Elio Fabri wrote:
Valter Moretti ha scritto:
1>>Il caso della legge di Coulomb e' simile a quello della densita' critica
2>>dell'universo perche' e' una legge ricavata sperimentalmente.
3>>L'esponente della distanza a denominatore e' 2, e con quella forma di
4>>legge non puo' che essere tale per motivi dimensionali,
5> Non direi. Chi ti vieta di avere davanti una costante che aggiusta le
6> dimensioni?
Ciao, e' questioni di definizioni: io dicevo che per cambiare
l'esponente bisogna cambiare la forma della legge e l'introduzione
della costante dimensionale che dici tu per me e'
"cambiare la forma della legge".
...mi sono espresso male ma volevo solo sottolineare il fatto che
gli esponenti delle formule, quando tutte le costanti sono state
assegnate, a volte sono in parte fissate da considerazioni dimensionali
altre volte no (e questo succede quando gli esponenti sono di rapporti
di quantita' con le stesse dimensioni, cioe' numeri puri).
1>>ma la formula
2>>potrebbe essere sbagliata facendo misure piu' precise (in effetti e'
3>>cosi' ma piu' che la formula e' tutta la teoria che lo e' quando vai a
4>>distanze piccolissime dove bisogna usare la teoria quantistica dei
5>>campi). Nel caso la formula fosse sbagliata qualla vera deve avere una
6>>forma qualitativamente diversa. Per esempio avere una forma alla Yukawa
7>>(cio' accadrebbe se i fotoni avessero massa anche piccolissima) in cui
8>>compare un ulteriore fattore esponenziale exp{-rc} dove r e' la solita
9>>distanza e c e' un numero dalle dimensioni di una distaza inversa
1>>che dipende dalla massa del fotone.
1> In effetti non so che cosa preveda QED, ma direi che la massa del fotone
2> resta nulla.
Mi pare che resti nulla perche' si richiede che sia tale
con due passaggi: mettendoci a mano una massa non rinoramlizzata nulla
e costruendo una teoria con due soli gradi di liberta' per le variabili
interne che non puo' far nascere una massa quando si rinormalizza
(cio' richiederebbe un terzo grado di liberta'). Infine ci sarebbe
il solito problema della rinormalizzabilita' della teoria in presenza di
massa...
1>>Il caso cosmologico e' invece molto piu' peculiare dal punto di vista
2>>qualitativo perche' il valore del parametro di cui si discute distingue
3>>tra universo finito ed universo infinito. Non e' che se il parametro e'
4>>vicino a 1 ma non e' proprio 1 allora l'universo e' "quasi infinito": o
5>>e' finito oppure e' infinito... ma "quasi infinito" non vuol dire niente.
1> In effetti questa e' una curiosa situazione, che non capisco bene.
2> Da un lato hai ragione: la differenza e' qualitativa, e "quasi infinito"
3> fa pensare a quella ragazza che confesso' alla madre di essere si'
4> incinta, ma poco poco...
5> Dall'altro, nel senso del confronto con le osservazioni "quasi infinito"
6> ha senso, come ho gia' scritto in un altro post, visto che le
7> osservazioni hanno un range finito ed errori finiti (non nulli).
Forse pero' dipende da cosa vuoi misurare: se misuri proprio la
"lunghezza" dell'universo, dato che i nostri strumenti di misura
sono finiti, non potrai mai avere la certezza
che l'universo sia infinito o "solo molto grande". Quindi bisognerebbe
ricorrere a misure indirette che pero' richiedono l'uso di qualche
modello teorico.
Accettando il modello cosmologico di cui si discuteva, se il parametro
Omega misurato fosse risultato maggiore di 1 (se 1 fosse stato trovato
fuori dell'intervallo dei valori compatibili con la misura
sperimentale) allora si sarebbe potuto concludere che l'universo e'
infinito. Comunque ammetto che la questione e' concettualmente complicata.
Ciao, Valter
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Valter Moretti
Faculty of Science
Department of Mathematics
University of Trento
Italy
http://www.science.unitn.it/~moretti/homeE.html
Received on Sat Jun 28 2003 - 10:56:30 CEST