"Giorgio Pastore" <pastgio_at_univ.trieste.it> wrote in message
news:3EECF90D.7080701_at_univ.trieste.it...
[...]
> Le misure di tempo che si confrontano sono quelle fatte in *diversi
> sistemi di riferimento* in ciascuno dei quali la misura di tempo
> *avviene in un punto*. Per questo non viene richiesto nulla di piu' di
> disporre di un fenomeno periodico (in un punto). Che questa periodicita'
> derivi da un pendolo che va avanti e inietro, da un disco che giri, da
> un cuore cha batta, dai massimi di un campo e.m. non fa nessuna
> differenza. Quello che ti serve per la RR e' di mettere in relazione le
> misure di tempo in riferimenti diversi, utilizzanti tutti lo stesso
> tipo di orologio. Dopo di che la misura di tempo e' sostanzialmente il
> conteggio dei "tic" (locali) del tuo orologio tra inizio e fine del
> fenomeno. Le misure di spazio non entrano minimamente.
D'accordo, pero' cosi' facendo non si deve postulare anche l'esistenza di
"fenomeno periodico" che sara' quello su cui ci baseremo per fare il nostro
conteggio dei "tic"?
Non sarebbe piu' corretto, se non altro allo scopo di ridurre le ipotesi al
minimo indispensabile, dire che esistono i segnali luminosi (aventi la
stessa velocita' in tutti i riferimenti inerziali) ed esistono i regoli
rigidi (i quali mi pare che vadano necessariamente supposti anche per altri
motivi), detto cio' il nostro "fenomeno periodico" sara' la riflessione del
segnale luminoso fra gli estremi del regolo?
Il che mi pare significhi che la misura di tempo non potra' mai essere fatta
"in un punto", potra' essere locale (il regolo potremo prenderlo piccolo a
piacere), ma non potra' prescindere dalla dimensione spaziale. Il che mi
pare che non sia altro che una ripetizione di quanto gia' detto da
Smargiassi ("se vuoi dire che l'apparato dimisura comunque sia non e'
puntiforme mi sembra ovvio") per questo direi che mi sfugga qualcosa della
discussione. O forse la risposta a mario l'avevi data nella prima parte del
tuo post (laddove notavi che le diverse misure di tempo di cui parlava si
riferivano a diversi riferimenti), poi hai aggiunto che la misura di tempo
"avviene in un punto" volendo con cio' intendere che la misura e' locale nel
senso sopra ricordato ?
Aggiungerei a quanto detto che a me pare che la ipotesi di *rigidita'* sia'
necessaria *anche* per le misure di tempo (anche per questo altre volte qua
ho detto che a me pare che il problema della definizione di corpo rigido in
relativita' sia di importanza fondamentale).
Uno strumento di misura, quale che sia, che abbia il ruolo di misuratore di
tempi, se non e' rigido, mi pare che non possa funzionare, e mi pare che
possa funzionare solo se si trova in riferimenti inerziali.
Se la luce si riflette fra gli estremi A e B del regolo, e, dopo che il
fascio e' partito da A, il regolo subisce una accelerazione, immaginiamo
istantanea, in A (cioe' nel riferimento del laboratorio l'estremo A inizia a
vedersi in moto di velocita' v verso B), allora la accelerazione non avra'
alcun effetto nella riflessione del fascio in B (il fascio era gia' partito
quando A ha subito la sua accelerazione, quindi lo stato di moto di B non
potra' essere perturbato prima che il fascio raggiunga B), pero', il fascio
riflesso raggiungera' A "prima" di quando sarebbe arrivato se A non avesse
subito alcuna accelerazione.
Cioe' l'orologio "sbaglia".
E sbaglia a causa del fatto che, "mentre" avveniva la misura, una parte del
regolo (cioe' una parte dell'apparato di misura) si trovava nel riferimento
del laboratorio, un'altra parte si trovava in un altro riferimento (gli
estremi A e B si trovavano in riferimenti diversi).
Mi chiedo: e' cosi' ?
Cioe' e' vero che un orologio *deve* essere rigido e che possiamo "fidarci"
delle sue misure solo quando esse vengono eseguite in un dato riferimento
(cioe' l'orologio non deve accelerare durante il processo di misura)?
E quando uno strumento di misura di tempi accelera, "prima" di tornare a
considerarlo un buon orologio, dobbiamo "attendere" che abbia "finito" di
accelerare (in quanto la accelerazione non puo' mai essere istantanea:
avendo lo strumento di misura delle dimensioni spaziali non nulle, se anche
un punto accelerasse istantaneamente, gli altri punti non potranno risentire
istantaneamente della stessa accelerazione. Inoltre, per saltare da un
riferimento ad un altro, lo strumento di misura, visto dal riferimento dove
si trovava all'inizio, dovra' "contrarsi" e tale contrazione non potra'
avvenire istantaneamente)?
> Giorgio
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Mon Jun 16 2003 - 11:05:32 CEST