Re: Vecchie discussioni e un consiglio

From: Elio Fabri <elio.fabri_at_fastwebnet.it>
Date: Sun, 23 May 2021 11:05:48 +0200

tucboro_at_katamail.com ha scritto:
> Se mi potessi segnalare all'interno dei tuoi scritti quelli più
> legati alle questioni trattate nel tuo intervento (c'è qualche
> accenno, ma può darsi ci sia dell'altro) te ne sarei grato.
"All'interno" dei miei scritti non ti segnalerò niente.
Eventualmente potrò farlo "nei" miei scritti o "tra" i miei scritti.
Comunque non subito e non sarà facile.

> Scrive Moretti:
>> Secondo me il principio d'inerzia andrebbe enunciato dicendo che:
>>
>> "dati N corpi sufficientemente distanti tra di essi e da tutti gli
>> altri corpi, esiste un sistema di riferimento in cui gli N corpi si
>> muovono, contemporaneamente, di moto rettilineo uniforme. Un tale
>> sistema di riferimento si dice inerziale."
>
> Replica l'utente Marcofuics, citando Moretti:
>> Qui la contemporaneita' e' d'obbligo per poter dire che siamo in
>> meccanica classica e non relativistica.
> ...
Cerco di spiegare il mio punto di vista.
Per cominciare, nell'enunciato del primo principio non è necessario
specificare "uniforme": "rettilineo" basta.
Infatti se dei corpi hanno traiettorie rettilinee in un rif.
inerziale, è impossibile che le abbiano ancora tutti rettilinee in un
rif. accelerato.
Potrà accadere eccezionalmente, ma se, più accuratamente, invece che
"dati N corpi" scriviamo "comunque presi N corpi" la possibilità di
eccezioni scompare.
Il vantaggio del mio enunciato è che il tempo non entra: è puramente
geometrico.

Va da sé che non potremo fare a meno, nella definizione di
riferimento, di assumere che vi siano strumenti che misurano il tempo,
Altrimenti il secondo principio non lo possiano neppure enunciare.
Perciò tutta la problematica della sincronizzazione entra in ballo e
come.
Mi pare di vedere degli equivoci: il fatto che il tempo sia assoluto o
meno è un altro problema, che nasce quando si usano più rif.
(Tra parentesi: questo sarebbe il problema della *simultaneità*, che è
il termine tecnico universalmente usato. Non "contemporaneità".)

Comunque è giusta la tua osservazione: Valter usa "contemporaneamemte"
in senso non temporale. Vuole solo dire che ci sono più corpi e si
studia il moto di tutti. Tanto che l'avverbio si può tranquillamente
eliminare senza perdere niente.)

Ma se vogliamo capire se un moto è uniforme abbiamo bisogno di orologi
dislocati in vari punti e *sincronizzati* tra loro.
Bisognerà assicurare che esistano procedure di sincronizzazione
accettabili.
Mi si risponderà che nella mecc. newtoniana i problemi di velocità dei
segnali sono trascurabili, causa le piccole distanze in gioco. Tra
l'altro a quei tempi, e anche oltre, gi orologi venivano
materialmente trasportati *in carrozza* da un osservatorio all'altro
:-)

Ribatto: la fisica di oggi non è quella dei tempi di Newton.
Giorni fa su it.scienza.astronomia abbiamo ragionato sulle sonde
Voyager, che ancora mandano segnali sulla Terra, pur essendo mi pare a
qualcosa come 150 UA da noi.
Il che vuol dire che i segnali impiegano 21 ore ad arrivare!
Capisci che prima di poter dire "ora sul Voyager 1 si è acceso il
motore tale ..." bisogna saper bene che cosa si sta dicendo.
E peggio ancora se dovessimo mandare dei comandi per effettuare delle
manovre...

Ma del resto il problema esiste perfino per le sonde su Marte.
Anche alla minima distanza, un segnale impiega comunque qualche
minuto.
Se una manovra di "ammartaggio" dovesse richiedere interventi da
Terra, non sarebbe mai possibile, perché trascorrerebbe troppo tempo
tra quando la sonda ci avverte di un problema e quando riceve il
comando per la manovra correttiva.
Il che incidentalmente significa che bisogna almeno sapere che non
sappiamo mandare segnali più veloci della luce.
E significa anche che a mio giudizio non si sarebbe niente di male,
anzi farebbe molto bene, se nelle prime classi di scuola superiore si
parlasse di queste cose.
Molto più utile che parlare di dinamica a ragazzini che *non possono
capirla*.

Con l'occasione ti segnalo due letture.
Una è un mio articolo piuttosto recente:
http://www·sagredo.eu/articoli/sincronizziamo-m.pdf
Ci troverai considerazioni generali su tutto il tema della
sincronizzazione, *senza far entrare la relatività*.

La seconda è invece un libro:
"Il cacciatore di comete" di Paolo Ferri (Laterza).
E' il racconto di come è nata e come si è sviluppata e conclusa, credo
dopo circa 20 anni (!) la missione "Rosetta", che ha deposto per la
prima volta una sonda sul nucleo di una cometa.
L'autore ha diretto la missione finché non è andato in pensione, ma ha
comunque assistito alla conclusione.
Tra i tanti punti d'interesse ci sono appunto i problemi creati dal
grande ritardo tra la segnalazione di un problema e la possibilità
d'intervenire.
Significa che bisogna imparare a pensare in un modo diverso: non
possiamo più dire semplicemente "ora lì sta succedendo questo".

Giorgio Pastore ha scritto:
> ...
> La ragione è semplice: la poca chiarezza circa il ruolo giocato
> dalla definizione di forza. La forza non viene nominata, è vero. Ma
> basta chiedersi "perché si deve parlare di corpi sufficientemente
> lontani dagli altri?" per capire che la forza, c'è ma è stata
> nascosta sotto il tappeto di un'ipotesi non esplicitata secondo cui
> le forze diminuiscono all'aumentare della distanza tra corpi. Ma
> appena si parla di forze, si torna nel circolo vizioso tra
> definizione di sistema inerziale e definizione di forza.
Come forse potete immaginare, io la vadrei in modo un po' diverso.

Primo: non è necessario sottintentere la forza per motivare
l'enunciato del "suff. lontani".
Si tratta di un fatto empiricamente verificabile: se i corpi sono
vicini i loro moti s'influenzano, e si verfica che l'influenza (leggi
ad es. deviazione del rettilineo) diminuisce al crescere della
distanza.
Tra l'altro potremmo anche temere che la distanza non basti.
Se per es. mettessimo su un esperimento in cui il moto di un corpo è
influenzato dalla radiazione di fondo, non ci sarebbe che tenga.
Però la radiazione potremmo schermarla.
In qualche occasione ho scritto che si tratta delle normali
precauzioni che un fisico sperimentale deve prendere: non c'è niente
di strano né di miaterioso.

Aggiungerei un altro aspetto.
Non mi preoccupo neppure dei circoli viziosi.
Questo mi ha ricordato quando venne introdotto in Italia il PSSC
(quasi 60 anni fa).
C'erano forti critiche da parte di fisici di primo piano. Mi ricordo
Edoardo Amaldi che criticava gli esperimenti sul secondo principio
fatti con elastici e carrelli, osservando che non li si poteva
spiegare senza il terzo principio.
Queste critiche furono la motivazione per il mio articolo sul "rigore
logico" che ho già segnalato l'altro ieri; quindi non mi ripeto.
-- 
Elio Fabri
Received on Sun May 23 2021 - 11:05:48 CEST

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