi (2003) qualcuno che si pone
tali problemi, e ragiona come 800 anni fa?
Scusate l'evidente OT, ma non ho cominciato io...
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Elio Fabri
Dip. di Fisica "E. Fermi"
Universita' di Pisa
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Received on Mon Jul 07 2003 - 20:30:50 CEST
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