Re: Principio di equivalenza

From: luciano buggio <buggiol_at_libero.it>
Date: Wed, 14 May 2003 11:47:43 +0200

Dumbo ha scritto:

> "The Fuzzy" <fharlok_at_yahoo.it> ha scritto nel messaggio
> news:2b512bb54adb3da1c5992637442edebb_74085_at_mygate.mailgate.org...

> > Interessante. Ho aggiunto un altro pezzetto hai gi� pochi pezzi
> > di RG che ho in testa.
> > Mi sorgono spontanee due domande:
> > 1) Einstein era al corrente della cosa?

> cio� del carattere locale del PE ? Certamente s�.
> Nell'articolo fondamentale sulla RG (del 1916)
> scrive nel paragrafo 4:
> " per regioni infinitesime di spaziotempo e con
> opportuna scelta del sistema di coordinate, la
> relativit� ristretta � valida "
Non capisco cosa ci� abbia a che fare con il PE. Me lo puoi spiegare?
Forse si parla di PE nel contesto da cui la frase � stata tratta?
Scusa poi la domanda che pu� apparirti stupida e qualificarmi come
ignorante: l'enunciato del PE di che anno �?

> e nel Significato della Relativit� (1921) cap. 3

> " nelle immediate vicinanze di un osservatore
> in caduta libera in un campo gravitazionale
> non esiste campo gravitazonale. Perci� una
> regione infinitamente piccola dello spaziotempo
> pu� sempre essere considerata galileiana".
Anche questo mi cheido se abbia a che fare col PE.
Qui Einstein mi pare voglia semplicemente dire che la curvatura
spaziotemporale tende ad annullarsi al diminuire della grandezza delle
regioni di spazio (ma in un senso solo "pragmatico" e "percettivo", a dire
cio� che la fisica Galileiana entro certi limiti va pi� che bene): non
vedo il legame col PE.
O forse qui mi sbaglio.
Non posso fare a meno per� di osservare che Einstein (se la traduzione �
corretta) dice, con il pirmo periodo, una cosa non vera:
" nelle immediate vicinanze di un osservatore
> in caduta libera in un campo gravitazionale
> non esiste campo gravitazonale".
Qui pare egli si riferisca alla derivata seconda del potenziale
gravitazioanle (la forza mareale), avvertita dall'osservatore in caduta
libera come forza gravitazionale che fa allungare al molla, e dice che
questa forza nelle immediate vicinanze non esiste:
Ci� e scorretto: corretto � invece il dire che questa forza diviene sempre
pi� piccola quanto pi� immediate sono le vicinanza, o che �
"traascurabile", afferamazione comunque, quest'ultima, non ammessa
nell'esperiemento mentale (cui indubbiamente E. si riferisce).
Senonch� non si capisce allora quel "perci�" con cui E. lega la prima alla
seconda frase.
Il problema infatti non � la riduzione dello spazio tempo della RG
generale allo spazio senza gravit� di Galileo, ma semmai la riduzione
dello spazio gravitazionale reale (con gradiente variabile) ad uno spazio
gravitazionale immaginario con gradiente nullo, quello in cui il PE
avrebbe validit� per ogni intervallo quantosivoglia grande.
Mi pare che nell'enunciaot del PE non ciompaia nessun riferimetno allo
"spazio tempo": Einstein si limita a considerare quello ceh avviene nello
spazio gravitazionale Newtoniano, ed a confrotnarlo con ci� ceh avviene
nello spazio vuoto.
Non � cos�?
Non ti pare che nei brani citati egli aprli di altre cose?
In ogni modo, se tu vedi in questa tua seconda citazione, che � del 1921,
la precisazione della localit� del PE (assumendo che la prima non abbia a
che fare col PE), vale soprattutto qui la domanda che ti ho fatto sopra:
di che anno � l'enunciazione del PE?
Se � precedente (per esempio del '16) non trovi che questa preecisazine
sia un po' tardiva, e che quindi Einstein si sia accorto dopo
dell'incongruenza?
Ciao.
luciano Buggio
http://www.scuoladifisica.it
> Come vedi se ne era accorto molto presto.
Vedo adesso meglio questo.
.."molto presto" vorrebbe comunque dire che in un primo momento non se
n'era accorto.
O no?
Ciao di nuovo.


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Received on Wed May 14 2003 - 11:47:43 CEST

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