Re: Gli osservatori in meccanica quantistica

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Sat, 07 Jun 2003 21:01:52 +0200

Eleonora Norese ha scritto:
> Risposta: ebbene si.
> Commento: non capisco quali elementi ti abbiano portato a formulare la
> domanda.
Come avevo scritto, era uno scherzo, ma evidentemente la mia intuizione
ci aveva preso :)
Devi considerare che di normalisti ne ho conosciuti tanti, inclusi buona
parte di quelli che ora incontri come professori...

> Non capisco bene che intendi per substrato fisico.
>
> Intendi la conoscenza del comportamento fisico prima della sua
> rappresentazione in una teoria?
> Intendi conoscere l'insieme dei dati sperimentali che debbano essere
> spiegati nelle teorie?
> ( forse questo non e' possibile, perche' ogni teoria "induce" gli esperimenti
> relativi ).
Beh non sempre...

> Intendi che bisogna ricordarsi, ad esempio, che la MQ e' collegata,
> concettualmente, con i diodi ad effetto tunnel?
> C'e' davvero bisogno, per pensare, di collegarsi alla tecnologia?
Non e' a questo che pensavo.

> Per altro, mi hai fatto riflettere sul fatto che per me un polarizzatore e'
> solo il disegno di un cerchio grigio o con una freccia in mezzo, un magnete
> di Stern ( non mi ricordo come si scrive ) e' solo un disegnino come
> questo: " > | ".
> ...
> Strana deficienza per chi vuole studiare fisica o parlare di fisica.
> Deficienza che avrebbe fatto forse inorridire un fisico di ottant'anni fa,
> ma pare che oggi sia generalmente ammessa.
Forse eccedi in entrambi i sensi: non tutti 80 anni fa sarebbero
inorriditi, e non tutti l'ammettono oggi in modo assoluto.

> Ho chiesto al mio professore se per caso avesse visto l'esperimento di
> Astract ( scusa, non ricordo mai l'ortografia dei nomi propri ), quello
> della non localita'.
Aspect.

> ...
> Mi viene di porti la domanda in altri termini: chi si sente particolarmente
> interessato, di fronte ad una teoria fisica " profonda ed avanzata", a
> studiarne gli aspetti formali di coerenza interna, completezza, consistenza
> etc, non e' piu' un fisico?
>
> Certo e' che viene una sorta di nostalgia a leggere della "manualita'" e della
> logica sperimentale ( ad esempio ) di un Faraday; ma questa e' preistoria,
> leggenda.
Tra l'altro, in compenso Faraday era a zero quanto a matematica e in
generale a comprensione delle teorie...

Bene. Ora debbo cercare di spiegarmi un po' meglio...
Che cosa intendevo con quel "sostrato"?

In parte quello che dici tu, ma in un senso un po' diverso: una certa
conoscenza dei _fatti_, dei _fenomeni_ (mediati e semplificati quanto
vuoi).
Non e' proprio vero che aver letto la descrizione di un esperimento
significhi poco o nulla, come mi sembra tu voglia intendere. A chi ha
una conoscenza degli strumenti e dei fenomeni, la descrizione puo' dire
molto.
Del resto, il discorso si potrebbe estendere: allora leggere un libro di
viaggi e' del tutto inutile? Certo non e' come esserci stati, ma se il
libro e' buono e il lettore e' attento, ne puo' ricavare un bel po'.

Ma c'e' un altro aspetto, che non hai considerato: la m.q. e' _costruita
sulla fisica classica_, e per capire la prima occorre sapere abbastanza
della seconda.
La questione e' stata discussa anche nel senso di una possibile
indipendenza logica: i concetti della m.q. sono definibili senza la
f.cl.?
Poi una faccia piu' pratica: per es. e' arduo capire la m.q. senza
conoscere abbastanza la meccanica analitica. Magari tu te la sei gia'
studiata, senza aspettare il corso del prossimo anno, e in una certa
misura quindi scavalchi l'obiezione.

Vorrei chiarire che io sono consapevole della necessita' di sfrondare le
conoscenze piu' antiche, altrimenti non si fa in tempo (e forse non c'e'
posto) per quelle nuove. Il problema e': fino a che punto?
Non credere che sia una questione di eta': io ho sempre sentito molto
forte l'esigenza di vedere la fisica nel modo piu' integrato possibile.
Non mi disturba affatto l'astrazione, anzi: credo che non pochi dei miei
colleghi giudichino eccessivo il mio amore per le presentazioni astratte
(e secondo me sbagliano, ossia non hanno capito come la vedo).
Ma al tempo stesso ritengo che un fisico non possa prescindere dalla
conoscenza degli aspetti sperimentali.
D'altra parte l'esperienza mi ha mostrato che ci sono teste diverse:
persone che hanno bisogno e passione per l'astrazione, e vedono gli
oggetti concreti come "disturbi".
Tu chiedevi in un altro post: uno cosi' allora non e' un fisico?
Non arriverei a dire questo, ma diro' che nel mio ruolo di docente
cercherei di fargli capire e apprezzare l'importanza del contatto con la
realta'.

Altra faccia del problema: oggi la fisica e' talmente vasta che nessuno
puo' padroneggiarla, non dico tutta, ma neppure con una certa ampiezza.
Io non ho mai amato le superspecializzazioni, anche se constato che dal
punto di vista "produttivo" la superspecializzazione puo' rendere.
Mi domando pero' se renda anche dal punto di vista della soluzione dei
problemi fondamentali. Se per es. non possa dipendere da questo una
certa sterilita' che a me sembra di vedere nella fisica - diciamo -
degli ultimi 50 anni.
Non c'e' dubbio che storicamente quasi nessuno dei grandi fisici teorici
della prima meta' del 20-mo secolo era cosi' radicalmente astratto.
-------------------
Elio Fabri
Dip. di Fisica "E. Fermi"
Universita' di Pisa
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Received on Sat Jun 07 2003 - 21:01:52 CEST

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